A Trieste sta nascendo l’anti-Risorgimento delle libertà
Che succede a Trieste? Perché migliaia di persone sono scese in piazza il 15 settembre scorso per rivendicare la propria indipendenza da Roma e un numero analogo se non maggiore scenderà domenica 8 dicembre, sempre convocato da quanti auspicano una Trieste indipendente e – come cavallo di battaglia – hanno adottato la questione del porto?
La vicenda triestina ha una sua singolarità legata agli strascichi della Seconda guerra mondiale e alla contesa, tra Italia e Jugoslavia, di un’area di confine di cui la stessa città faceva parte. Ci fu poi l’amministrazione da parte dell’Onu e ora vi è un movimento popolare dalla forza sempre crescente che, in virtù del mancato rispetto di norme di diritto internazionale, chiede che il Territorio Libero di Trieste venga rispettato nella propria indipendenza. La battaglia è giuridica, ma in definitiva è anche e soprattutto politica e culturale.
Trieste non è una città qualunque nella storia italiana. I poveri ragazzi bergamaschi, pescaresi o palermitani che furono mandati a morire nelle trincee della Prima guerra mondiale (o che furono decimati dagli stessi fucili italiani) furono vittime di una retorica patriottica che annullava l’individuo nella Nazione e che, quale realtà simbolica, investì molto su Trieste: questa formidabile città adriatica e mitteleuropea, da sempre incrocio di etnie venete, ebraiche, germaniche, slave e altro ancora. Nel fanatismo nutrito di ideali nazionali che ha trascinato l’Europa nelle due guerre mondiali Trieste doveva essere governata da Roma, diretta dal ceto politico italiano, strappata da quella rete di relazioni storiche pluricentenarie che l’avevano fatta grande.
Oggi la questione di Trieste nasce da problemi molto reali. Come ha affermato Sandro Gomac (tra i fondatori del Movimento Trieste Libera, che sta mobilitando la città) in un’intervista rilasciata ad Alex Storti, è forte in città la necessità che Trieste torni “al ruolo eurocentrico che le compete, assumendo tutti gli aspetti portuali, finanziari, sociali ed urbanistici di una moderna città/porto d’importanza mondiale”.
Ma questo risveglio è emblematico. L’imporsi dell’MTL sulla scena della città ci dice che – a un secolo di distanza dall’inizio della Grande Guerra figlia dei processi di unificazione dell’Ottocento – gli Stati nazionali sono ormai destinati a uscire di scena. L’Italia si avvia ad essere un fenomeno del passato. Ancora non sappiamo se il processo di disgregazione partirà da Trieste, oppure dal Tirolo meridionale, oppure dal Veneto o da qualche altra area.
Ogni patriottismo è ormai morto nel cuore di tutti noi e ora abbiamo dinanzi solo i disastri di una politica irresponsabile, criminale e cialtrona. Prima si gira pagina e meglio è.
http://youtu.be/fVl88nm_OFA
Come vede, prof. Lottieri, di retorica nazionalista da certe parti ne scorre a fiumi e non necessariamente da parte dei patriottardi pro risorgimento… lasciamo perdere lo spirito libertario apolide che si suppone essere dietro a determinati movimenti antistalisti: qui è puro confronto nazionalista ed internet, dove ognuno può leggere la propria verità che più gli aggrada è il santo graal dei revanscismi e delle nostalgie, eppure sono passati già cento anni (invano, a leggere di soldati che spezzano fucili sulla testa di altri….)
@ Sandi Stark, la lascio alle sue esaltazioni austro-ungariche, con il supposto brulichio di popolo con la canottiera con l’aquila bicipite sotto la camicia e vado a rileggermi “Le Maldobrie” di Carpinteri e Faraguna: sempre fantasticherie su una certa parte di mondo d’inizio secolo (non questo eh ? quello di prima), ma almeno leggere e divertenti…
“dovettero” e non “doverono”, errata corige
Piccolapatria… “friulana” della Valcanale? Oh bella, lo sa che la Valcanale è sempre stata Carinzia? Lo sa che a Tarvis non abitavano friulani e che questi si trovavano caso mai dalle parti di Pontaifel o forse a Klausen, perchè già a Wolfsbach non ce n’erano? In altre parole, i friulani presero il posto degli austriaci e degli sloveni che doverono lasciare la valle dopo il 1918. Niente di male per Lei ed i suoi avi, ma è cosciente di questo fatto?
@6 Andrea B. La smetta di accusare di falso chi smentisce i falsi storici. Siamo arcistufi della Vostra Storia taroccata, una massa sempre più imponente di persone scrive “meno male che c’è Interet, altrimenti non mi sarei mai reso conto delle balle che gli italiani ci raccontano da quando andiamo all’asilo”.
Le conferenze per il centenario della 1° GM si fanno ogni settimana, vengono storici austriaci, ceki, ungheresi e di tutti i Paesi. Le salette sono sempre più affollate, a volte se ne fanno due in contemporanea e gli amici si dividono le presenze per poi raccontarsi.
Le commemorazioni storiche, le feste per Franz Josef, le mostre sulla nostra Marina e sui nostri eserciti sono sempre piene, i “treni storici” attraggono quasi altrettanta gente delle partite di calcio. Le librerie storiche non hanno mai venduto tanto, i mercatini di “militaria” vendono a più non posso e tra le repliche più richieste c’è il Kappenazbeichen “Isonzoarmee”, quello con un nostro soldato che rompe il fucile in testa ad un bersagliere. Ormai si vede gente che lo porta sul berretto di tutti i giorni.
