Olimpiadi? Renzi metta mano al portafogli
Negli ultimi giorni l’ipotesi che l’Italia organizzi a Roma e Napoli le Olimpiadi del 2024 ha suscitato molti dibattiti. C’è chi ha visto in questa idea un’occasione di rilancio dell’economia e dell’immagine del Paese e chi, invece, ha messo in guardia dinanzi al fatto che ormai il nostro settore pubblico è tanto corrotto e inefficiente che ci mancano soltanto i finanziamenti pubblici di un kolossal come le Olimpiadi per distruggere definitivamente quel poco che ancora regge.
Potremmo porre la questione, però, in un’altra prospettiva. Se l’idea è buona, è tale perché incontra i favori del pubblico: e cioè, se i costi (di ogni tipo) sono inferiori ai benefici. Non sono in grado di sapere se Olimpiadi organizzate a Roma e Napoli possano rappresentare un’impresa interessante o uno stupido spreco di risorse, ma una cosa mi sembra chiara: è bene che tutto questo sia finanziato da chi crede in questa iniziativa e non da chi è contrario o indifferente.
Matteo Renzi trova che sarebbe una grande idea? Benissimo: metta mano al suo personale portafoglio e giochi – è una cifra di cui certamente dispone – i suoi 100 mila euro o anche un po’ di più. E se è davvero un progetto interessante, sicuramente vi saranno capitali privati ben più consistenti e imprese private anche di cospicue dimensioni che seguiranno Renzi e daranno corpo al progetto: pronti a costruire stadi, infrastrutture e tutto quello di cui c’è bisogno.
La sensazione, però, è che di capitali italiani e stranieri disposti a impegnarsi in questo progetto, in giro, non ve ne siano molti. In America le Olimpiadi di Atlanta furono un affare per le società private che organizzarono il tutto, ma l’America è l’America. Qui da noi, alle solite, si pubblicizzano le perdite e di privatizzano i profitti. Se la cosa – ipotesi assai improbabile – andrà in porto, i provati appariranno: sicuramente. Verranno in scena per prendersi i benefici e spartirsi la torta.
E il conto? Quello arriverà al contribuente. Come sempre. E in forma di Irpef, Imu, Tasi o qualche altra analoga diavoleria che da qui al 2024 la nostra classe politica sarà capace d’inventare.
Un giornalista del Washington post ha scritto un libro sulle olimpiadi di Roma 1960, definendole come le olimpiadi perfette, o anche le ultima vere.
Non potrebbe succedere di nuovo grazie ad uno scatto di orgoglio di tutti quanti noi?
Se nel nord Italia l’organizzazione dell’Expo con fondi da tutto il mondo oltre che contributi pubblici regionali e statali è stato un evento così ricco di problemi, come potrebbe essere un evento più grande e complesso organizzato proprio nelle regioni dove gestire la cosa pubblica è più difficile ed alla mercé delle cosiddette “infiltrazioni criminali”?
Non basta costruire gli stadi, le piscine, i villaggi olimpici e le infrastrutture turistiche per i visitatori; servono collegamenti stradali e ferroviari. Se qui al nord, la Brebemi è ancora isolata dal resto della rete autostradale, condannandola ad un pesante sottoutilizzo che richiede finanziamenti pubblici, cosa potrebbe avvenire per le opere autostradali e ferroviarie e per le reti dati, elettrica, idrica, ecc., nelle regioni più esposte alla degenerazione della politica ed all’inerzia della burocrazia?
Chi ha voglia di investire in Italia, un Paese dal caro-tasse, caro-elettricità e caro-logistica, in cui regna l’incertezza legislativa e normativa e la soggettività dell’interpretazione del diritto?
Io credo che Renzi abbia bluffato per coprire lo scandalo bipartisan del “cupolone romano” e l’inefficacia della sua politica economica. I soldi pubblici non ci sono, neppure “appendendo tutti i cittadini” per i piedi per fare uscire fino all’ultimo centesimo dalle loro tasche. Quelli degli investitori privati neppure, perché fuggono ancora dall’Italia. Il debito pubblico non lo possiamo più fare con l’euro perché ce lo vieta l’Europa, e neppure senza euro perché i mercati finanziari non lo acquisterebbero.
In sede di assegnazione delle olimpiadi non credo che l’improvvisato progetto “voglio-ma-non-posso” di Renzi possa riscuotere qualche interesse. Però qualche soldo pubblico lo si può spendere lo stesso per un’iniziativa senza speranza: architetti “fantasiosi”, studi improbabili, sostegno alla delegazione del CONI, servizi della RAI, ecc.