E se nascesse un’Europa elvetico-britannica? Un’Europa delle libertà?
Uno dei padri dell’Europa contemporanea, Jacques Delors, l’ha detto senza mezzi termini nelle scorse ore in un’intervista rilasciata al quotidiano economico tedesco Handelsblatt: è meglio che il Regno Unito lasci l’Unione, sviluppi un legame di tipo diverso (analogo – aggiungo io – a quello che collega l’Europa e la Svizzera, grazie ai cosiddetti “bilaterali”) e permetta quindi ai 26 Paesi rimanenti di consolidare sempre più le proprie istituzioni, costruendo un vero e proprio super-Stato.
Delors ha affermato che “se i britannici non seguono la tendenza andante verso più d’integrazione nell’Unione europea, potremmo malgrado tutto restare amici” ma adottando un rapporto di tipo differente. Per Delors Unione e Regno Unito potrebbero sottoscrivere “una forma come quella dello spazio economico europeo” o “un accordo di libero-scambio”. Ovviamente, anche dopo l’eventuale uscita dall’Unione il Regno Unito resterebbe “un partner privilegiato” dal momento che si tratta di una realtà “strategica ed economicamente importante, ma come lo sono pure altre Paesi”: India e Cina, in particolare.
Questa intervista è importante per il prestigio di chi l’ha rilasciata, per il contesto (un prestigioso giornale tedesco) e perché mai come ora si parla in termini concreti della possibilità che la Gran Bretagna abbandoni Bruxelles al suo destino. E non tutto in questa prospettiva sarebbe negativo.
È chiaro che, purtroppo, l’uscita di Londra lascerebbe mano libera agli strateghi del Nuovo Ordine Mondiale su scala continentale: a quanti vogliono rafforzare l’Unione al fine di concentrare sempre più i poteri, ridurre la concorrenza istituzionale, uniformare legislazione e tassazione, allontanare i centri decisionali dai propri “sudditi”, costruire meccanismi di potere sottratti a ogni verifica e competizione. Ma al tempo stesso questo nuovo scenario aprirebbe importanti prospettive.
L’uscita dalla Ue di un Paese del peso e del ruolo (storici, culturali, economici) che ha il Regno Unito illustrerebbe con la massima evidenza al mondo intero che non sta scritto da nessuna parte che quel più d’integrazione politica europea che tutti i Delors del Vecchio Continente considerano come inevitabile sia tanto scontato e senza alternative. Se l’Europa è stata grande quando è stata divisa politicamente e anche per questo motivo assai integrata culturalmente ed economicamente (durante gli ultimi secoli del Medioevo e durante l’età rinascimentale), oggi potrebbe riscoprire quel suo passato glorioso che ne ha fatto il centro del mondo senza che Genova fosse governata come Bruges, senza che Londra avesse lo stesso re di Parigi, senza che le Province Unite fossero mai costrette a fondersi con la Lega Anseatica.
L’uscita del Regno Unito dall’Ue sarebbe un passo importante – e probabilmente decisivo – verso un’Europa più plurale e liberale. E questo sembra tanto più importante nella fase storica attuale, che vede fondamentali aree del continente (Fiandre, Catalogna, Veneto, Euskadi, Scozia ecc.) rivendicare l’indipendenza. In tali comunità si chiede di votare per la propria libertà e difficilmente qualcuno potrà negare loro questo diritto, violando il diritto internazionale – principio di autodeterminazione – e calpestando i numerosi impegni che i singoli Stati hanno assunto in tal senso. Ma una delle minacce che i poteri centrali utilizzano, lo si vede nel contrasto tra Spagna e Catalogna, consiste proprio nell’opporsi a un eventuale ingresso di queste nuove realtà nell’Unione.
Un Regno Unito fuori dall’Unione creerebbe di fatto una “seconda Europa” e darebbe un’alternativa ai nuovi nati. A Bruxelles avremmo un’Europa burocratica e centralista, mentre Londra potrebbe collegarsi ai Paesi dell’Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e attirare a sé quelle realtà più dinamiche che sfuggono alla tirannia di un potere centrale oppressivo e che – nella scelta tra Ue ed Efta – potrebbero trovare molto più attraente un largo accordo di libero scambio che offra quasi tutti i benefici della Unione europea, rinunciando a tutti gli oneri. La Catalogna e il Veneto potrebbero guardare con interesse alla Svizzera e al Regno Unito quale alternativa ai burocrati di Bruxelles.
Gli stessi Paesi fuggiti dal giogo sovietico, a partire dalla Polonia e dalla Repubblica Ceca, potrebbero trovarsi assai più a loro agio in questa nuova Europa elvetico-britannica. Una vera Europa delle libertà.
Eh, sì… Madison era fautore di repubbliche estese e poteri concentrati e lontani dai cittadini. Ma l’antidoto libertario al centralismo – foriero di tanti danni alle libertà americane – formulato nel “Federalist” è il grande e caro Thomas Jefferson.
Consiglio di leggere questo pezzo di james Madison scritto nei federalist paper , prende la posizione che più una repubblica sará estesa e più sarà rispettosa dei diritti in particolare delle minoranze
http://www.libertarianism.org/publications/essays/federalist-no-10
Condivido al 100% il tuo post Carlo e non passa giorno che cerca di convincere i miei colleghi inglesi ad abbandonare la UE. Credo che li conosca già ma non posso che citare due grandi quasilibertari britannici: Daniel Hannan e Nigel Farange.
Un po’ meno di moderazione dei commenti nel blog delle libertà?
@Laurentinum : ma come scrivi?
@Carlo : ma cosa scrivi? In Europa non si distribuiscono vantaggi senza oneri a vanvera, l’Europa degli scrocconi: svizzera, norvegia, islanda esiste solo perchè è intesa ad attrarre quei paesi nell’Europa vera, non ha senso e non sarà fatto di dare gli stessi privilegi a paesi che vanno nella direzione opposta. Gli USA, la cina e l’india sono importanti ma non per questo abbiamo le stesse relazioni che abbiamo con l’islanda (il criterio appunto non è importanza, ma futura inclusione). Commento solo questo perchè viene tirato in mezzo Delors, il resto dell’articolo sono banane, come se citare il Veneto come autonomia non distruggesse già di per sé la rispettabilità dell’articolo.
In fede:
il nuovo ordine mondiale
Che l’italia esca dall’EU e dall’euro per seguire le orme della GB con un accordo EFTA. Che l’Italia abbia tre valute una al nord al centro e al sud , ognuna fluttuante liberamente , la competizione valutaria , fiscale e di legge pro business interne e esterne ha una nazione sono il vento della crescita , l’armonizzazione crea l’alta pressione o la bonaccia assoluta della crescita dell’economia . Mai l’Europa si sarebbe sviluppata ho risollevata dalle sue ceneri in 1945 con la moneta unica (, per la chronaca nel 1943 con il Reich mark c’era una specie di moneta unica )