Le commemorazioni dei nostri defunti nei nostri piccoli cimiteri carsici, vedono più gente che a Sredipolje (Redipuglia per voi) nonostante i vostri torpedoni ed i vostri viaggi speciali. I nostri vannno con l’auto scassata e con l’autobus, tanti anziani non vengono perchè vi si accede tramite percorsi alpinistici e non tramite le vostre scalinate.
Questo è il clima, giusto per chiarire il contesto. Veniamo ora alle balle storiche che Lei pretende di spacciare ancora proprio a noi, che abbiamo sentito la nostra storia dalle parole dei nostri nonni e l’abbiamo letta nelle loro lettere che conserviamo gelosamente nei cassetti.
” perché venivano mandati in Galizia contro i russi e non sul fronte vicino a casa contro gli italiani ?”
Perchè quando partirono i nostri 32.500 coscritti era il 1914 e voi eravate alleati. Tuttavia un Battaglione di coscritti del 1915 del 97° Reggimento “triestino” si fece la 3° e 4° battaglia dell’Isonzo sul Monte San Michele a Bosco Cappuccio, con morti e feriti. Vada a vedere, c’è un monumento che gli immigrati coloniali rompono continuamente. E noi lo ricostruiamo, come i nostri nonni ricostruivano pazientemente le trincee.
Altri dei nostri morirono sempre sull’Isonzo nel 47°, nel 27°, nel 17° Reggimento di fanteria ed in altre formazioni dove capitavano in misura inferiore. Un mio zio morì a Tolmin proprio nel periodo di presenza di Pertini, potrebbe anche averlo ammazzato lui che si trovava ad oltre 500 km da casa sua. Le nostre famiglie avevano metà dei loro figli morti in guerra ed una discreta parte di essi fu ammazzata direttamente dagli italiani.
Il 97° Reggimento ebbe 400 decorazioni nei primi 9 mesi di guerra, poi non si sa perchè sparirono gli archivi. Entro il 1918 ebbe 10 medaglie d’oro. Un triestino ebbe la più alta onoreficenza militare, l’Ordine di Maria Teresa ed altri due goriziani gli fecero compagnia.
Molti triestini di Marina furono decorati, uno con medaglia d’oro perchè morto mentre tentava di entrare a Venezia con il suo sommergibile. A Trieste c’era un battaglione di volontari, il See Battalion Triest.
250 ragazzi minorenni di 16-17 anni si arruolarono nel 1915, mentre gli irredentisti che si arruolarono con l’Ialia nel 1915 furono esattamente 240 in tutto, non uno di più. Un’altro battaglione di volontari era nel Friuli goriziano, un’altro ancora era in Istria; se si ferma a Duino puà ancora vedere il monumento ad altri volontari istriani di Marina. Altri triestini militarono nei Servizi Segreti, uno partecipò alle azioni che causarono l’affondamento delle vostre corazzate, un’altro aveva organizzato la più importante rete spionistica in medioriente e ve la fece sempre sotto al naso perchè morì tranquillamente a Trieste molti anni dopo la fine della guerra, con pensione ed appartamento pagati dai nuovi possessori (voi) del Lloyd Austriaco.
Chiaro il concetto? Non tentare di vendere frigoriferi agli esquimesi… quando si rendono conto di non averne bisogno e che il loro freddo è migliore e più genuino, non ne comprano più.
A completamento dei miei commenti precedenti, porgo una domanda: chi è un triestino?
Con malizia, ci sono coloro che asseriscono che i triestini veri si trovano ormai tutti in Australia, o in USA o in Canada.
Dimenticando però, che anche in quei luoghi le famiglie si sono ormai mischiate.
Se analizzassimo il DNA di un triestino qualunque, nove a dieci che ci troveremmo dentro sangue slavo, italiano da nord a sud, greco, ungherese, austriaco, francese, istriano, dalmata, ebraico, svizzero, friulano e chi più decide di aggiungere aggiunga.
Siamo misti, su questo non c’è discussione.
il friuli ebbe, in molte sue parti, a conservare maggiormente, forse, una sorta di “purezza” nella discendenza.
Alla base di ciò motivi territoriali, economici, storici.
oggi, quando cammino per Trieste, non la riconosco più in molti dei suoi luoghi.
Intere zone sono quasi stravolte.
Si odono lingue diversissime, dal rumeno, al russo al ucraino e altre lingue provenienti da ogni dove. Provenienti da ovunque nel mondo. Dai Balcani all’Africa, all’Asia.
Che carattere ha un triestino?
siamo stati tacciati spesso, nel bene e nel male, di essere “Viva là e poi bon!”
Non credo sia proprio esatto.
Con l’Impero Austro-ungarico, il triestino era il bravo ed obbediente suddito?
Può darsi.
Spesso ho udito dire che il triestino, a causa di ciò, non ha iniziativa, nel senso che è un ottimo esecutore di ordini, ligio, obbediente, ma privo di creatività.
Invece, contemporaneamente, mi risulta che trieste sia da sempre un luogo di grande creatività: nell’arte in generale.
Trieste sa essere tutto e il suo contrario. Ma non sarà mai una città qualunque.
Auspico che per trieste vi sia un’attenzione sul piano economico, poichè siamo davvero in difficoltà.
I triestini sanno essere molto coraggiosi.
Credo che l’Italia abbia bisogno di Trieste, ma anche i triestini dovrebbero sentirsi amati dalla Patria.
Non siamo più la città dei grandi commerci. Siamo, veniamo definiti “Città della Scienza”.
