Belgio in disgregazione? Ora tutto è possibile
Tra poche settimane, in coincidenza con il voto europeo, gli elettori belgi saranno chiamati anche a rieleggere i parlamentari federali e i componenti delle assemblee regionali. La consultazione sarà fondamentale per il futuro del Belgio, la cui unità appare sempre più in discussione.
In effetti, dopo decenni durante i quali comunque si è comunque sempre fatto i conti con un sistema politico spezzato tra valloni e fiamminghi (con un partito liberale del Nord e uno del Sud, un partito socialista del Nord e uno del Sud, ecc.), ora la polarizzazione sembra destinata a crescere. Gli ultimi sondaggi (barometro politico LaLibre/RTBF/Dedicated) danno fortissima tra i fiamminghi La Nuova Alleanza Fiamminga (N-VA), accreditata di un 32,9% tra gli elettori fiamminghi, mentre in Vallonia il partito che prevale è quello socialista di Di Rupo, che potrebbe ottenere il sostegno del 29,3% dei valloni. In questa situazione, l’unità politica è sempre più a rischio.
I fiamminghi, che sono maggioranza linguistica e ancor più economica, appaiono quindi orientati a dare massicciamente il proprio sostegno a una formazione separatista, collocata sul centro-destra, volta a difendere gli interessi dei “produttori” fiamminghi ormai stanchi di finanziare politiche assistenziali a sostegno della parte meno avanzata del Paese. In questa situazione, se i valloni puntano su un partito socialista affezionato alla spesa pubblica e determinato a sostenere scelte redistribuitive, la possibilità di una dissoluzione del Belgio si fa ancora più forte. Nel contrasto tra Nord e Sud, in effetti, all’asse linguistica che contrappone quanti parlano francese e quanti parlano neerlandese, e all’asse economica che oppone chi dà più di quanto non riceva e chi riceve più di quanto non dia, si aggiunge ora anche il contrasto – fondamentale nell’epoca contemporanea – tra liberalismo e socialismo.
La Nuova Alleanza Fiamminga è infatti un partito liberalconservatore e moderato, che si oppone a una spesa pubblica eccessiva, al dilatarsi della burocrazia, alla tassazione da rapina. Al Sud invece crescono i socialisti, mentre i liberali valloni del Movimento Riformatore sembrano perdere punti percentuali rispetto a precedenti rilevazioni.
Le Fiandre chiedono l’indipendenza e meno intrusione dello Stato. La Vallonia si sforza di salvare l’unità belga e sposa logiche stataliste. Difficile che un matrimonio così malriuscito possa durare a lungo.
Marco il 22 aprile 2014 alle 11:20:ù
L’Italia odierna ha 150 anni, ma esisteva anche unita e ben più grande duemila anni fà, l’Impero è durano molti secoli, ieri era il natale di Roma, 2767 anni dalla fondazione, ovvero la grande città più antica del mondo, possibile che queste cose non se le ricorda nessuno, aveva un milione di abitanti quando gli altri stavano nelle capanne in mezzo ai boschi.
Chiedo scusa, ma come si fa a dire che l’Italia è uno degli stato antico? Ha appena 150 anni.
Francesco_P il 21 aprile 2014 alle 18:53:
Ho fatto chiaro riferimento al tempo andato, quando erano gli altri a venire a Roma in ginocchio, ora può essere solo un sogno, ma sbriciolati credo che saremmo preda ancora di più.
Anche dalle mie parti rivorrebbero il granducato, peccato che il granduca era austriaco.
@ mariolino il 21 aprile 2014 alle 14:46:
Un po’ di spirito d’osservazione: l’Italia unita ed acciaccata non è forse diventata una colonia della Commissione UE? Il ministero dei “beni culturali” non è riuscito con le sue carte bollate a fare più danno degli Unni e dei Vandali?
Si è servi quando si è divisi, inefficienti, corrotti, di corte vedute. Non sono servi i popoli coesi e compatti, uniti da forti radici e forti valori. La Svizzera ce lo insegna.
