Roma boccia la libertà del Veneto. Ora inizia la battaglia
La decisione del Consiglio dei ministri di impugnare due leggi regionali approvate nelle scorse settimane dalla Regione Veneto non è notizia di poco conto. Nel progressivo sfacelo del sistema politico ed economico italiano, la fermezza con cui il governo Renzi intende bloccare ogni spinta centrifuga ha una sua logica. Ora che la Seconda Repubblica dell’alternanza è al capolinea e che tutto si regge sull’asse del cosiddetto “patto del Nazareno” che ormai unisce destra e sinistra, è chiaro che la maggioranza allargata attuale esige la massima tenuta dell’unità nazionale e teme, sopra ogni altra cosa, le spinte indipendentiste.
L’accordo Renzi-Berlusconi delinea un quadro politico senza un’opposizione degna di questo nome. La Lega ormai lepenista può giocare talvolta la carta delle barricate ma solo per raccogliere un po’ di voti, restando pur sempre nell’orbita berlusconiana e quindi nel centro-destra. La sinistra no global è del tutto sterile e marginalizzata. L’unica parvenza di opposizione è incarnata da Beppe Grillo, che però non ha alcuna chance di fare saltare il tavolo.
L’Italia declina, ma chi la controlla non ha molto da temere, a parte il costituirsi di forze determinate a mettere in discussione l’unità nazionale. Ed è per questo motivo che il ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, ha scelto di impugnare sia la legge che intende interpellare i veneti sull’ipotesi dell’indipendenza sia quella che, in maniera assai più moderata, si limita a prospettare un Veneto sul modello del Friuli Venezia Giulia: una regione a statuto autonomo.
Oggi Roma sembra aver vinto la partita: probabilmente i referendum non si faranno e forse ogni sogno di una Serenissima 2.0 verrà archiviato. Ma non è detto che la popolazione veneta resti in silenzio di fronte a questa decisione illiberale, che intende negare ai veneti il diritto di esprimersi. Per giunta, la sconfitta peggiore l’hanno subito i “tiepidi”, quanti in questi mesi hanno pensato che si potesse dare un po’ di autonomia a Venezia pur restando all’interno della Repubblica italiana. Oggi il presidente del Consiglio regionale veneto, Clodovaldo Ruffato, parla di presa in giro ma non si capisce cosa egli potesse attendersi dal potere centrale.
Nella situazione presente in Veneto c’è spazio solo per una difesa nazionalista dell’italianità o per una battaglia di libertà che non si fermi dinanzi a questa decisione del governo. L’11 settembre a Barcellona milioni di persone manifesteranno per ricordare la perdita dell’indipendenza catalana e una settimana dopo gli scozzesi andranno al voto, senza contrasti né tensioni, per scegliere se restare con Londra oppure no. I veneti non hanno i diritti di cui dispongono gli scozzesi? Per Roma, no. Ma ora devono dare il via a una dura battaglia al fine di conquistarli.
Nello squallido e declinante scenario italiano, non è escluso che la vera novità politica dei prossimi mesi sia proprio l’indipendentismo veneto. Perché tra Verona e Treviso sono sempre di più quanti pensano che, giunti a questo punto, o si disfa l’Italia o si muore.
Francesco_P il 16 agosto 2014 alle 15:26:
Ma perchè sempre con questa storia dell’indipendenza del Veneto, se cè gente che vuol disfare quanto fatto da Cavour e Garibaldi, lo dica chiaramente, ma per tutti, non solo per l’ex serenissima.
La repubblica veneta ha cominciato a morire dopo la scoperta dell’America, credono forse di tornare ai tempi delle repubbliche marinare, illusi ne ho visti tanti, ma così si esagera.
Io allora vorrei tornare ai tempi dell’impero Romano, quando al posto dell’America erano i nostri antenati, ma è pura fantascienza che neanche Asimov avrebbe scritto.
Oppure come già detto rivoglio il mio staterello di poche migliaia di abitanti, ma che è durato molti secoli e conquistato da Napoleone, poi inglobato nel granducato di Toscana.
