Sì a un Veneto economicamente aperto e politicamente indipendente
Come la stampa locale ha messo in grande evidenza, nelle ore scorse la Confindustria veneta si espressa con forza in merito alle prospettive delle prossime elezioni regionali.
La sintesi si trova nelle parole del presidente dell’associazione degli industriali, Roberto Zuccato, per il quale “l’indipendentismo non ci fa buon gioco”. La tesi di fondo è che il tessuto produttivo non possa chiudersi su stesso, ma debba invece aprirsi all’Europa e al mondo.
Due considerazioni vanno fatte.
In primo luogo, è evidente che in Veneto la questione dell’indipendenza è ormai cruciale. Nonostante la svolta della Lega di Salvini e l’adozione di temi e alleanze (Marine Le Pen) da destra nazionalista, tra Verona e Treviso il desiderio di autodeterminarsi e porre fine a ogni forma di “dipendenza” da Roma è molto forte. I rappresentanti degli industriali avrebbero potuto parlare d’altro e invece hanno richiamato l’attenzione proprio su questa spinta che vuole allontanare il Veneto da Roma: una spinta già ora molto intensa e che potrebbe esserlo ancora di più nei mesi a venire.
In secondo luogo, non è sorprendente che – entro un’economia mista in cui la politica gioca un ruolo tanto significativo – quanti rappresentano le imprese siano così vicini a chi, a Roma, può disporre con grande libertà del potere di spendere e regolare. L’argomento usato, però, è assai inefficace. Il nesso che si vuole vedere tra unità politica e apertura economica non esiste proprio. Quando l’Italia fu unificata, vennero meno le barriere interne alla penisola, ma subito – proprio su spinta di taluni interessi industriali – vennero costruite nuove e più alte barriere tra l’Italia e il resto del mondo. Un processo in parte simile si è avuto con l’Europa, che è un mercato unico ma non certo un mercato libero. L’Europa crea di continuo ostacoli a quell’integrazione economica globale che è auspicata da ogni imprenditore che creda davvero nel libero mercato.
In sostanza, un Veneto “italiano” non solo vede sparire nel nulla una parte rilevante della ricchezza che produce, ma si trova anche assai isolato rispetto al resto del mondo. Le realtà piccole, e il Veneto non sarebbe un Paese di 60 milioni di abitanti…, sono invece per forza di cose costrette a essere aperte agli scambi, dal momento che hanno bisogno di beni e materie prime provenienti da altrove. La sintesi giornalistica “No al Veneto isolato e indipendente”, allora, non ha il minimo senso. E d’altra parte chi conosce la società veneta sa che sono moltissimi gli imprenditori che chiedono, al tempo stesso, un Veneto economicamente aperto e politicamente indipendente.
In questo senso, va sempre ricordato che i processi separatisti sono destinati a indebolire la rapacità dei governi, a rendere meno costosa la delocalizzazione, a mettere in concorrenza i governi e i loro sistemi normativi e fiscali (costretti a offrire buoni servizi a costi inferiori), a diminuire la dipendenza da poteri lontani e a rafforzare l’integrazione globale.
Se poniamo mente a cosa storicamente è stata Venezia, c’è davvero qualcuno che possa pensare che prima di diventare italiana era un paesello chiuso in se stesso, provinciale, incapace di guardare al mondo come al proprio orizzonte?
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Mariolino,
“se si vogliono fare i conti giusti, non basta guardare le tasse, ma anche tutti i soldi che gli ci vogliono per le assicurazioni sanitarie, la scuola per i figli e anche per la pensione.”
Se permetti i soldi che guadagno, le mie esigenze e la mia vita vorrei gestirmeli io, non sento proprio la necessità di un “ragioniere tutore” che mi spieghi come devo vivere, di cosa devo aver bisogno, cosa devo fare e quanto devo pagare affinché lui decida per me. Oltretutto non lasciandomi altra scelta, se non quella di abbandonare la mia terra, la mia casa, la mia comunità e trasferirmi in un altro stato.
Torniamo al solito discorso: non siamo tutti uguali!: c’è chi nasce schiavo masochista e rimane tale e chi no.
E l’altro solito discorso è: con che diritto, se io non voglio imporre nulla a nessuno, lo schiavo masochista deve impormi il suo sistema ed il suo padrone?
Un saluto .
