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Cambio della guardia. Dopo il trasversale MiTo ora tocca a MilanoMusica. «Il nostro è un festival dedicato alla contemporanea colta – spiega il direttore artistico Andrea Pestalozza -. I brani classici che vi si trovano fungono da collegamento storico». Il sipario della partenza si alza alle 20.30 di giovedì 24 settembre, alla Scala: gran parte del concerto diretto da Tetsuji Honna ed eseguito dalla Filarmonica con l’arpista Naoko Yoshino, prevede le pagine di due «star» delle manifestazioni autunnali: Toshio Hosokawa (con «Re-turning») e Toru Takemitsu (con «Winter» e «Twill by Uwilight»). «Il primo in un certo senso è la continuazione del secondo, il più grande compositore che il Giappone abbia mai avuto fino a ora». Non solo Sol Levante, ovviamente. In quindici giorni si può fare il giro del mondo: undici concerti, una giornata di studi, tre proiezioni, quattro incontri con autori/presentazioni… «Non si rischia l’effetto saturazione – risponde -. In diverse città europee, penso a Parigi, Berlino e Amsterdam, soprattutto in questi mesi l’offerta arriva essere il triplo della nostra». La ricetta è chiara e semplice: per uscire dal provincialismo, «occorre proporre qualità e quantità insieme», precisa. Una bella sfida nel Paese dove l’educazione musicale in tante scuole è ancora quella del piffero di plastica… «I giovani sono il futuro – continua – e noi cerchiamo di dargli il massimo spazio». Non a caso la rassegna ha la sezione «Percorsi di musica d’oggi». Arrivati a questo punto il maestro viene «costretto» al gioco della torre: i tre concerti da non mancare? Quali i giovani «interessanti»? Gli incontri a cui non rinunciare…

«Con la premessa di non voler escludere niente e nessuno – esordisce – penso ai programmi del Piermarini, poi alla serata per Takemitsu (11 ottobre); attraverso cinque brani si possono osservare i 40 anni della la sua evoluzione». Interessante l’accoppiata pianoforte percussioni del 19 ottobre (Xanakis, Sugiyama, Messiaen, Ton de Leeuw e i due giganti nipponici) con un brano a tre tastiere e luci con forte taglio teatrale. E, ancora, «Requiem» e «Voiceless Voice in Hiroshima» (8 novembre), capolavori di Hosokawa diretti dallo stesso Pestalozza. «Riguardo ai giovani – continua – farei una distinzione: Luca Francesconi ormai è tra gli affermati (concerto 22 ottobre), poi Matteo Franceschini emergente (5 ottobre)». Poi gli stranieri, generazioni 30/40, mai eseguiti in Italia: «Prendere nota dei tedeschi Jorg Widmann e Johannes Schoellorn». Infine gli incontri: Pestalozza non diserterebbe la giornata di studio del 17 ottobre (un tutto-Takemitsu alla Triennale), i seminari coi compositori (domenica mattina all’Anteo) e la conferenza di Helmut Lachenmann il 28 ottobre: «Linguaggi e rivelazioni? – conclude il maestro Andrea Pestalozza -. Arrivano cose interessanti dai Paesi scandinavi e tra i giovani che riescono ad andare oltre, c’è Stefano Bulfon…» (il programma del festival sul sito: http://www.milanomusica.org/).
In allegato: musiche di Johannes Schoellhorn