Francesco_P il 21 aprile 2014 alle 13:21:
Invece l’Italia è o dovrebbe essere l’erede diretta della grandezza passata, ovvero quella dell’Impero Romano, che ha portato un pò di civiltà nelle desolate lande del nord, ora invece siamo noi sotto i barbari, ci vorrebbe uno scatto d’orgoglio e ripensare l’antica grandezza.
Ho guardato l’atlante storico con tutte le signorie e roba simile, ritorniamo a quei tempi, così torneremo schiavi di spagnoli e francesi, e magari anche di austriaci, specialmente il Veneto.
@ Doricus il 21 aprile 2014 alle 12:50:
Leggendo la storia si evince che l’attuale Italia è quella “roba informe” uscita dal Risorgimento.
Paragonare il Belgio o la Cecoslovacchia con l’Italia (la Nazione piu’ antica d’Europa), significa dimostrare di non aver mai aperto un libro di storia o, comunque, di non averci capito niente.
Non sono molto d’accordo con l’analisi di Lino Patruno.
Guardiamo all’esempio della Cecoslovacchia.
Si sono separati senza litigare e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
La Repubblica ceca, industriale, ha avuto un progresso incredibile, andateci e verificate di persona. Una piccola Germania ed una economia dinamica.
Io ho esperienza con la Slovacchia, più povera ed agricola, ma anche lì ho notato un deciso miglioramento dopo la ‘separazione consensuale’.
L’unità del paese non è affatto un tabù. Ed esistono piccoli paesi con un tenore di vita decisamente elevato o in miglioramento, una burocrazia ridotta ed uno Stato virtuoso.
Chi si ostina a voler rimanere unito ed esteso a tutti i costi lo fa per proprio interesse (dipendente statale).
Allora perché non provare, in via pacifica, questa separazione consensuale? Perché questa ostinazione (a parte l’ovvio discorso di convenienza economica per l’amministrazione centrale).
Si ha sempre la possibilità, qualora ci si senta ‘soli ed abbandonati’, di far la pace e tornare insieme, no?
Io non credo che il Veneto da solo si senta abbandonato ed aspiri ad una successiva riunificazione. Idem per Fiandre e Vallonia.
Voler tenere insieme per forza le cose può soltanto alimentare le tensioni.
È raro trovare così tanti commenti oggettivamente fuori linea.
Non credo che l’interesse sia sul Belgio di cui nessun commento qui parla. L’interesse è sullo stato italiano e sulle richieste di libertà di alcuni popoli che vedono nello stato italiano uno stato coloniale. Ed a leggere la storia dell’Ottocento difficile negare che di uno stato coloniale si tratti.
Diversi sono i popoli rinchiusi nello stato italiano che gridano di dolore per la libertà che viene loro negata, tra questi in modo particolare il veneto.
Orbene da veneto che ha votato con altri due milioni di veneti al plebisicito per la libertà della nostra nazione e della nostra gente dalla schiavitù dello stato coloniale italico ho solo una cosa da dire semplice, pacifica e lineare da dire.
La libertà è il valore supremo su cui fonda il vivere civile ed ìl contrario della libertà è l’opressione e la violenza ed in definitiva la dittatura.
Non giriamoci attorno con vani discorsi su questo e su quello, le norme del diritto internazionale sono chiarissime.
Si applichi l’articolo 1 della Carta dell’ONU e ci si ricordic he tale Carta è sovra ordinata ad ogni costituzione.
La Carta dell’ONU prevede come diritto base dei popoli il principiomfondamentalissimo della libertà di autodeterminazione dei popoli medesimi.
Il popolo veneto vuole solo votare democraticamente gandhianamente e pacificamente per la propria libertà secondo le regole del diritto naturale ed internazionale che sono alla base della nascita ditrarre 140 stati dal 1948 ad oggi.
Quelle regole per cui oggi vi è la pace nel mondo, quelle regole che assicurano il diritto di uno stato ad esisteree.
Questa cosa si chiama civiltà!
È ira che tutti ci adeguiamo.