Poi perchè il Veneto, rifacciamo anche i ducati di Mantova E Ferrara, anche loro indipendenti.
Esiste un solo caso di secessione senza morti, la ex Cecoslovacchia, ma erano entrambi d’accordo, se si vuol fare un referendum facciomolo in tutta Italia e poi si vede.
Di sicuro se ora non contiamo una sega, figuriamoci ridivisi come nel primo 800, contiamo due seghe, rischiamo anche di ritrovarci gli austriaci a Trieste come era una volta, e penso che a molti piacerebbe, aveva ragione Cavour, ma gli italiani a quanto pare ancora non sono stati fatti, tutti legati al campanile come nel medioevo.
L’EUROPA
L’evidenza del rallentamento dell’economia europea, confermata dai dati recentemente pubblicati, nostra alcune debolezze del sistema Europa, ma non è un indicatore della fine imminente dell’euro e tanto meno della UE.
L’Europa soffre della bassa crescita globale e degli ultimi eventi di politica estera, in particolare il rallentamento degli scambi commerciali con la Russia dovuti alla crisi della Crimea-Ucraina. Meno sbocchi, meno crescita perché l’Europa nel suo complesso è meno competitiva del resto del mondo. In particolare la Germania soffre a causa delle difficoltà degli altri Paesi europei che rappresentano lo sbocco principale del suo export. In altri termini è vittima degli stessi squilibri che ne hanno fatto la potenza industriale e politica di riferimento per l’euro-area e l’Est del continente.
L’Europa è zavorrata dalla burocrazia comunitaria e dalle burocrazie nazionali che costano in termini di spesa pubblica (tasse) e spesso costituiscono un’ostacolo per la crescita e per la competitività delle imprese. L’Europa è anche zavorrata dalla incapacità di giungere rapidamente a delle decisioni. Quando la storia accelera, come avviene nei momenti di crisi, l’Europa non tiene il passo.
In Europa manca il buonsenso. La diatriba fra rigoristi e sostenitori dell’allentamento non porta da nessuna parte: più tasse e più decrescita da un lato, più debito nell’altro spinto fino all’insostenibilità. Entrambe queste posizioni non considerano la realtà: “per far funzionare l’economia bisogna scaricare le zavorre“. La sovrastruttura dei privilegiati che vivono di spesa pubblica e di intralcio alle imprese ed ai lavoratori non si suiciderà mai: piuttosto trascina tutti nel baratro.
L’ITALIA
In Italia i difetti del sistema europeo sono decisamente più accentuati che altrove e regnano l’immobilismo, la miopia ed il corporativismo. L’Italia è in una situazione molto peggiore del resto dell’Europa e – ovviamente – è destinata a soffrire più della media per il rallentamento dell’economia continentale. La possibilità che una crisi prolungata del sistema economico europeo determini il collasso del sistema Italia è tutt’altro che remota.
Non bisogna mai augurarsi le disgrazie o – peggio – lavorare per aggravare le difficoltà. Invece bisognerebbe essere capaci di prepararsi a trarre il bene dal male. Se l’Italia può collassare, bisogna avere la forza e la capacità di creare nuove realtà nazionali prima che sia troppo tardi.
Battaglie come quella per l’indipendenza del Veneto, che viste oggi assomigliano a Don Chisciotte contro i mulini a vento, aiutano a preparare il terreno quando l’Italia unitaria collasserà sotto il peso del suo debito e della sua burocrazia famelica.
depaoli.fabrizio@libero.it il 14 agosto 2014 alle 21:01:
Potresti avere ragione, ma gli stessi che controllano gli stati controllano anche i mercati, chissà a chi è in mano il WTO e tutta quella roba lì, non permetteranno mai che questo potere gli venga tolto, chi ci ha provato è sempre stato ammazzato prima o poi.
Ora in Europa esiste anche una nuova superpolizia rispetto ala quale la Stasi della ddr sembra roba da dilettanti allo sbaraglio, a che serve secondo te una cosa del genere al di sopra di qualsiasi legge, ne abbiamo parlato anche direttamente, gente disposta a qualsiasi nefandezza è sempre esistita in tutte le epoche, chi per soldi e chi perchè ci si diverte.Saluti.
