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Uno spettacolo come quello di Bartabas –  dal 5 al 9 settembre al MiTo torinese (uno degli appuntamenti della manifestazione da non mancare assolutamente – richiede un estro e un profilo compositivo ad hoc, trattandosi di accompagnare una creazione-messa in scena dove la magia è in primo piano. Per questo Bartabas – per chi non se lo ricordasse il re di una delle carovane multietniche con cavalli e artisti più famose al mondo – si affidato alle “cure” del compositore Jean Schwarz. Chi è costui è presto detto.

Classe 1939, etnomusicologo francese di Lille, per un trentennio membro del Recherches Musicales Groupes presso il Conservatorio di musica di Gennevillies, nei pressi di Parigi. Dal 1974 in poi, ha inciso una sfilza di lavori di vario genere: http://www.discogs.com/artist/Jean+Schwarz  Con le atmosfere liriche-orientaleggianti-rarefatte ben accompagna il celebre teatro equestre di Zingaro. In questo caso “Le centaure et l’animal” è uno spettacolo che molto deve  all’incontro tra lo stesso Bartabas e Ko Murobushi, uno dei più grandi danzatori viventi.

Le parole della presentazione dello spettacolo chiariscono ancor di più: “Bartabas avanza nell’approfondimento e nell’esplorazione di linguaggi poetici e musicali di matrice orientale, che costituiscono una parte essenziale essenziale del suo lavoro. L’intensità della danza e la forza del gesto equestre aprono le porte a spazi inaspettati”.

Bartabas, all’anagrafe Clement Marty (1957) viene consacrato dal Festival di Avignone a metà degli anni Settanta: dai primi anni Novanta il suo show fa il giro del mondo, considerato una proposta unica nel suo genere. Non solo regista e coreografo di animali. L’artista ha anche girato due film: “Mazeppa” (1993) e “Chamane” (1996); per chi volesse saperne di più c’è il libro “Bartabs, il cavaliere del vento” di Garcin Jerome.
In allegato: lo show di Bartabas