Goethe scriveva che chi ha visto una volta il cielo di Palermo non potrà mai più dimenticarlo. Ma com’è cambiata la capitale della Sicilia dove la cultura s’intreccia con la bellezza, la gastronomia, il sole e l’arte? Lo abbiamo chiesto al sindaco Leoluca Orlando, da nove anni alla guida di questa città nel contempo complessa, difficile, ma dalle potenzialità infinite.

 

Sindaco Orlando, Palermo e la Sicilia sono una delle principali porte per l’immigrazione in Europa. Lei che come sindaco si è sempre schierato per i diritti umani, ci spiega la sua visione sull’immigrazione?

Io credo che l’umanità è cambiata grazie alla mobilità. La più grande invenzione della storia in passato è stata la ruota, poi sono arrivate le navi, le barche, poi è arrivato il signor Gutenberg che con le stampatrici ha garantito la mobilità delle parole e dei libri, poi è arrivato il telefono…oggi siamo al digitale. Oggi abbiamo tre realtà globali e grazie al Covid, che è la più globale delle sciagure che ha colpito l’umanità e che ha fatto più stragi e colpito più persone della seconda guerra mondiale, stiamo recuperando la dimensione della globalità: del Covid, del digitale e della mobilità internazionale. Il pensare che ciò che accade oggi in Sicilia sia un problema che riguarda una provincia dell’Impero, significa non avere capito che la mobilità internazionale è un fenomeno mondiale e strutturale. Costituisce una garanzia di futuro ed è un fenomeno che flette le nostre idee tradizionali. Nel senso che, grazie alle vittime della mafia per esempio, abbiamo scoperto a Palermo la cultura della legalità del Diritto. E grazie alla sofferenza dei migranti abbiamo scoperto la cultura della legalità dei diritti: perché i migranti ci ricordano i nostri diritti, non i loro. E quindi ci presentano un’umanità diversa da quella a cui siamo abituati. Costituiscono uno straordinario elemento di cambiamento e innovazione ed è un fenomeno che non riguarda solo la Sicilia, bensì è un fenomeno globale. Perlomeno d’Europa, se non del mondo. Perché io considero l’Unione Europea, che ha abolito i confini degli Stati, una sorta di anticipazione di quello che vorrei fosse il mondo di domani.

 

La mafia a Palermo.

La mafia è a Palermo, come a New York, Parigi, Milano, Berlino, Londra. La novità consiste nel fatto che la mafia oggi, a differenza di 40 anni fa, non governa la città. In quanto 40 anni fa aveva la faccia dei sindaci e dei procuratori della Repubblica, dei vescovi e degli imprenditori. Oggi non è più così. E quindi è un fenomeno criminale che viene contrastato e combattuto dallo Stato che ha recuperato la sua dignità.

 

Come affronta i problemi legati alla sicurezza?

C’è un solo modo per garantire la sicurezza: quello di rispettare i diritti umani di tutti. Quando qualcuno mi chiede quanti migranti ci sono a Palermo, io non rispondo con un numero. Ma rispondo dicendo che chi vive a Palermo è un palermitano. In quanto io mi sforzo di rendere tutti visibili, in quanto se una persona è invisibile diventa pericolosa per me e per gli altri. Se una persona è invisibile significa che è un criminale latitante ed è costretto a vivere in uno scantinato perché non ha documenti. Quando io rilascio la residenza anagrafica ai cosiddetti migranti, faccio un’operazione di sicurezza perché consento loro di avere un contratto di lavoro non in nero, di avere il permesso di soggiorno e di poter affittare un appartamento non in nero. Uno di loro intervistato da un giornale ha detto che mi ringrazia, anche se non mi conosce, perché grazie alla residenza anagrafica potrà pagare le tasse. E io rispondo che adesso potremo mandargli la polizia a casa ad arrestarlo, perché sappiamo dove vive. In quanto in un sistema democratico la sicurezza si declina con i diritti umani, mentre è in dittatura che la sicurezza è alternativa ai diritti umani. Forse non tutti sanno che Palermo è tra le città più sicure d’Italia, reato per reato.

 

Come sta uscendo la sua città dal periodo nero, non ancora finito, della pandemia?

Per anni sconteremo le turbe, i danni, i guasti che questa pandemia ha prodotto non soltanto nella comunità, ma in ciascuno di noi. E non possiamo calcolare ancora quali saranno i danni psicologici, economici, medici, comportamentali  futuri di questa pandemia. Fatta questa premessa io ho cercato in tutti i modi di affermare che prima di tutto viene la vita e la salute. E probabilmente se Palermo non ha avuto le punte e i numeri che hanno avuto altre realtà, è perché abbiamo affrontato provvedimenti cosiddetti impopolari. Io ho chiesto ripetutamente e ottenuto la zona rossa e questo è servito a diminuire il pericolo dei contagi. Oggi, oggettivamente, con questa grande mobilità diventa complicato arrestare i contagi, anche perché le varie varianti rendono contagiabili anche i vaccinati. E quindi bisogna velocizzare i vaccini perché la vaccinazione è il più grande strumento  di sostegno per lo sviluppo economico e imprenditoriale.

 

Palermo e la scena internazionale. Quali sono le prospettive?