Mariolino,
“I privati usano gli stati per fare quello che ora non possono fare”
È vero Mariolino, gli stati controllano i poveri ed i ricchi (per ricchi si intende una decina di persone al mondo, Berlusconi al confronto è un pezzente) controllano gli stati, ma sono i poveri a dar potere agli stati, sono loro che vogliono lo stato potente, sono loro ad intrappolarsi con le loro stesse mani.
Se tu togli potere allo stato questo non è più interessante per i ricchi, perché se vogliono fare affari con quella nazione devono PAGARE i singoli individui titolari della ricchezza, devono imparare a confrontarsi con un VERO MERCATO, sarebbe già molto meno conveniente che accaparrarsi quelle ricchezze semplicemente corrompendo lo stato, ma al di là della convenienza semplicemente non ci sarebbe ingiustizia.
La povertà esiste perché esistono i poveri, non è il contrario.
Se i poveri la smettessero di ragionare da poveri saremmo tutti più ricchi.
Fintanto che i poveri cercheranno rifugio nello stato delegandolo e pensando che questo possa rubare ai ricchi per conto loro vedremo solo miseria ed ingiustizia, …e naturalmente veri ricchi che faranno affaroni con gli stati.
Un saluto .
depaoli.fabrizio@libero.it il 13 agosto 2014 alle 21:23:
I privati usano gli stati per fare quello che ora non possono fare, un tempo assoldavano i vari Giovanni dalle bande nere o lanzichenecchi, ora usano prima la grande finanza che è nelle loro mani, e se non basta anche le armi, o credi davvero che comandi Obama e quelli come lui, mi pare che l’attuale situazione internazionale sia la dimostrazione che questa è la verità.
Ci stiamo avvitando in un abisso del quale non si vede il fondo, abbiamo il fuoco molto ma molto vicino, unica speranza è che Putin abbia la testa sulle spalle più di altri, altrimenti è la fine di tutto, altro che Veneto o stato dei presidi, era il mio, indipendenti forse, ma anche rasi al suolo e radiottivi per i secoli a venire, e disabitati, Chernobyl diventa roba da ragazzi.
La volontà del popolo non ha mai contato niente, e ora anche di meno.Saluti.
non dovrebbe esserci nemmeno bisogno del referendum per sancire l’indipendenza delle regioni dallo stato italiano. già quelle a statuto speciale fanno uso ed abuso della loro autonomia (vedi sicilia) la realtà è che noi non ci sentiamo italiani ma piemontesi liguri lombardi, sardi, siciliani e via elencando ma ovunque lo diciamo fieramente orgogliosi della nostra ZONA o regione d’origine, è inutile tenere in piedi uno stato CARROZZONE colabrodo e sprecone diciamo UN CATORCIO POLITCO nè carne e nè pesce comandato (si fa x dire) da quattro cialtroni che di economia politica ci capiscono una beata accae non fanno altro che litigare tra di loro e per riflesso inducono anche gli italiani a litigare tra di loro per cose arcaiche ( fascismo comunismo sinistra destra operai e padroni) se le regioni fossero stati funzionerebbero assai meglio ognuna per sè stessa e sarebbero più oculate nell’amministrare le entrate in quanto non vi sarebbe uno stato centrale che elargisce elemosine ad ogni piagnisteo del governo regionale a finanziare sprechi vergognosi ed alimentare rendite parassirtarie ai soliti noti. inizialmente non vi sarebbe nessun FEDERALISMO ma col tempo si tenderebbe ad una aggregazione. tujtt’alpiù si assisterebbe ad una disaggregazione terrotoriale delle regioni nel senso che il piemonte nord chiederebbe l’annessione alla svizzera così come l’alta lombardia il veneto potrebbe far parte dell’austria e le regioni meridionali sarebero le uniche ad aggregarsi.. MORALE DELLA FAVOLA. un saldt all’indietro di 200 anni tondi tondi!!!!
Mariolino, non vedo perché dovrei temere il comune vicino se questi pensa, come me: che la ricchezza vada scambiata e non rubata.