P.s. Pensione? Vuoi dirmi che vedrò mai indietro i soldi che ho pagato allo stato per la pensione?…
Ti dico un piccolo segreto: sono talmente sicuro del fallimento di questo stato che la pensione me la sto facendo da solo, tutti mesi mi compro tre o quattro sterline.
Fabrizio de Paoli il 5 febbraio 2015 alle 16:36:
FAbrizio, ia America, se si vogliono fare i conti giusti, non basta guardare le tasse, ma anche tutti i soldi che gli ci vogliono per le assicurazioni sanitarie, la scuola per i figli e anche per la pensione.
Un Altra volta ho detto che in California trovai un mio collega americano, che faceva il mio stesso lavoro su impianto simile o quasi uguale, visto che anche il mio era su licenza americana, Babcok e General Electric, lui pur guadagnando più di me non avrebbe potuto fare il viaggio al contrario, perchè dopo aver pagato tutto quello che ho detto soldi avanzati per andare in giro come facevo io niente o quasi.
Quando si fanno i conti veri bisogna metterci tutte le entrate e tutte le uscite, e poi si tirano le somme e le sottrazioni, io giri in quel modo li facevo tutti gli anni, fino all’euro guarda caso, che mi ha istantaneamente portato nella situazione del collega Usa, ovvero senza avanzi da sputtanare, non mi lamento, ma prima stavo assai meglio.Saluti.
Mariolino, se negli usa la pressione fiscale non arriva al 25% è proprio perché esiste una relativa indipendenza degli stati e la concorrenza fiscale tra loro tiene le tasse basse.
È normale che non ci siano differenze esagerate tra gli stati, come è normale che non ci siano differenze esagerate di prezzi di uno stesso prodotto in un regime di concorrenza.
È la concorrenza che crea equilibrio ed abbassa i prezzi (o le tasse).
Un saluto .
bobirons il 5 febbraio 2015 alle 12:53:
Ho visitato diversi stati degli Usa, sinceramente grandi differenze non si notano, fatte salve quelle naturali, unica cosa che si vede è la differenza delle divise trà le varie polizie locali, che fanno tutto, non come i nostri vigili urbani, e poi cè FBI, ma quelli non si vedono.
Cè qualche differenza sulle tasse locali, ma cè anche qui da noi, ma l’esercito è uno solo, e risponde solo al presidente.
Unica soluzione ? Un vero federalismo di regioni o popoli, stile USA. L’unità la richiedono solo quelle amministrazioni che, come si diceva una volta della Fiat, privatizzano i propri interessi e socializzano le loro incapacità.
Al di là di tutti i commenti, se il Veneto trova l’indipendenza (un bel passo avanti dopo l’autonomia), quest’Italia chiude bottega. E per effetto domino l’Europa di Bruxelles andrebbe in crisi.
Al massimo si potrebbe ottenere un’indipendenza blindata, associati al Friuli VG, garantendo la presenza e l’inattaccabilità basi USA/Nato, concordando così un’autonomia finanziaria e politica, che altrimenti sarà sempre e solo negata alla nazione veneta. Tanto, in ogni caso, il Sud-Tirolo, dopo cent’anni di colonizzazione italiota prenderà, in qual che modo, il largo. È l’euro il solo collante dell’Italia: solo la valuta imposta riesce a blindare l’attuale situazione territoriale. È il denaro che fa la Storia, non le nostre opinioni sventolate sui giornali che ci ospitano.
Lottieri,
“Il nesso che si vuole vedere tra unità politica e apertura economica non esiste proprio”
Infatti non c’è nessun nesso. È un qualcosa presentato come spauracchio che però non ha nessun fondamento reale.
Il mercato funziona che ti scelgono se a parità di qualità hai un prezzo inferiore, oppure se a parità di prezzo hai una qualità migliore.
A chi compra o vende non interessa se “hai la tessera del club” ma interessa solo la convenienza.
Il veri motivi per cui non vogliono lasciarli andare è il temere la concorrenza dei Veneti e il dover rinunciare ai soldi che versano allo stato.
Immaginiamo una qualsiasi azienda veneta che produca ad un costo di 170, se vuole stare sul mercato deve vendere almeno a 171, adesso togliamo per esempio 50 di carico fiscale, il costo del prodotto scende a 120, volesse anche guadagnare 10 anziché 1 uscirebbe sul mercato ad un prezzo di 130 anziché 171 e riuscirebbe ad accedere a molti più mercati. Tutto l’opposto che isolarsi.
Un saluto .