Ma, la Scienza può necessariamente riguardare solo un numero limitato di persone.
E tutti gli altri?
Per questo comprendo questo spirito, questo desiderio di fuggire dall’italia.
Anche se non è la soluzione.
Non può essere la soluzione per le odierne generazioni.
ma, purtroppo, trieste è sostanzialmente una città di persone di una cxerta età.
Non può esserci vero rinnovamento laddove non c’è ricambio generazionale.
Un caro saluto a tutti.
@Piccolapatria. Buongiorno.
C’è una cosa che, almeno io che in una zona del grande Friuli ho vissuto, noto.
Si tratta della grande dolcezza che sta sotto ad una scorza dura che i friulani, a seconda delle zone più o meno, possiedono.
Qualcosa di struggente, che è molto diverso dal carattere dei triestini, ai quali mi pregio di appartenere.
Non è mia intenzione qui elencare i pregi e i difetti degli uni e degli altri.
Ovviamente, da triestina, sono orgogliosa di esserlo e ritengo che trieste sia stata troppo e troppo spesso strumentalizzata a vari livelli.
Questo può, in parte, spiegare una Sua apparente “chiusura”.
Le nuove generazioni, anche ai mezzi che hanno a disposizione, hanno una nuova visione delle cose.
Quindi, non dovrebbe destare meraviglia che una città ritrovi un Suo orgoglio.
poi, non sta a me sindacare chi pensa cosa.
Di certo posso dire che il Friuli-Venezia giulia è una regione importante, dove c’è tanta gente a tutti i livelli che sa operare con tenacia, con rispetto, con competenza.
riconoscere l’autonomia, anche storica, non significa, secondo me, necessariamente dividersi.
Un abbraccio ai friulani e ai triestini e a tutti coloro che da qualunque luogo si siano integrati con popoli dalla grande storia.
Cari saluti.
Andrea B. Nessun vittimismo: semplicemente trattasi di dati oggettivi. Il friulano è stato riconosciuto come lingua. Il triestino viene considerato un dialetto, uno dei tanti.
Il territorio del Friuli è oggettivamente di un’estensione non proporzionabile con quello triestino, che è esiguo e a ridosso di un confine assai difficile fino a non molto tempo fa.
Che l’emigrazione abbia svuotato la città di Trieste negli Anni Cinquanta è pure esso un dato oggettivo, così come lo è l’esistenza di una legislazione approntata all’epoca per affrontare l’emergenza dell’esodo degli istriani-dalmati.
Poi, ciascuno può andare a vedersi quelle norme, osservare come e dove e per chi trovarono applicazione etc. etc.
Trattasi in sostanza di territori con una storia assai complessa.
depaoli. fabrizio. Invece, secondo me, non è secondario confondere Fruli, tanto siamo Friuli- (linetta)- Venezia Giulia.
I Friulani hanno loro scuole tutelate, hanno loro riti tutelati, hanno milioni di euro devoluti alla “lingua friulana”, se ne guardano dal mischiarsi con i “giuliani”. Sono, in sostanza, persone magnifiche, ma separate dal resto.
*NADIA VOUCH*
Ben trovata…Spero non le sia sgradito che, da friulana ( montanara della Val Canale), mi associ allo spirito della sua precisazione. E’ una lunga storia di mancato riconoscimento della particolare specificità e complessità che esiste nella nostra comune regione che è stata denominata “Friuli-Venezia Giulia”; da qui probabilmente discende la semplificata denominazione “i friulani”. Fino a qualche decennio addietro la gran parte degli italiani manco avrebbe saputo collocare, nella carta geografica, la posizione di Udine; poi è venuto il gran terremoto e allora si è capito che lassù verso est c’erano italiani dallo strano parlare e che, vicino sul mare, stava quale capitale della regione, la diversissima e “unica” Trieste.
Un cordialissimo saluto.
@ Marco Franco dimenticavo: ” i propri cari che hanno combattuto sotto l’Austria” ?? Santo cielo, siamo nel 2013 e poi, se bisogna voltare pagina dai discorsi anni ’50, che dire di quelli del ’15 ? I discorsi fatti per il povero contadino siciliano mandato a morire nelle trincee del Carso credo che valgano anche per il coscritto triestino mandato in Galizia a combattere e schiattare a gloria dell’imperatore…ah, a proposito: perché venivano mandati in Galizia contro i russi e non sul fronte vicino a casa contro gli italiani ? Eppure dicono che non ci sia combattente più agguerrito di quello che difende casa propria dagli “invasori”…
@ Marco Franco: “l’esodo forzato di triestini dopo il ’54 per fare posto agli istriani” è una sciocchezza e falsità colossale.
Dopo quella data tanti triestini, al pari di altri italiani, istriani compresi, che avevano già preso la strada degli oceani, iniziano ad emigrare per motivi economici perché per Trieste cessano i finanziamenti a pioggia generosamente elargiti dal Governo Militare Alleato che fino a quel momento aveva retto la città, soldi che avevano creato una sorta di benessere artificiale e parassitario che così ebbe a finire.
Oltre ad essere falso, poi parlare di “esodo” accostandolo a quello istriano è pure offensivo verso chi una pulizia etnica la subì per davvero.
@ Sig. Paolini: vedo che le è stato già fatto notare da un altro commentatore che Trieste non è Friuli…non si immagina quanto una simile cosa scateni il vittimismo locale: “Ecco, l’Italia ci ignora, non sanno manco che noi non siamo friulani” etc etc…
“Venezia Giulia” poi, secondo alcuni, è definizione artificiale, inventata per dare un nome a luoghi eterogeni: la città di Trieste, il Carso, la valle dell’Isonzo, l’Istria…appunto tutto quello che prima del ’45 era sotto sovranità italiana da quelle parti, ma non era riconducibile al Friuli.
