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La musica? Dovrebbe vincere su tutto. No, nessuna massima. Semplicemente un punto di vista, a partire dal dibattito aperto in questi giorni sul Wagner tecnologico in programma il 7 dicembre al teatro della Scala di Milano, la prima de “La valchiria“. Alla vigilia diversi gli interventi sui media, con il “là” dato a un convengno svoltosi in Germania (relazione poi pubblicata dal Corriere della Sera)  dal direttore d’orchestra Barenboim, colui che al Piermarini salirà sul podio. La sua passione per il musicista di Lipsia, la “poca” simpatia di Wagner per gli ebrei, lui e la sua opera presi in prestito dal nazismo, la sua musica ufficialmente bandita da Israele per lungo tempo…ma in parte sdoganata proprio da Barenboim.

Il dibattito wagneriano richiama anche il dibattito su censura, chiusure, cancellazioni dai programmi, fogli di via che Stati, anche democratici, e regimi hanno dato un po’ dappertutto ad artisti indesiderati, in primis per motivi politici. Esempi? I compositori italiani del Ventennio o giù di lì, alcuni magari non fascisti, forse troppo neutri e distanti, troppo neutri… Poi i casi di personaggi come Pizzetti e Malipiero… Grandi orchestratori, in terra di melodramma, nel periodo di rivoluzione tedesca e francese, messi nell’angolo. Dimenticati. E ancora, dall’altra parte: censura targata Urss contro i cattolici ma non solo. Prediamo il caso del cristiano-mistico Part, dovette cambiare aria (in precedenza non se la passarono bene neanche Prokof”ev e Sostakovic). Dall’altra parte, negli anni Trenta tedeschi Anton Webern: dal partito nazista la sua musica fu definita “bolscevismo culturale” e “arte degenerata”. Il francese Olivier Messiaen scrisse una delle sue opere più belle e importanti opere “Quatour pour la fin de temps” prigioniero in un campo di concentramento. Anche nell’America del Dopoguerra non si scherzava, erano i tempi della “paura rossa”. Tra gli ambienti più controllati c’era quello di Hollywood. Il compositore di colonne sonore Elmer Bernstein, sospettato, fu messo in condizioni di non lavorare più alle produzioni di primo livello.

E in Italia? Fu censurato anche Verdi. Per venire agli anni Sessanta del secolo scorso c’è il caso de “La fabbrica illuminata“, composta da Luigi Nono nel 1964, per il concerto inaugurale del Prix Italia, e dedicata agli operai della Italsider di Genova-Cornigliano. In quell’occasione non fu eseguita, perché censurata dalla direzione della Rai a causa dei testi fortemente politicizzati. La prima esecuzione pubblica ebbe luogo a Venezia il 15 settembre 1964 alla Biennale musica di Venezia.
In allegato: musiche di Elmer Bernstein