Con accordi internazionali tra l’Italia e i Paesi rivieraschi ( Algeria, Marocco, Tunisia, Israele, Turchia) hanno mandato a quel paese l’agricoltura siciliana; con accordi con i Paesi nordici hanno mandato in vacca l’agricoltura del Nord Italia; con l’euro – sopravvalutato rispetto alla lira ed al dollaro – artificiosamente tenuto alto rispetto alle economie in affanno ed ai sistemi politici sgangherati del Sud Europa hanno fatto fuori le industrie dello Stivale; ci sottraggono la commessa dell’elicottero presidenziale USA e ci impongono l’acquisto di un centinaio di costosissimi quanto inutili F35 pur non avendo un esercito; diamo alla UE 100 e ne riceviamo indietro 60 con l’obbligo di farci invadere dai “Derelitti” della Terra … e stiamo a disquisire se conviene o a chi conviene la separazione dell’Italia “padana” dal resto dello Stivale. Che fresconi che si è!
IL SUD CONVIENE A TUTTA L’ITALIA
di Lino Patruno
Eppure il Sud conviene. Anzi se la vogliono fare, la facciano questa secessione al Nord, magari
un po’ meno comica di quella veneta. Ignari di quanto dal Sud ricavano. Anzi forse per nulla ignari, si alza un polverone per ricavare di più. Oltre che per protestare contro uno Stato che, questo è vero, dà meno di quanto toglie. Ma a tutti. Anzi di più a chi meno già ha, cioè il Sud.
Ci hanno provato prima col federalismo, che se non fosse stato in salsa leghista, non sarebbe stato neanche male. Dare più autonomia a Comuni e Regioni in modo che gestissero meglio i loro soldi, pagando con la non rielezione in caso contrario. Invece questo principio conteneva il retropensiero del Nord: ci teniamo i nostri soldi perché siamo stanchi di darli al Sud. Quante se ne sono sentite da quel galantuomo di Bossi.
Poi sappiamo come è andata: lo Stato non ha ridotto le sue tasse come promesso (perché ha aumentato in modo infame la sua spesa), Comuni e Regioni hanno dovuto aumentare le loro per andare avanti. Esplosione generale del 130 per cento in più. Con danno ovvio ai meno ricchi: il Sud.
Ma che una parte del Paese non possa recitare la commedia di chi dà perché il Sud ne approfitti, lo dimostrano quelli che studiano invece di essere ignoranti come lampioni e costruirsi i carretti armati. Srm, Società ricerche sul Mezzogiorno, Banco di Napoli (di proprietà, tranquilli, del nordico gruppo Intesa San Paolo). Risultato dello studio: per ogni 100 euro di investimento al Sud, si ha un “effetto dispersione” a beneficio del Centro Nord pari a 40,9 euro, nel senso che il Centro Nord ne guadagna in un modo o nell’altro tanto. Viceversa, per ogni 100 euro investiti al Centro Nord, lo stesso “effetto dispersione” a vantaggio del Sud è pari a 4,7 euro. Abisso.
Inoltre. Il Sud importa per il 30,3 per cento delle sue necessità dal Centro Nord. Il Centro Nord importa per il 25,1 per cento dal Sud. Sproporzione, ancorché minore. Con quattro conseguenze.
Uno: il Sud è molto più autonomo di quanto si creda, diciamo nient’affatto parassita come i più chiassosi nordisti favoleggiano (ma anche, siano sinceri, buona parte dell’opinione pubblica settentrionale più per pregiudizio che per giudizio). Due: ogni produzione o investimento al Sud si traduce in un beneficio di quasi la metà per il Centro Nord (ciò che non avviene al contrario). Tre: il Sud può fare a meno del Centro Nord più di quanto il Centro Nord possa fare a meno del Sud. Quattro: il Paese è molto più Paese di quanto si ritenga, ma con sangue del Sud molto più speso di quello altrui.