In caso contrario mi difenderò, preferisco correre questo rischio ed avere qualche probabilità di successo anziché avere la certezza della schiavitù a vita, oltretutto di uno stato che è anch’esso schiavo di qualcun altro (assurdo).
Mariolino, ricordati sempre una cosa: gli stati conquistano, i privati comprano.
Secondo te quale è il modo più pacifico?
La “vera novità politica” dovrebbe essere una iniziativa politica possibile che non trovo nella sua analisi.E’ vero che la resa di Berlusconi prevede una finta opposizione e un sostanziale appoggio al governo ma non è vero che “l’unica parvenza di opposizione” sia Grillo.Grillo era una forza anomala che poteva servire da grimaldello.Con le scorse elezioni ha esaurito la sua funzione.A costruire non serve.E’ la Lega che può servire,unica forza strutturata presente sul territorio.Naturalmente occorre un salto di qualità perchè non si può stare “nell’orbita berlusconiana”.Forza Italia non c’è più,il centro destra nemmeno,occorre proporre agli appartenenti di quell’area un’alleanza al nord.Forza Italia del Nord,Centro Destra del Nord.Lo scopo dovrebbe essere l’aggregazione di una alleanza che possa ottenere i consensi necessari a far pesare politicamente scelte che con la legge attuale sono improponibili.Non è facile ma a mio avviso è l’unica via.Non credo verrà seguita perchè c’è quella più comoda della gestione dell’esistente che,come dice lei,con una “barricata ” qua ed una là serve a niente ma è utile per gli affari.
depaoli.fabrizio@libero.it il 10 agosto 2014 alle 21:01:
Fabrizio, ormai sono tornato a casa e avrò più tempo per scrivere, e anche il collegamento efficiente, ma quale deve essere il limite di frantumazione, ti ho detto altre volte che il mio paese era uno stato indipendente, conquistato da Napoleone che ci mise sua sorella Elisa.
Uno stato che avrebbe ora circa 40mila abitanti, i paesi vicini erano anche indipendenti e liberi comuni, qualcuno di poche migliaia di persone, e si prendevano regolarmente a fucilate, o sciabolate prima dell’invenzione delle armi da fuoco.
Dici che la ricchezza privata vuole la pace, ma la storia la conosci, i governi sono sempre stati manovrati dai grandi ricchi, fomentando guerre per tutto il mondo, e anche ora è così, visto che manovra quasi tutto la lobby finanziaria angloamericana, ci stanno distruggendo per ricostruire, per ora qui senza bombe, ma se tirano troppo la corda è da vedere, speriamo che Putin non dia fuori di matto, altro che Serenissima o granducato di Toscana, arriva Mad Max.
Anche in caso di fantomatiche secessioni poi il debito andrebbe diviso comunque, e credo proprio in proporzione al pil locale, penso comunque che cose del genere farebbero ridere il mondo, ci mangerebbero in un sol boccone meglio di ora, non tirarmi fuori la Svizzera, quella è un caso MOLTO particolare, anzi unico al mondo, perchè fà comodo a tutti, altrimenti Hitler l’avrebbe annessa come l’Austria.
Sai bene dove sono stato per un anno e più, nel tuo nord, e tutto questo bengodi da trattenere mica si vede, si lamentano tutti come e più che a casa mia, che non è nemmano nel cosidetto tacco dello stivale, ma parecchio a nord di Roma.
Saluti e speriamo almeno di andare un pò al mare.
Mariolino, l’autodeterminazione è un diritto di tutti e non è necessario che sia scritto da nessuna parte.
Che si sveglino anche gli altri.
Quello che tu chiami “mero interesse di bottega” è ESATTAMENTE lo stesso interesse di chi non vuole lasciare andare gli indipendenti, ma i contesti sono un pochino diversi: chi vuole l’indipendenza NON vuole farsi derubare dallo stato, mentre chi vuole lo stato tutto intero VUOLE derubare chi produce.
Cosa vogliamo fare Mariolino? Condannare chi cerca di proteggersi ed assolvere i predoni?
