Due notizie, la prima buona. La seconda così così.

Studi recenti rivelano che il Sars-Cov-2 è mutato, ed è un bene. Si trasmette più velocemente ma non è così aggressivo come agli esordi. Si è verificato ciò che l’epidemiologo Stefano Petti aveva anticipato, qui, sul comportamento dei nuovi virus respiratori e che, negli ultimi mesi, constatiamo tutti i giorni: circolano più raffreddori e meno polmoniti. 

Sul fronte vaccinazioni, invece, è emerso un problema.

Alcuni vaccini sfruttano un virus innocuo come vettore per trasportare l’antigene nelle cellule: il vettore è l’adenovirus. Succede che chi ha già contratto uno o più adenovirus (che provocano raffreddori) ha già acquisito un’immunità che neutralizza il vaccino appena inoculato. Si è visto che queste persone producono meno anticorpi per il Sars-Cov-2. Nei soggetti che non hanno mai contratto un adenovirus, invece, il problema si presenta con la vaccinazione di richiamo, il cosiddetto booster. 

La possibilità che questi vaccini risultino inefficaci è stata evidenziata dalla rivista Lancet. Qui.

Ma andiamo con ordine. 

Un articolo apparso su Cell mostra che una mutazione puntiforme sta cambiando il verso della pandemia. Si tratta di una sola base azotata su quasi 30.000 dell’RNA del virus. L’infinitamente piccolo che stravolge l’infinitamente grande.

Di fatto l’epidemia è già cambiata da diversi mesi. Spiega l’epidemiologo Stefano Petti: “Il vecchio virus denominato D614 dominava in Europa fino allo scorso febbraio. Poi è avvenuta la mutazione ed è scoppiata la pandemia. Il nuovo virus perfettamente identico al primo, ha solo un aminoacido diverso ma in una posizione cruciale, il famoso RBD della spike protein che permette al virus di entrare nelle cellule umane molto più facilmente”. Qui lo studio su Cell.

La carica virale

Da diversi mesi ci ritroviamo a fare i conti con un virus a larga diffusione che provoca però quasi esclusivamente raffreddori e qualche linea di febbre, nella maggior parte delle persone nessun sintomo (asintomatiche).

Continua Petti: “Le analisi dei casi infettati da D614 e G614 sono molto diversi. I primi (pre pandemia, fase cinese) hanno carica virale più bassa e sintomi gravi; i secondi hanno carica più alta (più contagiosi) e meno sintomi (più asintomatici e trasmissione più silenziosa). Questa mutazione è talmente efficiente che la struttura dell’RBD non è più cambiata da allora”.

Cosa significa che una mutazione è efficiente? 

“In epidemiologia delle malattie infettive si parla del Potenziale di Trasmissione, una teoria evolutiva che nel caso dei virus a trasmissione respiratoria (influenza, raffreddore e anche Covid-19) evidenzia che il massimo fitness per il virus si ha quando il paziente tossisce e starnutisce ma non sta tanto male da dover stare a casa a letto, altrimenti non trasmette più l’infezione. È molto più difficile venire contagiati da un soggetto che ha la polmonite rispetto a chi ha una faringite o un raffreddore. Nel primo caso il virus si trova nei polmoni e vi è contagio solo attraverso l’espettorato; nel secondo il virus alberga nell’orofaringe e si trasmette con starnuti, colpi di tosse o parlando”.

I vaccini con vettore

Degli oltre 180 vaccini anti Covid in fase di sviluppo, quasi una dozzina usano adenovirus o adenovirus ingegnerizzati come vettori virali. Lancet riporta lo studio del russo Sputnik e del cinese CanSino (adenovirus umani). Anche l’americano Johnson & Johnson usa adenovirus umano, mentre Astra Zeneca utilizza adenovirus di scimpanzé e l’italiana ReiThera sta progettando un vaccino da un adenovirus di gorilla.

Lo studio

Scrive Lancet: “Chi ha combattuto il virus del raffreddore da adenovirus in passato, possiede anticorpi che potrebbero ostacolare (o addirittura neutralizzare) i nuovi vaccini. L’aumento dell’età e l’elevata immunità da adenovirus (Ad5) preesistente riducono significativamente le risposte immunitarie al vaccino. In alcuni partecipanti con un’elevata immunità anti-Ad5 preesistente, un’iniezione del vaccino potrebbe essere inadeguata per indurre un alto livello di risposte immunitarie umorali, in particolare per le persone di età pari o superiore a 55 anni”. Nello studio cinese si è visto che più della metà dei partecipanti aveva anticorpi anti-adenovirus e la comparsa di anticorpi per il Sars-Cov-2 è avvenuta in poco più del 50% dei soggetti.

Le ricerche stanno esplorando anche l’uso di altri adenovirus. Come quelli di scimpanzé o gorilla. Ma uno studio del 2006, cliccate qui, evidenzia che una percentuale di persone, soprattutto in Africa e in Asia, ma anche in Usa ha anticorpi contro questi adenovirus.

Inoltre, conclude Petti, “in base alla cosiddetta avidità degli anticorpi (ne abbiamo parlato qui) anche gli adenovirus di scimmia possono essere neutralizzati da chi ha già avuto raffreddori. E se non abbiamo mai incontrato un adenovirus non potremo comunque fare dosi booster (richiami) perché con la prima dose avremo prodotto anticorpi che neutralizzeranno il virus vettore nelle dosi successive”.

Che dire? La strada che porta al vaccino-panacea si allunga. Fortuna che ci pensa la Natura a rendere il virus più umano…

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