Poi del Friuli bisognerebbe distinguere tra bassa friulana, fascia collinare e pedemontana e la Carnia: in provincia di Trieste poi c’è differenza tra triestini e carsolini, questi ultimi perlopiù della minoranza slovena che abitano appunto sul Carso, immediatamente alle spalle della città.
Mi sono dimenticato qualcosa? Ah, si tra Friuli e Trieste ci sono i territori di Gorizia e Monfalcone, che “in mezzo stanno” ed i cui abitanti si dicono bisiachi. Quante meravigliose differenze culturali e storiche in Italia ! (ops, ho detto “Italia”, qualcuno potrebbe risentirsene…)
Buona giornata
Nadia Vouch, la ringrazio per la precisazione.
Credo di non aver offeso nessuno perché volevo accomunarli solo per il desiderio di indipendenza dallo stato centrale, mi riferisco a quei triestini e friulani che, come me, desiderano più libertà ed indipendenza economica.
Sinceramente spero che siano in molti a volerlo prescindendo dal fatto che siano sardi, friulani, triestini, liguri, napoletani, ecc.. perché l’eccesso di controllo statale su tutti gli aspetti della vita degli uomini ed in particolar modo nell’economia, ha prodotto solo disastri e miseria.
Quando un’entità astratta ed inumana come lo stato socialista spiana come un rullo compressore tutte le differenze proprie degli individui e delle comunità, riduce il tutto ad una poltiglia omologata di “valori” ed indicazioni non riconoscibili e non condivisibili, aggiunge un livellamento verso il basso, la distruzione dello spirito imprenditoriale e del tessuto economico, si arriva per forza alla fame ed alla miseria e quindi alla logica e sacrosanta rivolta.
Un saluto .
Un link che esemplifica quanto sia importante il Porto di Trieste non solo per la città, ma per tutta la Mitteleuropa e la Padania : http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/11/15/news/porto-carenti-strutture-e-gestione-bmw-e-maersk-cancellano-i-treni-1.8119778
E’ solo un esempio, ma ci sarebbero migliaia di opportunità per incrementare i traffici e servire un’enorme bacino europeo. Ribadisco, la soluzione migliore sarebbe un nuovo porto vicino a Trieste perché serve spazio per movimentare migliaia di containers, migliaia di camion e decine di treni; in città non c’è lo spazio.
Possiamo pensare che a Roma qualcuno ci pensi? Al massimo pensano a come far pagare delle tasse non dovute, anche ignorando i trattati, tanto per grattare qualche soldo in più per pagare quelli che NON fanno funzionare lo Stato.
@depaoli.fabrizio. Buonasera.
Solo una precisazione al Suo commento: i triestini non sono friulani. C’è proprio una netta distinzione di origini e di linguaggio tra gli uni e gli altri.
Spesso accade che un po’ ovunque in Italia si identifichi il friuli con trieste.
Ma è errato.
Cordiali saluti.
Ecco quello che il direttivi tlt non vi dice…..
Cordialità
1) 1947 trattato di pace a Parigi: sottoscritto dalle potenze vincitrici (alleati) e sconfitte (asse), in totale 21, il trattato non è fatto dalle nazioni unite.
le potenze vincitrici IMPONGONO all’Italia la perdita di sovranità sulla zona di Trieste, zona che è bene ricordare già OCCUPATA dalle truppe alleate dal 1945, nella zona a gli alleati, nella zona b la Yugoslavia, IMPONGONO la nascita del tlt sotto mandato fiduciario internazionale delle nazioni unite (trust territory).
Secondo gli accordi, l’occupazione militare da parte alleata (zona a) e Yugoslavia (zona b) perdurerà fino all’instaurarsi dell’amministrazione fiduciaria internazionale da parte dell’ONU, al momento dell’instaurazione di tale governo, i residenti di tale territorio perderanno la cittadinanza della precedente sovranità, acquisendo la nuova cittadinanza.
NOTA 1 – il discorso sull’autodeterminazione non sussiste con questi presupposti, la creazione del tlt è stata un’imposizione delle potenze vincitrici, imposta non solo all’italia ma anche alla popolazione del territorio, senza alcuna consultazione della stessa che è bene ricordare era in entrambe le zone di cittadinanza italiana.
NOTA 2- Il discorso sulla cittadinanza del tlt: una cosa è che l’Italia abbia perso la sovranità immediatamente sul territorio, un’altra cosa è la cittadinanza della popolazione, il mantenimento di quella precedente è naturale anche se l’Italia aveva perso da subito la sovranità sul territorio, non vi può essere una nuova cittadinanza fino a che non si crea il nuovo stato da parte dell’ONU.
