Vi espongo 16 ragioni che giustificano la non urgenza di vaccinare i bambini. Sono motivi formulati dalla Commissione Medico-Scientifica (CMS) indipendente e verranno illustrati al più presto al Comitato tecnico-scientifico del governo (CTS) quando verrà attivato il Tavolo di discussione scientifica che la CSM ha chiesto con urgenza.

Più di lettore mi ha chiesto cosa significhi “indipendente”. Vuol dire “senza conflitti di interessi” né relazioni finanziarie con produttori commerciali di tecnologie sanitarie: i pediatri e i medici della Commissione dichiarano, prima di ogni convegno sul tema vaccini, o prima di sottoscrivere una pubblicazione a riguardo, i loro conflitti di interesse. Se, ad esempio, hanno ricevuto sostegni economici, benefit o vacanze pagate da aziende private o da enti pubblici anche per le loro ricerche. (PS. Questa trasparenza dovrebbe essere la premessa di qualsiasi intervento medico televisivo e apparire perlomeno anche nelle bacheche dei medici del Sistema sanitario).

Dal 16 dicembre i piccoli dai 5 ai 12 anni potranno ricevere i vaccini a mRNA in una formulazione ridotta.

Sappiamo che per loro non esiste al momento obbligo di vaccinazione. Non avranno neppure vincoli per accedere ai servizi essenziali (scuole, mezzi pubblici, spazi sportivi), tuttavia la pressione a vaccinarli in Italia è molto forte. La fascia di età conta circa 5milioni 400 mila minori mentre gli studi di approvazione hanno coinvolto solo 1517 piccoli, seguiti per un esiguo periodo di 2-3mesi.

Per questo gli uomini di scienza della Commissione Medico scientifica si rivolgono anche ai genitori invitandoli a non avere fretta. Sono il pediatra Eugenio Serravalle, i professori Paolo Bellavite, ematologo,  Marco Cosentino, farmacologo, Vanni Frajese, endocrinologo e i dottori Patrizia Gentilini, oncologa e Alberto Donzelli, specialista in igiene e medicina preventiva e in Scienza dell’Alimentazione.

 

1. Non c’è alcuna emergenza Covid tra i bambini

Se sono contagiati dal SARS-CoV-2 sono in genere asintomatici o con sintomi lievi (Fig. 16).

 2. Non c’è aumento di mortalità per Covid tra i bambini

L’aumento delle infezioni tra i bambini non ha causato un aumento di mortalità. Da 0 a 19 anni l’ISS ha registrato finora 35 morti, cioè ~20 casi/anno, che – su 10.431.663  bambini/ragazzi 0-19 anni (ISTAT) – significa 1 decesso ogni 522.000 bambini/anno, cioè 0,19 decessi su 100.000: 125 volte meno dei 2.505 bambini morti in media ogni anno nel quinquennio 2015-2019.

L’aumento delle infezioni tra i bambini non ha causato un aumento di mortalità. Buona parte dei 2.500 decessi annui da altre cause sarebbero prevenibili, e meriterebbero ben maggiore attenzione. Invece, non è scontato che le vaccinazioni avrebbero salvato parte di questi 20 morti/anno da COVID-19, trattandosi in maggioranza di soggetti già affetti da serie patologie.

3. I rischi di ricovero per Covid nei bambini sono molto ridotti

Anche i rischi di ricovero in terapia intensiva sono molto ridotti: 1 su oltre 46.000 diagnosi di COVID-19, e riguardano spesso bambini con altre patologie. In Germania, tra bambini 5-11 anni senza patologie, il rischio è di 1 su 50.000, e nessuno è morto.

4. La MIS-C è rara/molto rara e i sintomi da Long Covid sono lievi

La sindrome di infiammazione multisistemica pediatrica temporalmente correlata a Sars-CoV-2 (PIMS-TS, detta anche MIS-C) è rara (3,16 su 10.000 bambini infettati con Sars-CoV-2 negli USA, dove colpisce in modo del tutto sproporzionato bambini neri, ispanici e asiatici rispetto ai bianchi, e molto rara in Germania: 1,7 su 10.000 casi positivi). Inoltre, l’associazione con SARS-CoV-2 è possibile ma incerta e non è chiarito in quale misura le vaccinazioni la evitino. 

La durata e gravità dei sintomi del “Long Covid” sono simili a quelli di comuni patologie virali, il numero dei sintomi sembra in media persino minore (ha sintomi persistenti a 4 settimane l’1,8% dei bambini dopo COVID-19, lo 0,9% di quelli dopo altre infezioni virali respiratorie; ma in media con COVID-19 ha solo 2 sintomi, e uno spesso è l’anosmia, la perdita di olfatto; con altre infezioni respiratorie 5 sintomi).

Terapie precoci efficaci possono ridurre la gravità dei rari casi complicati e le conseguenze a lungo termine.

 5. Anche vaccinando i bambini (e chiunque) non si raggiunge l’immunità di gregge

È impossibile ottenere l’immunità di gregge con le vaccinazioni in uso a causa:

• della rapida diminuzione della protezione indotta dal vaccino, che a 6-7 mesi (pag. 27) o 9 mesi (pag. 33) può diventare persino negativa,

• dell’incapacità di prevenire la trasmissione di SARS-CoV-2 a distanza del completamento del ciclo vaccinale

• della presenza di un gran numero già identificato di serbatoi animali, anche domestici.

