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Ogni tanto ritornano: sono gli strumenti usati dai grandi della musica, interpreti e compositori. Violini, tastiere, fiati, percussioni…  L’ultimo “ritrovamento” riguarda la storia di Nino Rota (http://it.wikipedia.org/wiki/Nino_Rota): si tratta di uno dei suoi pianoforti, uno schiedmayer a mezza coda – all’appello manca un tasto – che pare sia rimasto per lungo tempo pieno di polvere in uno scantinato. Adesso, diversi soggetti si muovono per decidere sul da farsi, in primis un bel restauro.

A darne notizia, recentemente sulla Gazzetta del Mezzogiorno, la giornalista Enrica Simonetti. Che racconta di un Comitato in campo per valorizzare questo oggetto della memoria storica; da qui testimonianze su questioni precedenti: “Negli anni Ottanta gli eredi avevano donato al Conservatorio  di Bari lo strumento e questo in effetti era stato sistemato nella stanza del direttore (allora Marco Renzi)”, viene riportato. A quanto riferisce l’articolo, in quel periodo si fecere anche degli interventi per evitare il degrado, “ma il tempo passa e…. “. Insomma, il piano di Rota rivede la luce in tempi recenti e ora attende un trattamento consono alla sua storia. E ancora.

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Quasi inutile poi ricordare l’importanza che per il compositore Nino Rota aveva il pianoforte, suo inseparabile alleato nel lavoro. Va ricordato che oltre alla sua produzione dedicata alle colonne sonore, notevole è stata anche il suo impegno sul versante delle composizioni classiche d’arte.

Per esempio: dalla musica per pianoforte alla musica da camera (duetti, per arpa e flauto, trii, quartetti e varie). Per non parlare poi della musica per orchestra, ben 24 opere. Dire prolifico è dir poco. Poi, si sa, il gruppo per cui è diventato ed rimasto celebre riguarda la produzione di musiche per film, la sua “alleanza” artistico-musicale con il regista Federico Fellini, le sue straordinarie colonne per le quali Rota è passato alla storia.
In allegato: musiche per pianoforte di Federico Fellini