1947 – gli atti del trattato vengono immediatamente trasmessi all’ONU, che è bene ricordarlo solo acquisisce i trattati fra stati, non può dare giudizi di merito (il famoso art. 102 della carta ONU alias PAGINA 0), intenzione degli alleati è quanto prima creare il TLT e smobilitare da queste zone, fattore necessario per la sua creazione è che il consiglio di sicurezza decida la forma di amministrazione fiduciaria internazionale, come ben spiegato nella carta delle nazioni unite nel capitolo XII “REGIME INTERNAZIONALE DI AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA” e relativi articoli, la discussione in merito nel consiglio di sicurezza va in stallo fin da subito perché all’interno del consiglio non vi è accordo appunto sull’art. 81 della carta ONU: “La convenzione di amministrazione fiduciaria dovrà in ogni caso comprendere le condizioni in base alle quali il territorio in questione sarà amministrato e designare l’autorità che eserciterà l’amministrazione del medesimo. Tale autorità, qui di seguito indicata con l’espressione “autorità amministratrice”, potrà essere costituita da uno Stato o da più Stati o dall’Organizzazione stessa”, senza accordo sull’art.81 il TLT come stato NON PUO’ NASCERE, continua quindi l’occupazione militare alleata e Yugoslavia.
NOTA 1- Il capitolo XII della carta ONU riguardante il “REGIME INTERNAZIONALE DI AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA” è l’unico modo con cui l’ONU stessa ha diritto di amministrare un territorio, non ve ne sono altri, non essendo decisa in base all’art.81 del capitolo XII la forma di amministrazione del territorio, il nuovo stato non può assolutamente nascere, prova di questo, come già da me pubblicato, è il fatto che l’ONU non ha mai riconosciuto Trieste come territorio amministrato da essa, basta consultare la pagina onu relativa ai territori da lei amministrati: http://www.un.org/en/decolonization/nonselfgov.shtml Trieste non è assolutamente presente.
NOTA 2- è stato riservato un seggio onu al tlt ma solo nel caso che esso fosse stato creato, niente stato niente seggio.
1954- la situazione di stallo all’ONU perdura, nessuna intesa sull’art.81, si riuniscono quindi a londra le 4 nazioni coinvolte nella vicenda (USA,Regno Unito e Yugoslavia come paesi occupanti, Italia come stato avente una parte di territorio occupato, si ha il famoso memorandum di Londra. Viene stabilito che la zona a,occupata dal GMA, passi sotto amministrazione civile provvisoria italiana, la zona b, occupata da amministrazione militare Yugoslavia, passi sotto amministrazione civile provvisoria Yugoslavia.
NOTA 1- il memorandum di Londra è un accordo multilaterale fra stati, anche in questo caso l’ONU non ne è coinvolta, il passaggio ad ammistrazioni civili provvisorie non è quindi gestito dall’ONU secondo quanto dettato dalla sua carta al capitolo XII, va da sé che anche in questo caso è senza base giuridica parlare di “amministrazione fiduciaria internazionale” (trust territory).
NOTA 2- Il Memorandum costituiva una sistemazione provvisoria, in quanto nello stesso non si parlava di sovranità, ma di passaggio di amministrazione; ciò permise al governo italiano di non rinunciare – a quel momento – ad alcun diritto sulle terre istriane della zona B, anche se in realtà pochi si illusero che tali territori potessero essere riannessi all’Italia. Fu quindi l’Italia stessa a volere che vi fosse il termine “amministrazione” invece che “sovranità”, più che altro per questioni di politica interna, in quanto se fosse usato il termine sovranità, l’Italia già nel ’54 avrebbe rinunciato alla zona b.
NOTA 3- E’ priva di base giuridica la questione secondo la quale non tutti gli stati firmatari del trattato di pace furono informati della questione, a parte i 4 firmatari del memorandum, la documentazione fu trasmessa al segretario generale dell’ONU, venendo da lui poi inoltrata all’assemblea delle nazioni unite, ivi compresi gli altri 17 stati firmatari del trattato di pace, essi ebbero ben 23 anni per eventualmente opporsi al memorandum, fino al trattato di Osimo del 1977, nessuno si oppose.
1977- TRATTATO DI OSIMO: Italia e Yugoslavia fissano definitivamente le frontiere fra i due paesi, l’Italia rinuncia definitivamente a rivendicare la sovranità sulla zona b, la quale passa definitivamente sotto sovranità Yugoslavia.
NOTA 1- la famosa pagina 0 non è altro che l’art. 102 della carta delle nazioni unite, inserito nel capitolo XVI “DISPOSIZIONI VARIE”, è inserita in ogni trattato inviato all’ONU da uno stato membro.
NOTA 2- E’ priva di base giuridica l’affermazione che un accordo bilaterale tra stati non può modificare il trattato di pace del 1947 per i seguenti motivi:
1) esso non fu sotto egida delle nazioni unite ma sottoscritto dalle 21 nazioni belligeranti, l’ONU secondo l’art. 102 della sua carta non può dare quindi giudizi di merito.
2) le 21 nazioni firmatarie come su scritto non hanno sollevato nessuna questione di illegittimità già con il memorandum di Londra che modificò già allora il trattato di pace.
3) Osimo non và a ledere i diritti di nazioni terze rispetto alle due firmatarie.
NOTA 3- Il fatto che nel trattato di Osimo non si parli di sovranità è irrilevante, se la frontiera fissata tra Italia e Yugoslavia è corrispondente, risulta palese che il territorio al di qua o al di là della frontiera è sotto sovranità dell’una o dell’altra nazione.
NOTA 4- Il trattato di Osimo non è stato mai contestato da alcun organo sovranazionale o nazione stessa.
NOTA 5- Il trattato di Osimo, come del resto il memorandum di Londra, hanno mantenuto al contrario inalterata la parte squisitamente economica del trattato di pace, inerente la zona franca e il porto.