Né dovrebbe essere una novità, se solo si ricorda quanto tempo fa già la Banca d’Italia fece sapere. E cioè che un euro di investimento pubblico al Nord diventa un euro e dieci di beneficio per l’intero Paese. Ma un euro investito al Sud diventa un euro e quaranta per l’intero Paese. Differenza di 30 centesimi per ogni euro, cioè tre volte se si punta sul Sud. Ciò che sgomina la tesi del cosiddetto “Sacco del Nord”, cioè saccheggio da parte del Sud di 50 miliardi l’anno a danno del Nord: 50 miliardi delle tasse nordiste che sarebbero passati e divorati dal Sud.
Roba da gridare allo scandalo come si è fatto, e libro che lo afferma diventato una bibbia in mano agli scalmanati tipo Salvini (oltre a vendere qualche copia in più). Ma senza andare a vedere quanto di quei 50 miliardi tornino al Nord in prodotti acquistati dai Sud. Quanto di quelle tasse comprendano le tasse pagate al Nord da imprese settentrionali che fanno gli utili al Sud. Ciò che non era il Sud a dirlo, ma uno studioso neutro come il professor Savona, uno mai troppo tenero col Sud.
La conclusione è che, appunto, il Sud conviene. Conviene perché il Paese può ripartire se cresce il Sud. Sud che, più che essere la malattia del Paese, ne può essere la terapia. Sud che, più che essere il problema del Paese, ne può essere la soluzione. Sud che, più che essere lo squilibrio del Paese, ne può essere il nuovo equilibrio. Ma per arrivarci occorre smettere di far finta perché una parte del Paese continui ad approfittarne (a proposito, la spesa pubblica statale è maggior al Nord che al Sud, il contrario di quel che dovrebbe avvenire stante il divario economico).
Per arrivarci occorre anche, sia chiaro, che se ne convincano e se ne facciano portatori i politici meridionali. Perché ce ne sono molti che, dietro il fumo della difesa del Sud, operano perché il divario persista, rendendoli indispensabili elemosinieri di assistenza, quella che non conta più neanche su soldi sufficienti per sussistere. E che soprattutto il Sud non vuole più. Questo è appunto il peggiore Sud in combutta col peggiore Nord. Né bisogna andare troppo a capire in giro perché tutto il Paese sia peggiore: basta fare la somma dei fattori.
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CDAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.ondadelsud.it%2F%3Fp%3D11484&ei=hfRTU_atBYmVtQa994GQBg&usg=AFQjCNH-RlbuoQCRso_qnYEmDv08yRclAg&bvm=bv.65058239,d.Yms
Era Baudelaire che definiva Bruxelles “la capitale delle scimmie”, ossia un Francese.
Supponiamo che le cifre che lei fa siano reali.A mio avviso per separarsi non bastano.Il 33% non è sufficiente.Ripeto,in alto Adige o Sud Tirolo le forze separatiste ottengono alle elezioni più del 70%.Queste sono percentuali che consentono di alzare la voce.Se sono più basse si confondono in un brusio.Se poi alla fine,come sembra a leggere il suo articolo,anche là tutto nasce da interessi economici forse converrebbe affrontare quel problema senza aggiungerne altri.Ognuno gestisca quello che ha e fine della storia.Come per il Veneto.Ha un surplus finanziario?Benissimo,troviamo il modo che rimanga sul territorio.Dovrebbe essere più facile della separazione che magari si può sempre richiedere dopo.Non serve complicare se i problemi di partenza sono più semplici.
Paragonare il Belgio con l’Italia (la Nazione piu’ antica d’Europa), significa dimostrare di non aver mai aperto un libro di storia o, comunque, di non averci capito niente.
“BUONA PASQUA”
I trattati di unione ecc. devono essere sottoscritti come dei contratti a termine!!!Si potranno rinnovare se conviene alle parti,altrimenti,ognuno per la sua strada.fogertyk@alice.ut
Buona Domenica
Bruno Salernitano,
“Il Socialismo con l’unità nazionale non c ‘entra nulla a mio avviso.”
Invece c’entra: il socialismo porta all’accentramento ed i fautori per giustificare l’accentramento e mantenerlo fanno leva sull’unità nazionale.
L’ambizioso e depravato progetto di un socialismo europeo sposta addirittura ad un ulteriore livello il concetto di unità nazionale: l’Europa diventa la nazione.