I Veneti sapevano benissimo che non si sarebbe trattato di una passeggiata e credo proprio che l’atteggiamento arrogante di Roma non farà altro che renderli ancora più determinati nel combattere per la loro indipendenza.
La notizia che riporta Lottieri è comunque per il governo assai impopolare e rischiosa, uno stato tenuto insieme con lo sputo ed il fil di ferro, che oltretutto prende ordini dall’Europa, non ha né la forza né l’autorevolezza per alzare la cresta in questo modo verso chiunque chieda legittimamente di essere lasciato indipendente.
In questo momento l’ultima cosa da fare, la più illogica, è quella di farsi intimorire da uno stato fallito e cialtrone.
In tutto il mondo è la ricchezza che comanda, la ricchezza privata decide pacificamente e, chi ha la capacità, la voglia ed il capitale per riuscire a produrre ricchezza non ha nulla da temere, deve solo prendere ulteriore consapevolezza del potere di cui dispone.
Chi vuole indipendenza non vuole guerra e non vuole violenza, vuole solo essere lasciato in pace. Uno stato che fa finta di niente davanti a quest’esigenza ha l’atteggiamento di chi invece cerca a tutti i costi un pretesto per cercare rogne.
La battaglia si combatterà con i soldi, e probabilmente si andrà verso una rivolta fiscale ad oltranza fino a quando lo stato rinuncerà al suo potere sui popoli indipendentisti. Sarà decisamente umiliante per lo stato, rivelerà in un attimo tutta la sua fragilità ed inconsistenza, ed è giusto che sia così, il castigo per lo stato arriverà dalla realtà dei fatti.
Un saluto .
Purtroppo l’Italia non potrà mai essere una realtà federale a differenza del Regno Unito che potrebbe divertire una vera Federazione come il Canada o l’Australia, solo per citare due esempi del Commonwealth.
Tutto il mondo delle corporazioni che ruotano attorno a Roma vivono sulla inefficienza della Cosa Pubblica e sui trasferimenti fra le Regioni pilotati da Roma. Le autonomie locali non sono in realtà tali. Sono solo centri di spesa per alimentare la politica, i faccendieri e le corporazioni. Oggi gli Enti locali si trovano fra l’incudine ed il martello perché, mentre sono costretti all’equilibrio di bilancio, devono continuare a lavorare per Roma, per eseguire adempimenti ministeriali e per foraggiare le associazioni più strampalate e i faccendieri del potere politico locale.
La situazione italiana è esattamente il contrario del Federalismo dove, una volta pagati i contributi per i grandi temi federali, tutti i soldi raccolti sul territorio rimangono a loro disposizione e sono soggetti solo al giudizio dei residenti.
Per questo sono convinto che quando imploderà il sistema italiano non nascerà una Federazione, ma si tornerà ad una situazione pre-risorgimentale.
Temo per il Sud, non perché sia razzista od esasperato di certi sprechi e privilegi di cui la maggior parte della popolazione non gode. Temo che il sud precipiti in una situazione di sostanziale anarchia come ai tempi del Regno delle due Sicilie in cui il potere dei Borbone finiva con la campagna fuori Napoli. Oltre il circondario di Napoli vigeva una tale anarchia che bastarono mille sbandati per mandare a monte i piani di Cavour che non si aspettava certo di trovarsi un territorio alla cui gestione i Savoia non erano preparati.
Quanto è vicina l’implosione dell’Italia? Non lo so, ma so che non è neppure troppo lontana. La crisi economica e il processo di deindustrializzazione si stanno aggravando nonostante i tentativi di Renzi e Berlusconi di non fare affondare la nave.
Ma perchè allora solo il Veneto dovrebbe aver più diritto ad una cosa del genere, facciamo allora un bel referendum nazionale se si deve a tornare ai liberi comuni o signorie varie, ma TUTTI insieme e non un gruppetto oggi e uno domani per meri interessi di bottega, i conti allora andrebbero fatti fino in fondo, e con una maggioranza qualificata, e non quella parziale dei votanti.Ricordarsi anche dell’art. 5 della costituzione.