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.un.org%2Fen%2Fdecolonization%2Fnonselfgov.shtml&h=7AQGd7QUkAQFCwLYvdFCWIheq0_cG-eYUlP_fboj9Q9x8Ow&s=1http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.un.org%2Fen%2Fdecolonization%2Fnonselfgov.shtml&h=7AQGd7QUkAQFCwLYvdFCWIheq0_cG-eYUlP_fboj9Q9x8Ow&s=1
The United Nations and Decolonization – Trust and Non-Self-Governing Territories (1945-1999) http://www.un.org
| AUSTRALIA | BELGIUM | DENMARK | FRANCE | ITALY | NETHERLANDS | | NEW ZEALAND | PORTUGAL | SOUTH AFRICA | SPAIN | UNITED KINGDOM | UNITED STATES
Non vedo problemi applicando un sano pragmatismo semplificato.Volete l’indipendenza?Bene,si fa un referendum e si decide per il sì o per il no con il 50% più un voto fra gli aventi diritto,non dei votanti.I problemi vengono dopo e sono di interesse economico quando si dovranno dividere debiti e strutture.Gli ideali sono bellissimi ma gli interessi lo sono di più.Ritengo di piccolo respiro questa smania d’autonomia.Quello che importa è l’economia di scala e se si pensa che chiudendosi nel proprio comune si possa competere meglio con la Cina o di captare maggiore benevolenza dai mercati,auguri.Questo paese,che non è mai stato nazione,può anche decidere di tornare all’epoca dei comuni e dopo sarà di nuovo “Franza o Spagna purchè se magna”.
Finalmente trovo il blog di Carlo Lottieri nella posizione che gli compete -nella prima pagina web de Il Giornale- .
Straconcordo al 100% con la conclusione di Lottieri: “PRIMA SI GIRA PAGINA, MEGLIO È”.
È quel tipo di mentalità che va presa ad esempio, lucida, logica, indipendente, pragmatica, fiera, risoluta, giusta e LIBERA.
Da piemontese sono un po’ “invidioso” di quanto siano avanti i friulani rispetto a noi, ma anche qui c’è molta gente simile, e mano a mano che riuscirà a comprendere l’inutilità del sacralizzare lo stato e soprattutto la dannosità che ne deriva, riuscirà a trovare quella determinazione utile per rendersi indipendente dal potere centrale e poter finalmente dar sfogo al suo vero potenziale umano ed economico sul libero mercato.
Tanto per cominciare da domani si smette di alimentare il mostro.
Un saluto .
@ MTL
i punti di vista degli uni e degli altri sono stati affrontati, ed anche parecchio, nel dibattito locale di questi ultimi tempi, come pure certe domande e considerazioni che rimangono senza risposta da parte vostra; trovo quindi inutile replicare in questo blog quanto è già avvenuto e discusso altrove.
Mi limito a far osservare, ripetendo quanto scritto precedentemente, all’ottimo Lottieri, pensatore liberale con cui mi trovo d’accordo su parecchi punti, che questa rinnovata “questione di Trieste” non ha niente a che fare con tesi (che condivido appieno) anti stataliste e del libero individuo schiacciato dal leviatano pubblico… qui di “anti” c’è solo un sentimento antinazionale rivolto contro gli italiani, nascente da un “piccolo patriottismo” localista, che, per carità, ha pieno diritto di cittadinanza come qualunque altra idea, ma che collide anche questo con quanto scritto nell’articolo circa un patriottismo che sarebbe morto nel cuore di tutti…figuriamoci ..la chiave di lettura di questa vicenda è proprio il senso di appartenenza di ognuna della fazioni in campo.
Sulla questione del porto
Alle colonie del nord Italia, ma anche all’Austria, alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, ai Balcani, alla Baviera, ecc., servirebbe un grande porto adriatico in grado di accogliere le ultra-panamax da 9.000 containers da 40 piedi e di smistare le migliaia di containers che ciascuna di esse sbarca ed imbarca ad ogni fermata. La posizione del porto non può essere Trieste, ma sempre in Friuli, dove c’è lo spazio per costruire in mare le banchine per accogliere le navi da 400 metri di lunghezza e a terra per creare le aree per lo smistamento delle merci. Bisogna ispirarsi al porto di Rotterdam ed al suo recente ampliamento.
La vicinanza con il corridoio ferroviario 5, i valichi di Tarvisio, quello del Brennero, la relativa piccola distanza con il Gottardo ed il Sempione, farebbero di questo porto un’area di riferimento dell’interscambio fra la Mitteleuropa ed il resto del mondo.
Rivendicazioni locali o grande disegno?
Personalmente riconosco il valore delle rivendicazioni locali a maggior ragione quando sono sostenute da profonde ragioni storiche e validissime ragioni economiche.
Queste ragioni non riusciranno mai ad esprimersi nello Stato nato dal quel processo casuale chiamato risorgimento, avvenuto in assenza di una coscienza nazionale e trasformato in un’oligarchia corporativa dal fascismo prima e dalla prima e seconda repubblica poi.
Serve un progetto diverso, uno choc per rivitalizzare non solo una piccola area, bensì un’intera penisola. La mia idea è la costituzione di Stati indipendenti sul modello della Repubblica Ceca e della Slovacchia. Solo le nuove nazioni potrebbero realizzare un modello federale compiuto, come quello svizzero per intenderci.
Io lo so che questa frammentazione nasce perché lo Stato Italiano, da molto tempo, non si è svincolato dalla Burocrazia che a forza di Leggi lo sta letteralmente soffocando.
Io lavoro in Provincia di Ancona e Vi assicuro che faccio i salti mortali per riuscire a dare risposte celeri alle Imprese che si rivolgono al mio Ufficio.
