Maestro, come è nata l’idea di “Uto Ughi per i Giovani” e qual è il suo obiettivo principale?
L’idea è nata dal desiderio di far conoscere ai giovani i capolavori musicali che darebbero gioia a moltitudini di essi: una miniera ricchissima di grandi opere, sconosciute ai più, per cui ho pensato di costituire la Fondazione Uto Ughi con lo scopo di colmare questa lacuna, creando progetti culturali e musicali dedicati soprattutto ai giovani che sono il mondo del futuro.
Il suo recente concerto nella Basilica Santa Maria dell’Ara Coeli con l’esecuzione delle Quattro Stagioni di Vivaldi è stato un avvenimento memorabile. Cosa ricorda con più emozione?
L’assoluta concentrazione del pubblico. Credo che la spiegazione dei brani e la lettura dei sonetti che accompagnano la musica abbia creato una maggiore partecipazione al capolavoro vivaldiano.
Qual è il ruolo della musica classica nell’incoraggiare l’unione tra i popoli, come ha sottolineato durante la presentazione dell’evento?
La musica è un linguaggio universale che va al di là delle barriere politiche ideologiche e linguistiche: Mozart, Beethoven, Schubert sono recepiti con la stessa intensità in tutti i continenti. È un linguaggio puramente spirituale che invita ad un ascolto approfondito.
Qual è il principale obiettivo di coinvolgere i giovani e gli studenti attraverso iniziative come “Prove a porte aperte” e la Masterclass gratuita di alto perfezionamento musicale?
Attraverso le prove a porte aperte si crea un’atmosfera di partecipazione alle varie opere rendendo il pubblico più partecipe del discorso musicale. I giovani possono fare delle domande agli interpreti instaurando un dialogo altamente costruttivo.
Quale è stata la più grande ispirazione nella sua vita?
Ho avuto tante fonti di ispirazione nella mia carriera, il contatto con i grandi artisti è una continua fonte di arricchimento umano.
Come descriverebbe il rapporto con i suoi violini, sia il Guarneri che lo Stradivari?
Sono voci che aiutano a ispirare chi li suona. Ogni strumento ha una sua caratteristica e sua identità e alcuni vanno meglio per certi repertori, altri per altri repertori.
Lei afferma che il suono del violino è quanto di più vicino ci sia alla voce umana. Perché?
Perché la scuola cremonese che ha creato gli strumenti più straordinari (Amati, Guarneri e Stradivari) e ricercava la bellezza e la profondità del suono molto vicino alla voce umana, alla vocalità.
Qual è il ruolo dell’interprete nella musica classica rispetto alla volontà del compositore?
L’interprete è chiamato alla fedeltà del testo lasciato dai compositori, comunque questo solo in partenza… Un soggettivismo sfrenato senza limiti può alterare la volontà del brano. I grandi interpreti erano mossi da un’ispirazione superiore che qualche volta meravigliava gli stessi compositori.
Lei ha passato una notte nella foresta dell’Amazzonia ad ascoltare i suoni della foresta. Che esperienza è stata e cosa ha sentito esattamente?
Le voci della natura sono quanto di più profondo possiamo recepire. Cambiano a seconda delle ore della giornata, lasciando un’impressione indelebile a chi prova queste emozioni.
Cosa pensa di ciò che oggi i giovani ascoltano?
I giovani hanno diritto di ascoltare ciò che vogliono però hanno anche il diritto di conoscere i capolavori musicali a loro sconosciuti. Questo è lo scopo della mia Fondazione.
Qual è il suo messaggio per gli artisti e i musicisti emergenti che aspirano a diffondere la bellezza della musica classica e promuovere i suoi valori nella società contemporanea?
Di essere fedeli alle proprie convinzioni, aborrire compromessi che potrebbero fuorviarli, e infine seguire sempre il proprio sano istinto.