Per fortuna quel progetto sta naturalmente fallendo perché, se dall’alto si lavora per spingere sull’accentramento, dal basso si lavora per la sua disgregazione e la disgregazione sta vincendo: la ragionevolezza, la voglia di libertà, il senso di conservazione e di responsabilità stanno prevalendo sull’utopia nazista malata ed inumana.
Buona Pasqua .
A parte gli Stati Uniti che nascono spontanemente per distacco dall’Europa, tutti gli Stati che si sono formati per aggregazione politica sono destinati col tempo a frantumarsi. Vedi Unione Sovietica, vedi Yugoslavia, vedi quella che voleva essere Egitto-Siria. cane nasce cane e muore cane. E così sarà per l’Unione Europea. Dopo oltre 150 anni siamo ritornati al problema: Stato Nazionale o Federazione di Stati.La UE è un obbrobrio innaturale. Erano state pensate bene la CECA, l’EURATOM e lì ci dovevamo fermare. A, difesa di interessi sovrannazionali a cui nulla interessano il bene degli Stati e dei loro popoli ora ci propinano le idee che abbiamo allontanato per oltre 60 anni lo spettro della guerra e che questo è sufficiente a giustificare questo connubio tra popoli diversi. Per arrivare a questo abbiamo ditrutto ogni valore passato, per quanto discutibile, e ci hanno ridotti a sudditanza riempiendoci la pancia ma svuotandoci il cervello. Pertanto ben vengano le nuove divisione degli Stati. Nonè vero che i nazionalismi portano alla guerra. Sono le divisioni interne che creano i presupposti per le guerre. Anche.
In un mondo sempre più globale i particolarismi sono un vezzo ma portano alla rovina e alla fine della competitività . Ogni grande Paese valorizzi i suoi particolarismi ma solo restando Unito potrà vincere.
L’Italia, ad esempio, per secoli non lo è stata. E per questo e’ stata oggetto di invasioni da parte di Monarchie nazionali unite e forti. Il Socialismo con l’unità nazionale non c ‘entra nulla a mio avviso.
Le belle notizie ci sono in tutto il mondo, ma i vari regimi fanno di tutto per occultarle.
Grazie ancora una volta a Carlo Lottieri perché le porta alla luce.
Tutti questi cambiamenti volti all’indipendenza sono segnali chiari ed inequivocabili di una notizia ancor più importante: IL FALLIMENTO DEL CENTRALISMO E DEL SOCIALISMO.
Sono gli anticorpi naturali dell’uomo che hanno la precisa funzione di non permettere la sua autodistruzione. È la ragione che prevale sull’illusione.
Siamo finalmente alla fine di un ciclo, per i mie gusti durato anche troppo, che ha incatenato l’umanità alla schiavitù ideologica dell’uomo inteso come parte di un organismo comandato dall’alto da altri uomini, ma l’uomo è prima di tutto INDIVIDUO, pensante e ragionevole. È per questo che non si è ancora estinto, e il socialismo non riuscirà nell’intento di distruggerlo.
La massima goduria che provo in questo momento è constatare le prove evidenti del fallimento di questa ideologia illusoria e depravata, godo nel vedere in diretta la morte del socialismo ad opera dell’intelligenza individuale dell’uomo ragionevole.
Un saluto .
Il Belgio, campione del mondi di eutanasia, si sta suicidando. E quel pavido pagliaccio del reuccio non ha avuto il coraggio di respingere la criminale legge sull’eutanasia dei bambini.
Roba da far apparire un leone e un grande della storia Carlo Alberto, il re tentenna, l’Italo Amleto.
Le “secessioni”,le richiedono gli stati,che dalla divisione,ne possono trarre un vantaggio.Se così non è,specialmente di questi tempi,stanno attaccati alla greppia che li mantiene….I Fiamminghi,hanno dalla loro parte la maggioranza,…al contrario dell’Italia…
magari, così quelli del nord potrebbero autodeterminanrsi in una nuova nazione ! voglio proprio vedere se la nato ci metterà bocca come in ucraina-crimea !
Ła boje, ła boje e de boto ła vien fora!