Ultimamente, diciamo negli ultimi due anni, ho seguito le vicissitudini di un’Impresa Cecoslovacca, con Filiale in Italia (Brescia), che intendeva esercire una centrale idroelettrica.
Ci si è messa di mezzo la Procura che ha interrotto i lavori per un progetto che non era giunto alla Sovrintendenza e poi, dopo un salasso di centinaia di migliaia di euro ecco la Piena.
La centrale completamente sommersa e quelli della Sovrintendenza che si preoccupavano di un albero e quello dei Verdi che non era stata fatta la compensazione di verde; la Piena si è portata via anche quello che era stato piantato, persino un ponte pedonale.
Dove vivono questi Soggetti così amanti della Natura da sacrificare ogni umanità per un principio astratto ed effimero dato che gli uomini non sono belve come credono.
Parlare di Trieste non dice nulla a Noi che lottiamo contro questa Burocrazia e, se volete saperla tutta, è solo come la febbre alla malattia; curiamo la malattia e la febbre vola via. Shalom e grazie di aver potuto esprimere il mio rammarico per ciò che mi date da fare.
Un Dipendente Pubblico che vuole fare. Adriano da Cingoli che sta un po’ più in alto di Ancona ed è chiamato il “Balcone delle Marche” e da noi si dice:” a Cingu non fa mai notte”; stiamo in alto ed il sole tramonta più tardi (ci consoliamo con poco mica siamo Triestini tristi e carini).
Andrea dimentica un po di cose..
L’esodo dei triestini dal 54 in poi (forzato per far spazio agli istriani, stimato in 100mila persone -su 230mila) non aiuta certo a vedere di buon occhio i nuovi venuti, ne il fatto di dimenticare i propri cari che con l’Austria hanno vissuto e combattuto.
Ignora anche che il problema non sono altri binari, giá presenti, ma il cancellamento dei convogli, l’annullamento e la sopressione dei collegamenti con il centro europa, il fatto che le ferrovie italiane fanno pagare ai treni merci una triplice tassa per uscire dalla sola Trieste.
Inoltre ignora come anche nella zona B ci sia un movimento che si sta muovendo, con tanto di interrogazioni parlamentari.
Pero sembra la tipica cecitá di una parte politica che vuole mantenere lo status quo..
@Andrea B.
cosa che avrebbe dovuto creare di punto in bianco un nuovo staterello, senza nemmeno doversi prendere il disturbo di chiedere, con una consultazione popolare, il parere dei cittadini interessati !
Questa frase mi piace molto, anzi moltissimo; ci hanno chiesto quando hanno deciso di far diventare Trieste italiana? Ci hanno chiesto quando hanno deciso di lasciare le cose come stavano con la ex zona A e B? Ci hanno chiesto qualcosa quando hanno fatto lo sciagurato trattato di Osimo? Io c’ero, almeno durante Osimo e nessuno mi ha chiesto niente!!!
“La battaglia è giuridica, ma in definitiva è anche e soprattutto politica e culturale.”
secondo me:
La battaglia è giuridica, ma in definitiva è anche e soprattutto economica.
@Andrea B.
“il movimento è ben foraggiato finanziariamente parlando”
Per nulla. Ci sostengono solamente le offerte di soci e simpatizzanti, null’altro. Nessun grande vecchio, nessun fondo occulto, nulla di nulla.
“tesi sconfessata in punta di diritto internazionale dal TAR, dalla Slovenia e dal’ONU stessa”
L’ONU non ha sconfessato un bel nulla. O qualcuno crede ancora alle panzane di Piccolo & friends?
http://www.triestelibera.org/2013/10/il-piccolo-vs-onu-che-bella-figura-trieste-ringrazia/
La sentenza del TAR, poi, è quello che cercavamo da quando abbiamo iniziato: un’auto-ammissione di colpa dalla parte in causa, che avrà delle conseguenze.
Ma non illudetevi, la nostra azione non si basa su “le carte”, ma su qualcosa di molto più solido e difficile da cancellare: quella vocazione che Trieste ha per natura, che l’italia nega reiteratamente/criminalmente e che l’autore del post ha ben compreso.
“basterebbe farsi un giro in certi ambienti del MTL”
Non esistono, “certi ambienti MTL”. Il nostro è un movimento eterogeneo e plurilingue, vi si ritrovano ovviamente dei cittadini di Trieste, che hanno delle opinioni.
Ma da parte nostra, abbiamo sempre agito fermamente contro chi esprimesse razzismo contro chicchessia, anche allontanandoli dal nostro movimento/bannandoli dalle nostre pagine.
Qualunque razzismo è la negazione di una Trieste internazionale, lo capisce anche un bambino.
Assurdo, quindi, imputare cose del genere ad un movimento come il nostro — forse solo perché si fa un po’ di fatica a comprenderlo…
“Insomma Trieste incrocio di tante culture si, ma non di quella italiana.”
“Interessante in questi senso è la tradizionale subalternità degli indipendentisti all’elemento slavo”
Cos’è, la copia della propaganda itailana degli anni ’50? Suvvìa, ci si può inventare di meglio.
Per noi le divisioni fra slavi, italiani e quant’altro, non esistono né hanno il minimo senso.
Trieste è un punto d’incontro, per noi esistono triestini di lingua italiana, triestini di lingua slovena, e così via. E questo è quanto, evitiamo di perdere altro tempo con queste idiozie, magari ne guadagneremmo un po’ tutti, nazionalisti inclusi.
“quali sarebbero le responsabilità italiane se pochi decenni dopo la cortina di ferro precluse ogni traffico verso est?”
