Mi rifiuto. Voto scheda bianca.
Non ce la faccio. Mi rifiuto di essere complice della distruzione della città che amo. Non mi turo il naso, non scelgo il meno peggio, non faccio calcoli politici sulle conseguenze a livello nazionale, non canto sulle macerie di Roma.
Io mi rifiuto di votare per Raggi o Giachetti. Non mi rappresenta nessuno dei due, chiunque vinca farà disastri e non voglio che li faccia in nome mio, non accetto che sostenga di essere il sindaco di tutti i romani. No, non sarà mai il mio sindaco. Sarò costretta a subirlo, ne patirò le conseguenze, ma non si azzardi a dire che ha ottenuto la mia delega perché non l’avrà mai.
E voglio che sia chiaro. Voglio che la mia scheda bianca sia contata, voglio che faccia numero. La percentuale sui votanti effettivi darà una maggioranza solo numerica, ma non voglio che abbia la maggioranza degli elettori, che comprende anche quelli che si sono recati alle urne per infilarci una scheda bianca. Più saranno le schede bianche, meno l’infausto vincitore potrà dire di aver ricevuto il mandato dei romani, più si dovrà assumere la responsabilità di aver distrutto la città.
Mi rompe uscire per andare al seggio, non vado al mare, è un sacrificio, ma proprio per questo voglio che non ci sia il minimo dubbio sulle mie intenzioni di rifiutare entrambi i candidati.
Non mi annacquo nell’astensionismo. Non mi mischio alle infinite motivazioni di chi non va al seggio perché prestano il fianco alle interpretazioni interessate e più disparate. C’è chi è malato, chi all’estero, chi in viaggio, chi vive fuori città, chi si dimentica, chi ha perso la scheda elettorale, chi non ha voglia, chi se ne frega, chi manco sa che ci sono le elezioni, chi è indifferente all’uno o all’altro perché non gli cambia molto scegliere tra socialismo e nazionalsocialismo, chi è dipendente pubblico e sa che comunque ha il posto al sicuro con entrambi, chi è un parassita e sa che l’elemosina a carico dei liberi produttivi la prende chiunque vinca, chi è anarchico, chi non crede più a nulla, chi ha scarsa memoria, chi ha crisi interiori, ma il cielo è sempre più blu.
Non mi confondo nella mischia neppure annullando la scheda. Troppo comodo sarebbe scambiarmi con chi si sbaglia, con i buontemponi, con chi pensa di lasciare un messaggio ai posteri che invece finirà al macero, con i brogli di chi annulla le schede dell’avversario per uno sbaffo di troppo.
No. Io voglio che sia chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio che io vado a votare, vado ad esprimere il mio dissenso, vado a dire che mi rifiuto di essere complice del sindaco che per mia disgrazia sarà eletto, vado a esplicitare che non mi rappresenta affatto.
Vado a dirgli: tu non sei e non sarai mai il mio sindaco.