Non c’è dubbio che il ruolo dell’informazione abbia e stia giocando un ruolo molto importante nella narrazione dell’emergenza Covid19 e tutto quel che ne consegue. Ancor meno dubbi ci sono sul fatto che il dibattito che via via si è radicalizzato tra punti di vista abbia trovato la propria arena nei canali digitali. E se il fatto che questi canali non siano neutrali lo si sapeva già da tempo, la sensazione è che questa imparzialità (e spesso assenza di regole) abbia alimentato “dibattiti” che hanno confuso più che aiutare a comprendere. Cerco di spiegare perché. Partiamo da Facebook che ha sicuramente rappresentato il terreno principe assieme agli inoltri di articoli e video tramite gli istant messanger (primo fra tutti whatsapp). Il funzionamento del wall di Facebook (ovvero della sequenza con cui vengono presentati i post) è governato da algoritmi “sconosciuti” ai più. L’opzione “visualizza i più recenti” va cercata ed attivata, altrimenti di default è impostato il “visualizza i più pertinenti”. Ma quali sono i più pertinenti? Partiamo da un assunto: chiunque vi dica che sa come viene deciso quale contenuto è più pertinente sta millantando qualcosa di non vero. Può conoscere la filosofia generale che ci sta dietro: tenere gli utenti collegati il più possibile, gratificarli con like e condivisioni, ma i punteggi che vengono assegnati a ciascun contenuto per far sì che appaia prima è nella black box di Facebook. Chi governa gli algoritmi? Altri algoritmi che scrivono codice efficiente e in continuazione, aggiustando il tiro in base a migliaia (per non dire milioni) di variabili e combinazione delle stesse. Basta anche solo il dispositivo con cui accediamo a modificare questo ordine. Se volete fare una prova è semplicissimo: vi collegate nel medesimo momento al vostro account di Facebook con un pc e un cellulare e …. sorpresa! I post che vedrete saranno diversi (magari non tutti, ma la maggioranza assoluta sì).

Tutto questo preambolo per dirvi che non esiste una regola precisa, ma delle macro guide che gli algoritmi cercano di soddisfare. E quindi nel dibattito sul Covid19 tutto ciò che impatto ha? L’impatto è che si creano delle vere e proprie “bolle” in cui vengono rinforzate le posizioni di una persona presentando una sproporzione di post che vanno nella sua direzione di pensiero, dando però l’illusione che sia il “mondo” a pensarla così. Un tempo si comperava un giornale con una certa ideologia e si sapeva che era un punto di vista. Ora non essendoci quell’atto di acquisto consapevole, tanti sono portati a pensare che la piattaforma sia obiettiva (e simmetrica) e che quindi quella sia la rappresentazione. Vale la medesima cosa all’approssimarsi delle elezioni (di qualsiasi natura siano) quando sul proprio wall compaiono contenuti “vicini” alle proprie posizioni (diffidare quindi di chi dice che si respira aria di vittoria perché su Facebook tutti sono per il candidato X o Y).

A tutto questo va aggiunto un qualcosa che finora era di nicchia e che invece sta prendendo piede: molte persone segnalano i contenuti postati da chi non la pensa come loro come post da rimuovere in quanto spam, o contenenti falsità E chi viene sospeso rimane stupito che la cosa possa accadere. Ma essendo dei controlli e delle sospensioni a loro volta controllati da algoritmi (sarebbe impensabile un controllo umano), gli algoritmi della “censura” hanno bisogno di apprendere i meccanismi che stanno dietro a queste segnalazioni (ad esempio se uno segnala spesso dei post, le sue segnalazioni potrebbero contare sempre di meno).

In conclusione, anche perchè ci sarebbe davvero tanto da scrivere, credo che le discussioni sui social network non portino in sé alcun elemento decisivo nella conoscenza, ma solo una potenziale confusione di fonti, dati, conclusioni, condite da insulti vari. Per quanto mi riguarda, su questi temi mi informo altrove, non certo sui social.

Nota per i lettori (affezionati)

Ci siamo lasciati più di un anno fa, dopo alcuni articoli che narravano il mio punto di vista sulla Pandemia. Avevo diradato e poi sospeso di raccontare qui per due ordini di motivi. Il primo ha a che fare con il titolo del blog: tanto, troppo rumore e pochi segnali. Responsabilmente (?) non ho voluto alimentare ulteriore rumore e polemiche già sin troppo presenti altrove. Il secondo è stato il fatto che qualsiasi altro argomento appariva “piccolo” e comunque “infestato” dal virus e le sue conseguenze. Ora mi sembra che una parte della buriana sia passata (sottolineo una parte) e forse si può ripartire a leggere numeri, trend, insight. Penso che una spiegazione la dovessi a chi ha la cortesia di dedicare del tempo alla lettura di ciò che scrivo. Buone cose a tutti