12Ago 14
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La voce di Robin Williams era musica. Basta ascoltarla nella versione originale dei suoi film, senza doppiaggio, per capire quanto fosse flessibile, armonica, melodiosa. Era blues, spesso gospel, qualche volta rock (ad esempio ha cantato spesso Fire, una cover di Bruce Springsteen). Lui la sapeva gestire con la sensibilità di una persona sofferente: con alti e bassi improvvisi, che sapevano commuovere e poi divertire nello spazio di un minuto. Nelle ospitate radio o tv della sua America, improvvisava imitazioni di politici e giornalisti che qui da noi non sono mai state trasmesse ma che rendono l’idea di quanto fosse un […]
Il Blog di Paolo Giordano © 2023
16Giu 13
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Eggià, si fa presto a criticare i Kiss: tamarri, caciaroni, monotoni, primitivi. Rock, chiamatelo glam se volete. «Posso allungarti all’infinito la lista degli insulti ricevuti», ridacchia Gene Simmons che è il «demone» dei quattro rockettari truccati in modo vagamente kabuki. Altissimo. 64 anni ampiamente premiati dalla tintura dei capelli. Una voce che il suo gusto teatrale rende ancor più cavernosa. Oltre a suonare il basso, cantare, sputar fuoco e sangue ed esibire ogni due per tre la smisurata lingua, ha trasformato la band in un brand. E fattura come una multinazionale (in commercio c’è di tutto con il marchio Kiss, […]
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09Gen 13
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Ah le cifre. Quante sono davvero le copie vendute di ciascun disco? Thriller di Michael Jackson è davvero il più comprato di sempre? E i clic su YouTube sono veritieri? A discografici e artisti fa comodo esagerare i dati oppure nascondere le defaillance, ovvio. E, finché si tratta di nutrire l’orgoglio delle popstar, va bene tutto. Ma quando le cifre diventano un traino fondamentale del successo (molti fenomeni decollano solo perché presentati come «il più cliccato su YouTube» o «il più venduto nel dato paese») allora sarebbe opportuna un po’ di chiarezza in più. A dire il vero, YouTube ci […]
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02Gen 13
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Insomma il rock sembra sempre più roba da vecchi. Sembra per carità. E per tanta critica indubbiamente lo è diventato. Basta scorrere le classifiche che le bibbie del settore puntualmente pubblicano a fine anno: sono una sfilata di ultrasessantenni. Specialmente ai primi posti. Sia chiaro: qui non si parla di vendite discografiche, di copie fisiche o liquide di ciascun album. Si parla, o si vorrebbe parlare, di valutazioni critiche. Da sempre queste classifiche sono un vezzo dei critici, un orgoglio per i musicisti coinvolti (o un disonore, dipende) e un divertissement per il pubblico. E sapete come nascono queste graduatorie: […]
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09Set 12
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Sento aria nuova nel rock. Meno competizioni, più collaborazioni. La gigantesca macchina promozionale che ha fatto ammalare di elefantiasi la musica leggera è ormai al capolinea. Quindi sono pressoché deserti i due binari sui quali è andata avanti: le contrapposizioni (da Beatles e Rolling Stones in avanti) e l’isolamento divistico (non scendo a patti con nessun altro perché abbasso il mio livello). Fine della manfrina. E, complice anche la mancanza di grandi investimenti, il rock ritorna alle radici, ossia agli incroci tra musicisti, ai dischi nati per divertirsi, ai concerti suonati all’improvviso. Ci ho pensato quando Eddie Vedder dei Pearl […]
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08Giu 12
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Figurarsi, prima tutti belli calmi sotto il palco. Altro che concerto, a San Siro sembra un pic nic (molto) allargato. Ma alla prima nota di We take care of our own – batteria basso, chitarra – chi non salta poppettaro è. Un putiferio. “Ciao Milano, siete pronti?”. Il senso del rock, quello vero, quasi primitivo, è in questo Bruce Springsteen vestito identico a trent’anni fa che suona con l’energia di trent’anni fa davanti a un pubblico sempre lo stesso, giusto appena un po’ disilluso. Capirai, all’inizio si sperava nella ‘Promise land’, nella terra promessa. Adesso è un pelo più difficile. […]
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22Gen 12
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Un verso, giusto un verso di una canzone, e riecco il Boss di una volta, quello che unisce e divide allo stesso tempo. We take care of our own è il titolo del nuovo singolo che annuncia Wrecking ball, ossia il suo disco «più arrabbiato di sempre» (parola dell’Hollywood Reporter), e che è già ricaduto a pioggia su YouTube con una chitarra che la riconosci subito, una produzione decisamente migliore del piattume del pro Obama Working on a dream, e una tastiera che sa tanto di Glory days o Waitin on a sunny day. Buon segno. Poi ecco le parole […]
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