L’ardua scelta tra due dittature
Finita questa comunque appassionante campagna elettorale, mai come in questo caso mi trovo indecisa su quale male minore scegliere al ballottaggio. Dato per scontato che entrambi i candidati purtroppo distruggeranno Roma definitivamente, mi chiedo soprattutto a chi sia meglio attribuire la responsabilità del disastro incombente.
Perché l’esito di questa elezione andrà molto oltre le sorti della Capitale, che sarà solo la vittima sacrificale della lotta per prendere il potere nazionale da parte di due dittatori ugualmente pericolosi. È, infatti, sulle macerie di Roma, che si deciderà il prossimo governo del Paese. Paradossalmente, quindi, chi oggi conquisterà questa vittoria di Pirro, sarà per questo il perdente alle prossime elezioni nazionali.
Se mi passate il paragone, visto che la storia si ripete anche se si trasforma in farsa, è come se fossimo nella repubblica di Weimar costretti a scegliere se dare il potere ai comunisti o ai nazisti. Non di sicuro una scelta allettante.
Entrambi statalisti, entrambi nascosti dietro il paravento di un’elezione democratica al solo fine di conquistare il potere e poi trasformare quel che resta di una repubblica allo sbando ed in piena recessione in una dittatura comunista o nazista, a seconda di quel che sceglieremo tra i due mali.
D’altronde quando sento dire “diamogli una possibilità, non hanno mai governato, non è colpa loro se l’Italia o Roma sono finite allo sbando” non riesco a non pensare che dicevano la stessa cosa di Hitler.
Dove stia di casa la libertà non ne ha la più pallida idea nessuno dei due aspiranti dittatori, sono entrambi convinti di essere superiori al popolino, da educare, instradare, soggiogare perché ogni aspetto della vita dei cittadini sia in mano pubblica, gestito dall’alto, regolamentato e punito se va fuori dai loro schemi mentali autoritari.
Peraltro, non è nulla di nuovo rispetto a quella che è sempre stata l’eterna lotta tra la paura di assumersi la responsabilità del proprio futuro che ti dà la libertà e l’illusoria rassicurazione che ti dà l’affidare il tuo destino nelle mani di un despota che si finge tuo protettore. La scelta tra essere liberi e produttivi, rischiare magari di fallire, ma sapere che ciò che otterrai te lo sarai guadagnato con le tue forze, oppure essere parassiti, ottenere quel poco che basta alla sopravvivenza, ma almeno un pasto sicuro, senza rischi, a prezzo del diventare schiavi saziati dal proprio padrone.
Non a caso PD e M5S pescano nello stesso tipo di elettorato parassita, che sia di estrema sinistra o estrema destra fa poca differenza perché la matrice socialista è la stessa, così come lo era per comunisti e nazisti.
Il problema è che manca ormai da troppo tempo in Italia la cultura della libertà, 70 anni ci hanno fatto dimenticare cosa significasse vivere sotto un regime, il cattocomunismo e il pauperimo, poi, ci hanno fatto il lavaggio del cervello, inculcandoci la malsana idea che il meritato guadagno fosse sterco del diavolo, relegando i liberi e produttivi all’angolo della vergogna, anziché elevarli agli onori del merito, facendo dell’invidia la padrona indiscussa della nostra società, in un livellamento alla mediocrità, che non poteva non portare a questo risultato.
Questa campagna elettorale vissuta in prima persona è stata molto istruttiva per rendermi conto di quanto ormai i liberi produttivi si sentano nomadi nel deserto della politica creato dallo statalismo di destra e di sinistra. Non si riconoscono in nessun partito, si sentono traditi, sfiduciati, privi di rappresentanza in un sistema che fa della clientela la sua unica ragione di esistenza, chiamarla vita oggi sarebbe un eufemismo.
Però parlare con tanti di loro mi ha ridato anche la speranza, perché gli elettori liberi e produttivi non mancano, anzi ci credono ancora, ma non hanno più un riferimento, qualcuno che li rappresenti. Berlusconi ormai non lo riconoscono più, ha perso ogni autorevolezza, anzi ormai si è visto come il suo sia diventato un abbraccio mortale. Anni fa gli chiedevo di scegliere il suo Augusto, non lo ha fatto quando ancora poteva avere un senso, ha perso il momento giusto illudendosi di poter vivere in eterno e, temendo di farsi oscurare da un valido successore, ha solo scelto mediocri leccapiedi che lo hanno definitivamente distrutto.
Ora bisogna ricominciare da zero, forse ci vorranno anni, per imparare di nuovo cosa sia la libertà probabilmente dovremo perderla passando sotto il giogo di una dittatura, per poterla riconquistare come valore fondamentale della nostra vita, ma sono certa che ci riusciremo perché è nella natura dell’essere umano capire che la mera sopravvivenza in schiavitù non sarà mai la soluzione alla paura di assumersi la responsabilità di vivere.