Una Francia che muore di tasse e centralismo
La decisione presa nelle scorse ore da François Hollande, che ha deciso di tentare di mettere ordine nei conti dello Stato aumentando la pressione fiscale (specie sui redditi più elevati), si può spiegare tenendo presente che l’Europa nel suo insieme è prigioniera di paradigmi culturali interventisti e di gruppi di interessi che dipendono dalla spesa pubblica, e che riescono ad avere la meglio sulle forze della produzione e del mercato. Tassare è più facile che mandare a casa un qualunque Batman-Fiorito o che chiudere un piccolo (quanto inutile) ospedale di provincia. Ma neppure va scordato come in questo quadro la Francia spicchi per un eccesso ideologico che non sempre troviamo altrove.
Nulla avviene per caso e, nel corso dei secoli, prima dell’attuale capo di Stato socialista abbiamo visto succedersi a Parigi una lunga sfilza di innamorati del Potere: dal ministro Colbert al generale Napoleone, da Mitterrand a Sarkozy. Fu l’economista Friedrich von Hayek a evidenziare questo radicato statalismo affermando, non senza un certo humour, che “la Francia sarà liberale quando tutto il mondo sarà liberale”. Ed è infatti proprio l’Esagono che ha generato lo Stato moderno, il centralismo giacobino, la pianificazione tecnocratica e la regolazione pubblica di ogni aspetto della società. In pochi Paesi, inoltre, si registra una così netta accettazione del risentimento sociale e dell’odio per i ricchi.
Che ne risulterà?
Frédéric Bastiat ha spiegato bene, nel 1848, come l’aumento della pressione fiscale porti “il capitale ad andarsene e il lavoro a fermarsi”. E così con ogni probabilità la Francia sprofonderà ancor più nel vortice della depressione che sta distruggendo il Sud Europa – quello che proprio i francesi chiamano il “Club Med” – e in tal modo si avvicinerà sempre più a Paesi in gravi difficoltà come la Spagna e l’Italia. Ma mentre in queste ultime due società la rinascita delle realtà locali, che spingono per sganciarsi da Madrid e Roma, potrebbe in futuro offrire una chance per cambiamenti radicali, in Francia non c’è nemmeno questa speranza. Lo Stato centrale ha ormai quasi definitivamente cancellato la Provenza, la Bretagna, l’Alsazia e via dicendo. Lo Stato sovrano è ormai nel cuore e nella mente dei francesi, e giorno dopo giorno avvelena l’uno e l’altra.
Speriamo davvero, ricordando Hayek, che il mondo intero diventi liberale al più presto…
Mmm… interessante, quindi anche tu Carlo pensi che la via del liberalismo/libertarismo possa farsi strada solo con l’indipendentismo di alcune regioni degli stati odierni?
Anche io, in realtà da poco, penso che riusciremo a vedere un camiamento solo nel momento in cui alcune grandi regioni come la Scozia, la Catalogna, il Veneto, la Sardegna e la Corsica (visto che parliamo della Francia) proclameranno la loro indipendenza. Ma accadrà mai?
Attenzione, con l’iPad in sistema di Rating funziona male, ho dato 5 e ha segnato 2, ma non si può ritoccare….
Bravo, analisi ineccepibile.
Questo porta, per associazione di idee, a sponsorizzare la secessione dallo stato centrale da parte di ogni realtà locale: sono anni che lo credo fermamente, per semplice percezione, ora ho anche una motivazione storica.
Molto bravo.
Parlerei anche della Svizzera…
Splendido, e amarissimo, articolo.
Ho sbagliato a votare il rating, volevo dare il punteggio massimo (5 stelle) ma dopo la prima si è fermato, c’è poco damaggiungere, ottima analisi condivido pienamente.