Nell’ultimo mese il tasso di infezioni su 100.000 è stato di circa 800 casi tra i non vaccinati e 400 tra i vaccinati (con ciclo completato da pochi mesi, quando la protezione è massima). Dunque, se anche si vaccinasse il 100% della popolazione, il 50% resterebbe suscettibile a infettarsi/infettare.

 6. I bambini non sono causa importante di trasmissione in famiglia

I bambini non sono i maggiori determinanti nella diffusione del virus nemmeno in ambito familiare.

 7. I non vaccinati non favoriscono in modo particolare varianti e circolazione virale

La mancata vaccinazione non favorisce la circolazione del virus e la nascita delle varianti rispetto ai vaccinati, nel medio periodo. Infatti, in un anno di 52 settimane, se il bambino non si infetta non è mai infettivo, se si infetta lo è per una settimana, e per le altre 51 è immune. Anche il vaccinato è più suscettibile a infezioni nelle due settimane che seguono l’inoculo.

 8. Non è etico vaccinare i bambini per proteggere indirettamente altri

Se anziani e soggetti fragili sono immunizzati, i rischi di trasmissione derivanti dalla mancata vaccinazione dei bambini sono molto ridotti.

 9. Il numero di bambini (e di eventi rilevati) nei trial sui vaccini è insufficiente

Il numero di bambini reclutati negli studi clinici di fase 2/3 (1517 vaccinati vs 751 con iniezione salina) e seguiti per soli 2,3 mesi è insufficiente per rilevare possibili eventi avversi gravi e rari.

 10. I rischi della vaccinazione pediatrica superano i benefici (salvo eccezioni)

I rischi della vaccinazione COVID-19 in età pediatrica superano in modo dimostrabile i benefici, sia negli studi registrativi, sia nei pochi esempi di sorveglianza attiva, che mostrano reazioni avverse severe, con impatto sulla salute (dall’impedire la normale attività quotidiana in su), nell’11%~ di 12-17enni dopo la 1a dose e nel 27% in media dopo la 2a dose (Table 3 del pdf). L’AIFA afferma “non si rilevano al momento segnali di allerta in termini di sicurezza”. Ma la sorveglianza passiva, che fa dichiarare all’AIFA “128 segnalazioni di reazioni avverse ogni 100.000 dosi somministrate” sottostima di centinaia di volte le reazioni avverse rilevate dai CDC USA con sorveglianza attiva v-safe negli adulti (Lettera 97 Gruppo NoGrazie, pag. 2-5) e negli adolescenti.

Bambini e adolescenti sarebbero esposti a rischi di eventi avversi anche severi non solo immediati, ma possibili anche a medio e lungo termine, che iniziano a emergere con aumento di miocarditi nei maschi, di irregolarità mestruali nelle femmine e di malattie autoimmuni. Gli eventi avversi possono aumentare con i richiami, prospettati ormai almeno ogni anno.

NB: gli esiti più definitivi (mortalità totale, non solo da COVID) nei trial clinici con vaccini a mRNA sugli adulti non sono ad oggi rassicuranti, e richiederebbero un urgente approfondimento scientifico.

 11. È in generale controproducente impedire l’infezione da Sars-CoV-2 nei bambini

Questo perché li espone al rischio di contrarre la malattia in età più avanzate, con maggiori possibilità di decorsi più gravi, mentre in età pediatrica la malattia sarà quasi sempre lieve o asintomatica e produrrà un’immunità naturale persistente.

 12. Con opportune cautele, l’immunità naturale andrebbe favorita in queste fasce d’età

Vanno discusse in base a dati scientifici strategie che consentano lo sviluppo dell’immunità naturale nei gruppi a minimo rischio di forme gravi di COVID-19, poiché allo stato delle conoscenze l’immunità acquisita con l’infezione naturale è più robusta e duratura di quella vaccinale. Ciò dà un vantaggio individuale al bambino, ma anche alla sua famiglia, ai nonni e all’intera comunità. 

 13.  Prima dei bambini è equo e ragionevole vaccinare anziani e fragili

 Come sostenuto anche dall’OMS, non sarebbe equo vaccinare i bambini quando in molti Paesi anziani e fragili che ne avrebbero maggior beneficio non possono accedere alla vaccinazione

 14. I conflitti di interessi rendono tanti studi poco affidabili

Gli studi sinora pubblicati sono finanziati dal produttore, gli autori sono in maggioranza dipendenti o con importanti relazioni finanziarie con le industrie produttrici, il numero di eventi è basso al momento dell’interruzione/rottura anticipata del doppio cieco negli studi: queste tre condizioni portano ciascunaa esagerare in modo sistematico i benefici.

 15. Le società professionali, finanziate dalle case farmaceutiche, non esprimono linee guida indipendenti

Importanti Società professionali che insistono per una vaccinazione universale dei bambini ricevono cospicui finanziamenti dalle industrie farmaceutiche (esempio). 

 16. Non sono ancora disponibili cure per i bambini danneggiati da questi vaccini

Tuttavia sono disponibili interventi profilattici e utili terapie precoci per la COVID-19.

 PS. In attesa di disporre di un proprio sito, i lavori della Commissione Medico-Scientifica indipendente sono al momento rintracciabili sulla pagina Facebook del Coordinamento 15 ottobre che ha offerto il proprio supporto.

 

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