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Altre  possibili risposte alla domanda ri-lanciata da Alessandro Baricco (di spalla ad Alex Ross) sulla fruizione della musica moderna (Come mai il pubblico che mostra di apprezzare l’arte moderna – per esempio Pollock – non riesce a provare le stesse piacevoli sensazioni per le avanguadie musicali del Novecento – vedi Schoenberg -?, era il quesito di fondo ripreso dallo scrittore; la prima parte del commento su Fuori Tono del 10 gennaio).

1) La fruizione. Difficile dire come proporre la modernità musicale. Dipende dal brano, dal genere. Ho assistito a concerti di musica acusmatica con il pubblico che alla fine applaudiva due casse di diffusione che avevano sparato elettronica d’autore (sul palcoscenico non c’era nessuno, era tutto registrato). Mi è capitato di vedere decine di persone in un Auditorium con gli occhi chiusi ad ascoltare i suoni “manipolati” del Polo; ho assististo all’esecuzione del “Silenzio” di Cage: quattro minuti e passa di non musica, di vuoto, del rumoreggiare in sala… In qualche modo esperienze particolari. Penso che modernità e contemporananeità dovrebbero interessarsi in maniera più ampia e innovativa delle modalità dell’offerta. Ora qualche compositore sostiene: perché non fare ascoltare i brani lasciando il pubblico libero di muoversi, come in una galleria d’arte (meglio se ci sono video, immagini, quadri, sculture). Negli Usa – come ha raccontato il musicologo Alex Ross sul quotidiano la Repubblica (sabato 8 gennaio 2011) – durante certi concerti particolarmente impegnativi fanno pause con pizza e birra (perché no?). E poi: perché non sposare il suono con il teatro, più spesso…

2) Le direzioni. E’ ovvio per testare una volta in più alternative alla poltrona in teatro, ci deve essere più coraggio. E quando si parla di “coraggio”, in questo senso, la mente va ai responsabili dei teatri, alle direzioni artistiche, a chi è al vertice dell’organizzazione dello spettacolo. Spesso gli addetti ai lavori sono accusati di poco coraggio, quando si parla di musica contemporanea. Sebbene siano nati diversi festival e rassegne, la programmazione – diciamo ordinaria – stenta a “svecchiarsi”. Le grosse istituzioni la maggior parte delle volte continuano a puntare sulle “star” del passato, probabilmente per paura – e magari a volte con qualche certezza – di scontentare in pubblico tradizionale. Che però – stando ai report degli ultimi anni- è in calo… Dunque:  qualche brano in più scritto da un compositore vivente e qualche cosa in meno firmato dei grandi del passato… E magari nelle sale arriva qualche giovane in più.
                                                                                                                                                             (2.Fine)
In allegato musiche di: Ennio Morricone