Le notizie belle, finalmente. La prima: la Covid in forma grave si può curare. La seconda: si può essere seguiti da un medico (anche se non è il nostro), a casa, in ogni fase della malattia, senza dover andare in ospedale. La terza: avevamo smarrito la fiducia e la stiamo ritrovando.

Si capisce dalle decine di messaggi di gratitudine rivolte a questi medici. Scorrono uno dietro l’altro, sulla pagina Facebook del gruppo “Terapia domiciliare Covid 19” dove gli iscritti, che due giorni fa erano 93.000, aumentano via via con il passaparola.

Prima di spiegarvi come funziona il tutto, mi soffermo su due particolari: la riconoscenza delle persone curate che, anche se frequente e auspicabile, ha sempre del miracoloso (poi ve ne mostro un esempio). E il senso di incredulità – spesso mescolato alla gratitudine – che racconta molto di come siamo diventati. Ci pare quasi impossibile oggi, per come ci è stato raccontato questo virus, guarire dalla Covid; ci pare incredibile “meritare” un medico che si interessi a noi, che ci corregga la terapia per giorni e giorni. E che lo faccia con successo anche se i malati sono tanti, si hanno 96 anni e almeno tre patologie croniche. Infine, ma non da ultimo, che a farlo sia un medico del Sistema sanitario pubblico.

Andiamo con ordine

Le informazioni sono disponibili sul sito terapiadomiciliare.org, rete costruita dall’avvocato Erich Grimaldi nell’aprile scorso assieme al gruppo Facebook. Quando, grazie alle autopsie, furono chiare le cause dei decessi, Grimaldi radunò quei medici che si stavano interrogando su come trattare la malattia. Da Nord a Sud, oggi sono migliaia i professionisti che hanno condiviso l’approccio terapeutico salva vita: 400-500 i medici che si confrontano nelle chat e che sono disponibili a curare i malati anche in video. Gli altri sono farmacisti, psicologi e psicoterapeuti, biologi nutrizionisti, fisioterapisti ed infermieri. Il comitato medico Cure domiciliari ha poi condiviso la propria esperienza con ricercatori americani “a cui si sono aggiunti medici in Grecia, a Malta, in Perù, Bolivia, Cile, Colombia e Tanzania” riferisce l’avvocato.

Il lavoro di Grimaldi non si limita all’indispensabile “fare rete”. “Mi sono adoperato mandando Pec e preparando ricorsi per agevolare il lavoro dei medici quando ostacolato dalle istituzioni, sto chiedendo ad Aifa linee guida condivise per non creare disparità fra regioni, ho supportato i curanti che, davanti ai giudici, hanno chiesto il via libera del farmaco idrossiclorochina (ne abbiamo parlato qui), e, assieme alla collega Valentina Piraino del Foro di Roma, ho impugnato la determina della regione Lazio che subordinava  la prescrizione dei farmaci all’esito positivo del tampone, spesso tardivo o falso negativo, impedendo la possibilità di trattare la malattia ai primi sintomi”.

Come curarsi

Sì, perché trattare la malattia dal primo giorno di esordio, senza aspettare l’esito del tampone, è la chiave di volta della Covid. Lo confermano tutti i medici della rete. L’anestesista Stefano Manera lo spiegò a maggio, qui. Oggi fa parte anche lui del gruppo.

Abbiamo contattato Alfredo Borghi, medico di base della provincia di Varese e Carlo Zanolini, pediatra in pensione di Torino.

Borghi ha curato tutti i suoi pazienti a domicilio, 109 da quando è iniziata la pandemia, “solo per quattro si è reso necessario il ricovero, di questi, uno, purtroppo, è morto.

Occorre intervenire il più tempestivamente possibile, soprattutto se dall’anamnesi capiamo che si tratta di un paziente a rischio, anziano, cardiopatico, iperteso, diabetico o maschio, over 50, con grasso viscerale. Perché l’aspetto più preoccupante della Covid non è tanto la polmonite quanto la coagulazione intravascolare disseminata che scatena la tempesta di citochine infiammatorie. È importante anche procurarsi un saturimetro”.

Nel dettaglio: “Il nostro protocollo, se così lo vogliamo chiamare, è in realtà cucito addosso al paziente. Se la persona è diabetica o leucemica dobbiamo scegliere il cortisonico che alzi meno la glicemia. A tutti prescriviamo alte dosi di vitamina D dal primo giorno, no al paracetamolo, meglio l’antifiammatorio, subito un tipo di antibiotico che ha dimostrato azione anti virale ed eparina per evitare gli effetti della cascata infiammatoria (ha anch’essa un’azione anti virale).

