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Si sente, ma l’atto di ascoltare è un’altra cosa. Sentire, ascoltare: due parole una sinonimo dell’altra, ma in fondo anche diverse. Perché la prima – sentire appunto – può forse-anche-magari presupporre un rapporto passivo con l’oggetto del desiderio, la musica o/e quant’altro. La seconda, purché praticamente gemella, a ben guardare può significare rapporto attivo, incontro con il materiale, comprensione del medesimo, o almeno un tentativo. Piccolo lapalissiano ragionamento per spiegare parzialmente il fenomeno del… “corso d’ascolto”.

Già, perché per sentire, sente qualsiasi essere sia dotato di un sistema uditivo, ma per l’altra pratica – acoltare appunto – Ci vuole orecchio, tanto per dire il titolo di una famosa canzone degli anni Ottanta del Jannacci-pensiero; e bisogna “averlo tutto anzi parecchio”, spiegava in note cantautore milanese. Magari educato a dovere, quell’orecchio: allevato, tirato su come un figliolo, potenziato. E c’è chi vuole che il suo “padiglione” diventi così, capace di dire e dirsi “questa è una sinfonia”, “questo è Strauss”, “questo è Glass”, “questo è jazz”… e via così. E per capire il motivo non ci vuole Pico della Mirandola, per diventare così non vi vuole la nocciolina di Superpippo, ma… Scherzi a parte, serve un semplice corso, con l’obiettivo di arrivare a un ascolto consapevole, più profondo di prima, per godere al massimo che si può dei contenuti e dei doni della musica. Che di per sé è già un dono.

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La piazza presa in esame, per parlare della “fenomenologia del corso”, è quella di Milano, dove a proposito l’offerta non manca e dove, accanto ai percorsi tradizionali, si possono trovare proposte su generi che per ora non tutti, anche i musicofili, riescono ad affrontare con disinvoltura. Ma andiamo per ordine.

Prediamo “Tracce sonore” dell’associazione no profit Musica Aperta. I lavori sono già in corso – presso il Liceo musicale Tenca (20 incontri in tutto) – a cura del pianista-direttore del Corriere Musicale Simeone Pozzini: al centro c’è l’ascolto e l’analisi storico-musicale di brani che han fatto storia. La sequela di domande poste dallo spot spiega: conoscete la “sonata solistica?”. “Cos’è una sinfonia?” Da Bach a Berg… Insomma, viaggi in territori che conoscere in maniera più approfondita non è affascinante, ma molto di più.

Dire Carlo Boccadoro è dire minimalismo, americano… vista la sua “simpatia” per la corrente d’oltreoceano. Steve Reich, Philip Glass, e post-minimalismo: vedi Bang on a Can. Ma nel suo corso, che terrà nell’arco di nove incontri (dicembre-giugno) a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, affronterà anche compositori degli anni ‘50/’70, vedi John Cage, Luciano Berio, Bruno Maderna, Karlheinz Stockhausen, Gyorgy Ligeti e Hans Werner Henze.

Occhio al calendario della Verdi, dalle parti dell’Auditorium di Largo Mahler,  che ormai si può dire tradizionalmente propone calendari educational di vario genere. Si riprende con una lezione del musicologo Quirino Principe il 3 gennaio, dopo la pausa natalizia. Tema: dal ciclo Brahms-Bruckner-Strauss “Brahms”, si parlerà della sinfonia numero 8.

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Anche alla Civica Scuola di Milano diretta da Andrea Melis ha il suo calendario. A portarlo avanti è Paolo Fenoglio, studioso, musicologo e conferenziere: “La musica nella storia” è il titolo del suo percorso; gli incontri vengono proposti il venerdì pomeriggio dalle 18 alle 20.30.
In allegato: musiche di Julia Wolfe, Gyorgy Ligeti e Luciano Berio