Palermo è una città che ha costruito in questi anni rapporti internazionali, che sono in parte  dovuti alle mie esperienze personali in quanto, quando non faccio il sindaco, faccio il consulente in Messico, in Colombia. Forse pochi sanno che ho venduto circa trecentomila copie di un mio libro scritto in tedesco, in italiano, in arabo e spagnolo. Sono stato premiato alla pari del più importante attore tedesco di cinema e 15 giorni fa ho ricevuto la Gran Croce al merito dell’Ordine al merito in Germania, di cui fu anche insignito anche il maestro Claudio Abbado, che fu premiato come miglior direttore d’orchestra della Filarmonica di Berlino.  Mi sto quindi adoperando per mettere queste mie reti internazionali al servizio del mio impegno di sindaco. Un mese fa ho organizzato un’iniziativa per accogliere i migranti e abbiamo costituito questa alleanza che ha visto il coinvolgimento  e la presenza dei seguenti sindaci: di Atene, di Bergamo, di Fossano, di Lampedusa, di Barcellona, di Parigi, di Amsterdam, di Marsiglia, di Montpellier, di Francoforte e altre decine di sindaci tedeschi.  E tutto questo per dimostrare agli altri Stati la nostra disponibilità ad accogliere i migranti, che è stata messa in discussione. Penso che questa sia stata una vera e propria svolta. E il 9 maggio, il giorno in cui si festeggia l’Europa, ho inviato a David Sassoli e a Ursula von der Leyen, una lettera in cui ho proposto di istituire il Servizio Sociale Europeo di salvataggio, in quanto non è possibile che ci sia questa mancanza di attenzione verso il genocidio nel Mediterraneo.

 

Cosa vorrebbe ancora fare per Palermo che non è riuscito a fare?

Se morissi questa notte muoio felice, in quanto la mia missione è compiuta. Ho preso anni fa una città governata dalla mafia, mentre oggi ha un grande appeal turistico ed è la città culturalmente più cambiata in Europa negli ultimi 40 anni. C’è  sicuramente ancora molto da fare ma sono contento per ciò che ho realizzato fino ad oggi. Vorrei rafforzare ancora la cultura dei diritti, in quanto io sono orgoglioso, per esempio, di essere stato il primo sindaco in Italia ad aver celebrato il primo matrimonio tra omosessuali e per aver avuto a Palermo il più grande Gay Pride del sud d’Europa. Insomma, il mio intento è continuare a rafforzare i diritti per tutti e per ciascuno.

 

Nei giorni scorsi si è svolto a Roma un tavolo tecnico tra Governo centrale, Anci Sicilia e Regione Sicilia per trovare una soluzione alle criticità finanziarie dei Comuni. Com’è andata? Si ritiene soddisfatto?

Finalmente è stata accolta da parte del Governo nazionale la richiesta che, come Anci, facciamo da anni. In quanto il federalismo fiscale, che si è realizzato in altre parti d’Italia, in Sicilia non si è realizzato. Ogni volta che si chiedeva di realizzarlo la Regione raggiungeva un accordo con lo Stato: anno per anno era un accordo di emergenza, per tappare qualche buco. La Regione diceva allo Stato che si sarebbe occupata del Comune Sicilia, cosa che invece non faceva. E quindi noi abbiamo subito sostanzialmente una penalizzazione. Inoltre noi siamo costretti a subire la gestione fallimentare della Riscossione Sicilia (Agenzia delle Entrate regionale) che a fronte di 62 miliardi che ha ricevuto per riscuotere da tutti gli enti compresi i comuni siciliani, ne ha incassati 8. Noi abbiamo dal 90 al 95% di risorse che potremmo incassare e che non siamo riusciti ad incassare. Con la conseguenza che, dal momento che vi è l’obbligo, in base ad una legge nazionale, di accantonare una somma pari a quella che non viene pagata dai creditori, di ritrovarci in una situazione in cui nonostante le richieste dei tributi da parte degli uffici competenti, le richieste vengono puntualmente inevase. Ora, grazie al tavolo che si è tenuto al Ministero dell’Interno con il ministro Luciana Lamorgese,  il  viceministro Laura Castelli e il  sottosegretario Ivan Scalfarotto, è iniziato un percorso virtuoso per rimettere in carreggiata il federalismo fiscale anche in Sicilia.

 

La città che lei amministra, infatti, non ha un indebitamento, eppure non riesce a chiudere il bilancio. Come mai?

Perché appunto deve accantonare 180 milioni di credito di esigibilità. Perché la Riscossione Sicilia nonostante abbia fatto gli accertamenti non ha incassato tutte le somme. Il fatto è che noi non abbiamo un indebitamento, ma un non accreditamento. Ci sono molte ragioni ma la più importante nasce dal fatto che nonostante noi abbiamo un bilancio perfettamente a posto, esemplare e con i complimenti di tutti, abbiamo purtroppo il mancato pagamento della fiscalità locale, soprattutto della Tari. E sa qual è il quartiere della città con il più alto tasso di evasione per la Tari? Il quartiere Libertà, il quartiere “bene” di Palermo. E questi sono i cosiddetti borghesi, considerati degli intellettuali, e che vanno in giro per il mondo a dire che Palermo non è pulita.

 

Di quale risultato va più orgoglioso?

Di aver nobilitato la città di Palermo e la regione Sicilia agli occhi del mondo. C’è ancora molto da fare ma sicuramente oggi non arrivano più, come una volta, orde di giornalisti per inchieste di mafia, bensì milioni di turisti per ammirare e godere le bellezze di questa magnifica regione.

 

 

 

 

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