A colloquio con Novello (V)
“La religione cristiana è emersa ribellandosi al potere, e successivamente essa è stata incorporata dai regnanti, che l’hanno usata per legittimarsi, diventando instrumentum regni (il re di Francia era unto dal Signore, ad esempio), infine – come sostiene Carl Schmitt – lo Stato non ha affatto secolarizzato la società, ma mimando la religione ha elaborato una teologia tutta sua: esclusiva.
La Francia ha avuto bisogno di essere nazione cristianissima per fondarsi per poter poi diventare laicissima. Ma mentre il laicismo di Stato ha declassato le religioni a credenze da coltivare solo nell’intimità, infatti, come tu dici noi possiamo scegliere dove pregare il venerdi se siamo mussulmani, il sabato se siamo ebrei e la domenica se siamo cattolici, fai anche osservare che noi non possiamo scegliere la nostra nazionalità, o ad esempio evitare il rito della scuola obbligatoria o il precetto delle tasse. Queste sono eresie oggi severamente punite. Lo Stato non si pone affatto sullo stesso piano delle altre religioni.
Il tuo libro, lo dici più volte è un invito alla miscredenza nei confronti della politica, ed è più laico dei laici. A te non va di dover prendere “l’ostia di Stato” col coltello alla gola come i conversos spagnoli… Ma a questo punto ti chiedo, perché secondo te la religione, che sia trascendente o secolare è una costante della storia umana? Perché l’uomo, per quanto lo si voglia negare, vive e lotta per valori metafisici?”
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Non c’è dubbio che la coesione dello stato si basi su una forma di sentimento religioso. Cos’è l’idea di patria se non un concetto che porta gli esseri umani a trascendere se stessi e dedicare, o anche a donare, la propria vita alla grandezza della nazione?