Mentre la politica si divide, litiga, si offende e non è capace di fare nulla di concreto per risollevare il Paese da questa tragica situazione pandemica ed economica,
i giovani capaci scappano e vanno a studiare e lavorare all’estero. È una condizione amara e reale. Questa è la triste realtà dei fatti! Il nostro Paese è purtroppo da decenni gestito da una classe politica di basso livello che non ha saputo, ne voluto, creare le condizioni per invertire questa tragica realtà.
In questo Paese ci sono giovani che nel corso degli anni hanno investito tanto della loro vita costruendosi un bagaglio di conoscenze e di competenze ragguardevoli: lauree, corsi di perfezionamento, dottorati di ricerca, master, pubblicazioni e che si sono poi ritrovati con un pugno di mosche in mano.

Sta di fatto che in Italia la persona preparata, competente, con un background culturale di tutto rispetto resta alla porta nella vana speranza che qualcuno si accorga di lui e la star grande maggioranza delle volte purtroppo nessuno si accorge del valore di queste persone. Dall’altra parte c’è gente, invece, che con pochi titoli quando va bene ricopre prestigiosi incarichi senza averne le ben che minime competenze solo perché sponsorizzate da qualche potente o perché amica degli amici. Negli altri Paesi dell’Europa non è così,
non funziona così. Negli altri Paesi europei viene premiato il merito, l’efficacia, la competenza dimostrata con gli studi fatti sul campo. Non dobbiamo affatto meravigliarci se cresce sempre di più la fuga dei cervelli dal nostro Paese. Se i giovani vanno a studiare all’estero e se si affermino professionalmente in quei Paesi europei dove gli viene garantito dallo Stato in primis ma anche dalle aziende provate un supporto economico, tecnico e anche morale. E dove vogliono a tutti i costi restare, non desiderando neppure più ritornare nel loro Paese.

L’Italia invita poco a costruirsi un futuro, ad affermarsi nel campo professionale perché quello che offre è sempre più poco allettante. Questo è uno dei motivi che determina il fatto che non siamo affatto considerati a livello europeo, dove i giovani veramente capaci e volenterosi ricevono offerte soddisfacenti da Enti pubblici e privati, istituiti di Ricerca e Università che gli propongono contratti di lavoro veramente vantaggiosi.

L’Italia non investe in cultura e formazione pur avendo una storia economica, sociale e culturale da fare invidia agli altri Stati del Vecchio Continente.

È veramente una constatazione amara, che non lascia speranze. Tra i vari problemi che affliggono l’Italia questo che colpisce i giovani capaci e particolarmente critico. Siamo ormai di fronte a generazioni private di una prospettiva di vita. Il lavoro, o assente o quelle poche volte che si materializza è precario, non consente di farsi una famiglia; avere dei figli è da incoscienti, per acquistare una casa non c’è altra via che avere dei genitori che siano riusciti a mettere qualche soldino da parte altrimenti non è assolutamente fattibile neppure pensabile acquistarne una.

Si tira a campare, consci che a una vita non certo entusiasmante seguirà una vecchiaia di stenti, visto che a settant’anni ci si troverà con una pensione di poche centinaia di euro al mese. Sì, è proprio così che che ne dicano gli attuali politicanti che cercano ancora invano di promettere e promettere un futuro migliore ma che poi nei fatti non sono in grado di fare nulla per cercare di migliorare la tragica situazione economia e valoriale che stiamo vivendo ormai da molti anni nel nostro Paese. I motivi di questa situazione sono molteplici e non si esauriscono solo nella crisi del sistema economico occidentale.

La nostra società è spaccata in due tronconi, chi ha più di quaranta anni vive con le garanzie degli anni ottanta, chi ne ha meno nella giungla ottocentesca del ventunesimo secolo. È necessario che queste due realtà della nostra società comincino a comunicare e che parte del patrimonio di diritti delle vecchie generazioni defluisca verso le nuove. La nostra società ha bisogno di concorrenza, solo una società basata sul merito può oggi accrescere l’equità che per questa via si coniuga con l’efficienza. Rimettere in moto il Paese deve essere un dogma anche per chi pensa di avere le spalle coperte; le ingiustizie quando sono forti e prolungate portano a reazioni violente con cui tutti dovranno convivere e fare i conti purtroppo . La scarsa attenzione al merito, soprattutto al Sud, è un’enorme zavorra che una Stato responsabile e serio dovrebbe sempre con maggiore forza combattere iniziando sopratutto nel pubblico a sponsorizzare e far prevalere chi è più capace ed eliminiate chi conduce una vita da parassita incapace nel sistema.
Siamo uno dei paesi europei con la minore percentuale di laureati e, nonostante ciò, chi ha un titolo di studio è costretto a scappare all’estero se vuole cercare con successo un lavoro e realizzare il proprio futuro. L’Italia è il paese delle rendite di posizione, non per niente abbiamo una classe dirigente anziana; salire nelle gerarchie è molto difficile ma, una volta raggiunto il vertice, si diviene inamovibili. Quando il tempo si incarica di rimuovere al potente lo scranno è già caldo per figli ,figliocci o amici degli amici. L’avversione al merito è diffusa in tutti i settori sia pubblici che privati anche se nel secondo caso in maniera molto minore.

Il settore pubblico è il regno della staticità, qui i diritti sono acquisiti, il ruolo è un dogma e qualunque elemento possa turbare lo status quo deve essere evitato. Ed è anche per questo che purtroppo molte realtà pubbliche sono totalmente inefficienti. Per la politica invece sopratutto ai più alti livelli, è esplicitamente richiesta la fedeltà a prescindere, non avere idee può rivelarsi uno dei maggiori pregi, anzi è il maggior pregio per questa classe politica di inetti.

Come si può scardinare un tale sistema se chi dovrebbe occuparsene ha come suo maggior pregio il non avere un pensiero autonomo? Se la classe politica non è più in grado di risolvere problemi e governare? L’unico modo possibile per resettare tutto e ripartire sarebbe spazzare via definitivamente in modo pacifico tutto la vecchia e l’attuale classe politica e più nello specifico chi non apporta al Paese nessun valore aggiunto , chi non ha studiato e chi non ha mai conosciuto il sacrificio del lavoro per premiare invece chi è preparato, chi ha studiato, chi ha lavorato ed ha conosciuto cosa significhi fare dei sacrifici. Il Paese per risorgere ha bisogno che a guidare la politica e il governo ci siano dei professionisti seri di vari mondo che insieme con un progetto comune possano mettere mano a questa gran caos istituzionale e gestionale. Forse sarà proprio in quel preciso momento che i giovani capaci non dovranno più scappare dal loro Paese per trovare la propria strada altrove. Forse sarà proprio in quel giorno che i giovani protrano rimanere nel loro Paese a lavorare, a vivere e a contribuire attivamente nel renderlo sempre migliore. www.IlGiornale.it

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