La scelta del nuovo segretario leghista, Matteo Salvini, di caratterizzare in senso “lepenista” il movimento che fu creato da Umberto Bossi ha una sua logica. I politici di professione sono imprenditori politici che rispondono a logiche ben precise e sulla destra c’è un vuoto (sui temi dell’emigrazione, dell’identità nazionale, del corporativismo e via dicendo) che in qualche modo la Lega può occupare.

Non è escluso che la mossa di spostare definitivamente a destra la Lega risulti vincente sul piano elettorale: essenzialmente a scapito di Forza Italia e di quelle piccole realtà (Fratelli d’Italia, Forza Nuova e altri) che non sono mai davvero riuscite a raccogliere l’eredità del Movimento sociale di Almirante.

Da quella scelta strategica, però, possono derivare anche altre conseguenze, perché difficilmente Salvini potrà giocare al tempo stesso la carta italiana e quella nordista. Se fino a ieri la Lega ha messo in frigorifero (e spesso ha pure delegittimato) le rivendicazioni indipendentiste, oggi il nuovo movimento nazionalista-italiano regala ai gruppi indipendentisti del Veneto e delle altre parti d’Italia uno spazio d’azione che fino a poco fa non immaginavano d’avere.

Si annuncia quindi un nuovo futuro per quanti, in varie parti del Paese, seguono con interesse e partecipazione ciò che sta succedendo in Catalogna e rivendicano anche da noi quel “diritto di voto” che gli scozzesi hanno potuto esercitare. Tanto più che il nuovo secessionismo ha tratti assai diversi da quelli che hanno segnato il bossismo degli anni Ottanta e Novanta. Non è un caso che in queste ore in Facebook i fautori della secessione veneta o lombarda mostrino tutta la loro indignazione per l’arresto di due militanti dell’indipendenza delle Due Sicilie,”rei” di avere mostrato una bandiera. Sta insomma emergendo una solidarietà vera tra chi chiede, senza alcun razzismo, di essere semplice padrone a casa propria.

È possibile che la Lega nazionalista italiana incassi qualche voto in più: anche tra i forestali della Calabria. Ma è possibile che questa scelta apra prospettive nuove e assai interessanti per quanti auspicano la fine dell’unità italiana, il ritorno dell’autogoverno locale e il definitivo abbandono di ogni logica giacobina e prefettizia.

 

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