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La musica “forte” – o classica oppure colta che si dir si voglia – è sempre di più in pericolo, nel senso che il “pubblico sta finendo”  e “quando tutti i canuti e ri-tinti saranno volati in cielo, non ci sarà più gente…”. A lanciare l’allarme è il noto musicologo italiano Quirino Principe, uno dei grandi della critica. Che preoccupato per quanto sta avvenendo, fa un appello affinché la musica ri-torni a essere insegnata nelle scuole, detto in estrema sintesi, in maniera più estesa e seria.

Non si può far altro che condividere i timori di Principe (il maestro ha lanciato il dibattito attraverso un articolo pubblicato l’11 settembre sulle pagine cultura del Sole 24 Ore), lui che è stato testimone ed è protagonista da più di mezzo secolo della vita e degli avvenimenti della cultura musicale italiana e non solo. Ciò detto, l’allarme forse andrebbe esteso anche ad altri generi che faticano a farsi strada o a mantenersi in vita in maniera decente oppure nella memoria. Ovviamente si parla della “musica contemporanea” della “sperimentale” dell'”elettronica” delle “avanguardie” e del  “jazz d’arte”, sebbene quest’ultimo sia molto più frequentato e approciabile e approciato degli altri filoni.

Si dirà: per quando riguarda le “musiche nuove” o “avanguardistiche” ci sono i festival. E’ vero, non sono neanche pochissimi – sebbene la crisi e la scarsa fiducia di enti e amministratori abbia portato via un bel po’ di fondi che già da qualche anno erano esigui -; ma a parte quelli che sono sostenuti da tempo e per tradizione da chi ha i mezzi e le leve (pubblici e privati), gli altri galleggiano, barcollano e nel peggiore dei casi chiudono i battenti. Insomma è un periodo lacrime e sangue. E i pubblici che vanno ad ascoltare non di rado lo fanno come “turisti per caso”. E nelle discussioni capita che alla parola “contemporanea” o giù di lì, l’interlocutore dica: “Ah no, quella musica lì…”; liquidando così una proposta culturale, che insieme a molte altre di natura non commerciale, è di “prima grandezza” (naturalmente un termine pieno di implicazioni e sul quale ci sarebbe moltissimo da dire). La caccia al colpevole?
In allegato: musiche di Franco Evangelisti