Politica

La sinistra difende le vittime solo se indossano la maglietta rossa

La violenza fa sempre schifo. Sarebbe utopico sognare una società dove non ci si ammazza per imporre le proprie idee. Come è altrettanto utopico sperare che le aggressioni e tutti i pestaggi vengano ugualmente stigmatizzati e denunciati. Purtroppo non è così. Ieri è rimbalzato ovunque il caso dei quattro ventenni presi a testate, pugni e bottigliate, si presume da una decina di estremisti di destra, perché indossavano "una maglietta anti fascista". Non appena è uscita la notizia, la condanna è stata unanime. Anche la macchina della propaganda rossa si è subito attivata mettendo in campo politici e volti noti dello spettacolo. In molti si sono fiondati a farsi fotografare con la stessa t-shirt bordeaux "in solidarietà ai ragazzi aggrediti". LAPRESSE_20190617140750_29668002 Mi piace pensare che tutte queste persone fossero tutte troppo prese dal vile pestaggio di Roma per solidarizzare anche con l'ingegnere veneziano accerchiato e pestato a Padova al grido di “fascista”. Cinque contro uno. Gliele hanno date di santa ragione. Uno dei picchiatori, come riporta il Gazzettino, è già noto alle forze dell'ordine per “la militanza antagonista con il centro popolare occupato di Gramigna”. Solo un paio di mesi fa era toccata la stessa sorte a un ex consigliere comunale della lista Bitonci, Nicolò Calore, e a un militante di CasaPound, Alberto Bortoluzzi. “I partigiani – aveva commentato in quella occasione il centro sociale Pedro – non si sono mai posti il problema di usare la violenza per combattere il nazifascismo”. Come sempre accade in questo Paese, ci sono vittime di serie B che non sono degne di essere difese. Succedeva negli Anni di Piombo quando i progressisti erano convinti che, tutto sommato, ammazzare un fascista non fosse un reato. E succede ancora oggi quando l'opinione pubblica si schiera soltanto se a terra resta un militante di sinistra. Per andare oltre a questa violenta e anacronistica contrapposizione tra fascisti e antifascisti basterebbe iniziare a dare lo stesso peso ad ogni aggressione politica, dai raid contro le sedi di partito alle spedizioni punitive.

Solo così si potrebbe insegnare che le idee non si impongono a pugni e testate.

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