Domanda legittima. Ecco alcune risposte: http://www.triestelibera.org/wp-content/uploads/2013/11/piattaforma_porto_2014.pdf
Non ci giurerei che il patriottismo sia morto e sepolto. La partecipazione alle celebrazioni del 150° dell’unita’ d’Italia sono andati oltre le aspettative piu’ rosee, personalmente ho visto ( da Torino in giu’) migliaia di tricolori appesi alle finestre ,anche nei quartieri popolari. Piu’ i politici attuali si rivelano cialtroni e criminali piu’ la gente vuole identificarsi con qualcos’altro. E a parte i sudtirolesi che sono 4 gatti spelacchiati ,questo qualcos’altro e’ proprio il Paese , la nostra storia millenaria ,la nostra cultura , la nostra arte. La secessione , a quanto risulta , non la volevano veramente neanche i leghisti piu’ sfegatati…
“L’imporsi del Movimento Trieste Libera” è una parola grossa: certamente il movimento è ben foraggiato finanziariamente parlando e benché affondi su radici culturali innegabili, in quanto l’autonomismo triestino non nasce di certo ieri, resta da vedere su quanta parte della popolazione possa effettivamente contare. Di sicuro su tanti che hanno debiti con Equitalia e sperano in un “colpo di spugna” che affermi la mancanza di giurisdizione italiana a riguardo. Emblematica in questo senso è l’aver puntato tutte le carte su una mera questione giuridica, andando ad affermare l’esistenza del “Territorio Libero”, (tesi sconfessata in punta di diritto internazionale dal TAR, dalla Slovenia e dal’ONU stessa), cosa che avrebbe dovuto creare di punto in bianco un nuovo staterello, senza nemmeno doversi prendere il disturbo di chiedere, con una consultazione popolare, il parere dei cittadini interessati !
Il principio di autodeterminazione dei popoli è una cosa seria, molto seria e non può essere soppiantato da qualche tesi campata per aria sui trattati internazionali post seconda guerra mondiale, cosa che vorrebbe mettere di fronte alla popolazione il fatto compiuto dell’indipendenza… anche se qualcuno del MTL si ritroverebbe così a fare il nuovo capetto della città “senza nemmeno passare dal via”.
Lottieri certamente è affascinato dalla possibilità di negare l’esistenza dello stato in quanto tale e tanti a Trieste, ma non solo, non ne possono più di uno stato cialtrone come quello che abbiamo a Roma, ma basterebbe farsi un giro in certi ambienti del MTL per capire che la questione non è anti statale (parecchi rimpiangono l’ Austria Felix imperiale, che certamente amministrazione efficiente era altresì fortemente paternalista ad anti individualista), ma piuttosto anti nazionale, ai limiti del razzismo contro gli italiani, soprattutto quelli “rei” di essere venuti a Trieste dopo il ’54 (c’è chi non gli vorrebbe neppure far votare nell’ipotetica città stato di Trieste)…”talian” gli chiamano per dispregio, per non parlare dell’ostilità contro gli istriani stabilitisi in città dopo l’esodo, a cui sarebbero state date troppo agevolazioni risarcitorie nel corso degli anni.
Insomma Trieste incrocio di tante culture si, ma non di quella italiana.
Interessante in questi senso è la tradizionale subalternità degli indipendentisti all’elemento slavo: il Territorio Libero era stato suddiviso dopo il ’45 in una zona A (Trieste e dintorni) sotto amministrazione militare alleata ed una zona B, (zone costiere dell’Istria fino a Cittanova) sotto amministrazione militare jugoslava, ma de facto già annessa alla Jugoslavia…credete che questa gente sia andata a rivendicare qualcosa a Lubiana e Zagabria? Manco per sogno…solo la zona A, ritornata all’Italia, è oggetto attualmente di contestazioni.
Infine la questione del porto: certamente la vittoria italiana nella prima guerra mondiale tolse a Trieste la comoda posizione di porto quasi monopolista ( qualche banchina c’era anche a Fiume) dell’impero austro-ungarico, ma quali sarebbero le responsabilità italiane se pochi decenni dopo la cortina di ferro precluse ogni traffico verso est?
Lungi dalle lamentazioni complottiste che darebbero all’Italia la responsabilità di aver favorito Genova, perché non si guarda prima in casa? Dai padroni locali dei magazzini portuali extradoganali, da sempre molto più interessati, per i loro stoccaggi allo status quo piuttosto che all’incremento dei traffici portuali, fino alle gestioni pubbliche, molto più interessate a distribuire posti e poltrone che all’efficienza dello scalo.
Attualmente il nemico del porto di Trieste è la cronica mancanza, (che interessa tutti porti italiani, mica solo le banchine triestine !) di infrastrutture di collegamento con i mercati europei ed anche qui sarebbe interessante sapere come Movimento Trieste Libera intenderebbe destreggiarsi con i vari ambientalisti locali che paventano distruzioni del Carso triestino se venissero posati altri binari.
Il porto di Trieste godrebbe di formidabili vantaggi extradoganali ed extraterritoriali in forza del Trattato di Pace ed anche se alcuni punti sono ormai inapplicabili (vedi le riserve di traffico per navi battenti bandiera di stati interni della mitteleuropa…quali navi oggigiorno? ), le opportunità ci sarebbero, ma per dire allo stato daziere che nei punti franchi del porto non ci deve nemmeno mettere il naso è cosa che non riesci a fare con un po’ di folclore indipendentista e nostalgie viennesi…