Poi, via via correggiamo. È importante seguire il paziente tutti i giorni, oltre la prima settimana, per evitare ricadute”. Borghi spiega che nonostante le terapie precoci, un 10% dei malati ha avuto la polmonite ma non in forma grave: “Sono stati tutti curati a casa, quando era necessario abbiamo fatto recapitare a domicilio l’ossigeno liquido. Concludo: usiamo tutti farmaci in uso da anni e che costano pochissimo, per 100 pazienti ho speso 7mila euro”.

Il pediatra Carlo Zanolini, che vanta un’esperienza trentennale nei pronti soccorso, è stato chiamato da conoscenti e parenti dei bambini che aveva in cura. “Telefonicamente ho seguito un centinaio di casi, nessuno ha avuto bisogno di ricovero. Le persone si sono sentite abbandonate, ma non mi stanco di ripeterlo, guai ad aspettare l’esito di un tampone, si perde tempo prezioso. I bambini, salvo alcune eccezioni, non presentano forme gravi, per cui si può adottare una politica di ‘vigile attesa’ ma bisogna aiutarli da subito ad aumentare le difese con integratori come lattoferrina, zinco, melatonina, vitamina D per facilitare la loro guarigione spontanea. In caso di peggioramento dei sintomi occorre, con tempestività, iniziare opportune terapie. Con il senno di poi dico che andavano maggiormente responsabilizzati i medici di Medicina generale. Una grande percentuale dei miei colleghi, anche su burocratiche indicazioni di protocolli regionali, ha delegato l’intervento alle Usca (sono le unità di assistenza sul territorio) che non hanno la conoscenza del paziente e spesso hanno difficoltà a collaborare con il curante”.

È vero che dalla tosse e con l’aiuto del saturimetro si può capire se si è di fronte a un caso di polmonite? “Certamente, il medico bravo la riconosce anche senza ecografia. Grazie alle ultime ricerche della farmacologa Loretta Bolgan si è compreso che spesso il virus sfrutta i batteri per riprodursi e colonizza l’intestino, sono perciò due gli antibiotici da somministrare. Sono propenso ad affiancare integratori, anche in chi non manifesta sintomi o come prevenzione: vitamina D, vitamina C, selenio, zinco, lattoferrina, resveratrolo. Sarei favorevole all’ivermectina, usata dai colleghi americani, è stata approvata in giugno dalla FDA e ha un’azione antivirale diretta”.

La gratitudine 

Chi pensa di essere entrato in contatto con il virus si iscrive al gruppo Facebook, precisa i sintomi, e in base alla città di residenza, è contattato privatamente dal medico. Sono pubbliche le prime richieste d’aiuto e i messaggi di ringraziamento. Come questo:

Grazie per i miei amati nonni di 94 e 96 anni, forse qualcuno ricorderà il mio appello di un mese fa: tutti noi positivi, in isolamento a Taranto e loro due insieme ammalati a Roma, ‘scompensati’ nelle loro patologie pregresse, diabete alle stelle, pressione arteriosa fuori controllo, piedi gonfissimi, terapie fondamentali sospese da giorni, disidratati, con saturazione della nonna bassissima e profonda depressione”. La nipote racconta di due angeli medici (Roberta Costantino e suo marito endocrinologo, Davide De Meo) che si sono districati fra burocrazia e imprevisti “affrontando micosi, ulcere, inappetenza, insonnie, blocchi intestinali, crolli psicologici ed emotivi da paura…”

Non sta più nella pelle dalla gioia:. 

Un semplice post lasciato su un social non poteva lontanamente farmi intuire la quantità di amore, dedizione, professionalità che abbiamo ricevuto. I nostri due angeli, ci hanno cambiati nel profondo, facendoci toccare con mano il potere della solidarietà, della gratuità, della fiducia, il potere delle parole che possono “condannare” o far “risorgere”. Questa esperienza mi ha cambiato per sempre.

Per me oggi, poter guardare i nonni negli occhi, vederli sorridere è un immenso dono. E un onore è stato restituire loro una briciola di quell’amore che da sempre hanno avuto per noi tutti”.

 

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