Sì lo so che qui, su Soundcheck, ci occupiamo quasi sempre di rock, quello potente, quello che spesso ha origini lontane, tanto lontane. Ma la ragione sociale della musica impone di togliere i confini stilistici e, anche, quelli di più stretto gradimento. Perciò stavolta qui metto il link del video di tre delle canzoni che Marco Mengoni ha cantato l’altra sera agli Arcimboldi di Milano. Non ho potuto andarci e quindi non ne avrei scritto. Ma ho visto questi filmati e mi sono reso conto (un’altra volta) che questo pazzariello della nostra canzone merita l’attenzione di tutti e il rispetto anche di chi (legittimamente) non comprerà mai un suo disco. Mi ricordo la prima volta che l’ho visto a X Factor. Ero proprio lì, nello studio di via Mecenate a Milano, e ho subito pensato che Mengoni fosse semplicemente un ragazzetto che voleva far vedere quanto fosse bravo. Per due anni ho pensato la stessa cosa, anzi peggio. Poi durante l’ultimo Festival di Sanremo mi sono accorto che il “ragazzetto” ce la stava mettendo tutta. Che ascoltava i consigli di chi gli vuole bene e di chi sa cosa voglia dir cantare bene. E che lui, ragazzo di provincia venuto dal nulla, ha una vorace voglia di migliorare. Ora ho “studiato” queste canzoni, interpretate al debutto di una delle più lunghe e complicate tournèe dell’anno sia per durata che per allestimento. E’ un Mengoni anni luce lontano da quello che abbiamo tutti visto a X Factor e già “mesi luce” migliore rispetto a quello che ha vinto l’ultimo Festival di Sanremo. Perciò lo ammetto. Quando vedo cantanti migliorare così tanto e giovani scendere a patti con l’idea che non si smette mai di imparare, io faccio come Bertinotti davanti a uno sciopero: mi commuovo. E mi commuovo perché oggi, nel 2013, è molto più facile rimanersene asserragliati nelle proprie convinzioni che annusare il mondo e la musica che ci girano intorno. Se avessi ancora 20 anni, le canzoni di Mengoni forse mi lascerebbero indifferente. Ma ne ho 46 e ho imparato che il talento è un regalo così grande da non avere limiti né confini. E, dopo quasi quattro anni, ho capito che Marco Mengoni fa parte di quei privilegiati che hanno la voglia e la possibilità di crescere a prescindere da dove siano sbocciati, in un centro sociale o in un talent show non importa.

Ecco qui le tre canzoni: credo valga la pena godersele (anche se sono molto “pesanti”, però è una rarità): scarica qui

P.S.: Se la pensi diversamente, scrivimelo qui. Ma senza usare i toni di Beppe Grillo. Senza vaffa, si è più rock.

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