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L’opera che lo ha reso famoso è “Moody’s Mood for love“. Una scintillante carriera con quel suo stile hard-pop che lo ha fatto considerare uno dei grandi della sua generazione. Stiamo parlando del sassofonista James Moody, rimasto famoso anche per il suo stile di improvvisiazione; è morto a 85 anni a San Diego, in California, dove abitava: era malato dal novembre scorso. A dare l’annuncio della sua scomparsa è stata la moglie.

Nel suo curriculum lungo e variegato, si trovano le date di concerti con altre figure di prima grandezza di quel periodo, vedi Dizzy Gillespie, Lionel Hampton e B.B. King. I suoi esordi risalgono alla fine degli anni Quaranta. Al suo fianco per lunghi periodi il pianista Kenny Barron e il chitarrista Les Spann. A parte le registrazioni dell’epoca – alcune delle quali in Europa dove si è trasferito per tre anni – per trovare altri documenti recenti sul musicista non si deve andare troppo lontano. L’ultima sua apparizione (radiofonica, in verità) infatti risale al 2009, quando si è fatto intervistare da Nick (“The Nightfly“) su Radio Montecarlo.

Virtuoso vero del sassofono (sia contralto sia tenore), ma anche del flauto, Moody solo come leader, dal 1949 al 2004 ha inciso ben diciotto dischi. Come sideman, invece, tre. Per chi volesse approfondire la conoscenza sul personaggio, nella “rete” si rintraccia un’intervista http://translate.google.it/translate hl=it&sl=en&u=http://www.melmartin.com/html_pages/Interviews/moody.html&ei=r44DTZ2iMYPKswaOlN3mCQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=17&ved=0CH8Q7gEwEA&prev=/search%3Fq%3Djames%2Bmoody%26hl%3Dit%26biw%3D1020%26bih%3D567%26prmd%3Divno: dodici pagine di colloquio in cui l’autore, Bernotas da bob, con le sue domande tocca in po’ tutti gli aspetti della vita del musicista, risultato: una chiacchierata ricca di musica e storia.
In allegato: musiche di James Moody