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Contrordine, la musica non migliora le attività cerebrali. Ah va bene, ok, decenni di bugie sull’argomento allora: per anni e anni, appunto, si è continuato a dire, a scrivere, a riscrivere che l’arte delle note è un vero toccasana per neuroni & Co., ma ora tutto questo non vale più, secondo l’ultimo studio di turno. Che dire, può darsi, ma può darsi anche che avessero ragione prima, cioè qualche mese fa, quando erano in vigore gli esiti delle ricerche precedenti. Quindi ora (fino a quando sull’argomento non arriverà  l’ultima parola) c’è da fare un bel lavoro di pulizia. Via il mare di luoghi comuni figliati dalle vecchie teorie ora demolite. Altro che “se studiate Bach allora avrete più facilità con la matematica”, oppure macché “Mozart  amico dei depressi in cerca di sollievo”. E via così.

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E per concludere, se qualcuno pensa ancora che le piante crescano meglio solo perché “allietate” da qualche sinfonia, si sbaglia. La musica è quello che è insomma – per i ricercatori dell’ultima ora – se uno vuole farla, questa musica, la faccia. Ma non ci si inventi sopra storie di intelligenza, buona salute e quant’altro.  Piace, allieta, intrattiene, quello che volete ma a farla non si muove neanche un muscuolo, un neurone, noooo: non fa niente come, al massimo come un bicchiere d’acqua; chi impara a memoria pagine pagine di una sonata è come se non lo facesse – sembrano dire senza dirlo le nuove teorie – chi improvvisa lo lo fa e basta, noooo: non muove creatività, sensibilità, fantasia, il corpo come in uno sport… Mah, fate voi…
In allegato: Keith Jarrett suona Bach