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La musica? Meglio cominciare a studiarla da piccoli, soprattutto se contiene elementi diferrenti dalla tonalità ed è stata scritta con ritmi irregolari. L’affrontare precocemente certe “complessità” prepara, abitua orecchie e cervello a essere più aperti e ricettivi verso il nuovo… verso i suoni. Un’ipotesi, ma che probabilmente è piuttosto vicina al vero. E non mancano gli esempi, seppur molto particolari. Uno di questi è stato raccontato in servizio del “Corsera” (13 gennaio) su una super-mamma cinese che ha fatto studiare le proprie figlie pagine pianistiche certamente non facili sin dalla tenera età. L’autore in questione è il compositore Jacques Ibert. Nell’articolo la signora Chua racconta come riuscì a far imparare a sua figlia di 7 anni un pezzo del compositore francese, “Il piccolo asino bianco“. Un pezzo assai complicato, ammette la super-mamma – in effetti per una bambina… – perché “le mani devono suonare ritmi completamente diversi in modo schizofrenico”, ammette la signora nell’intervista. Se poi si aggiunge che il brano in questione è stato scritto in una tonalità pianistica con diverse alterazioni in chiave (cioè parecchi tasti neri), beh, insomma… L’occasione è buona comunque per vedere con chi e che cosa la piccola educata con estremo rigore – forse anche troppo – si è dovuta cimentare.

Per inquadrare il personaggio: Jacques Ibert (1890-1962) ha scritto ben sessanta colonne sonore per film. Studi con Paul Vidal, per il suo stile è stato considerato un “tradizionalista” del Novecento, in particolare per il suo attaccamento alla forma e all’eleganza. Tra le sue opere vengono ricordati il Concerto per flauto e il Concertino da camera per saxofono alto in Mi bemolle e orchestra di undici elementi. Attivo anche nel campo del teatro e dei balleti, sono rimaste note le pagine che ha scritto per il Macbeth di Orson Welles.
In allegato: musiche di Ibert