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Inventò il free jazz, insieme a Coleman, Higgins e Cherry, senza contare i suoi mille sentieri musicali. Addio a Charlie Haden, contrabbassista, scomparso a 76 anni. Una lunga malattia gli ha tolto dalle mani il suo strumento, il contrabbasso, e una lunga malattia, in giovinezza, glielo fece scoprire. Già, propri così: Haden si avvicinò alla musica in seguito a una poliomelite che da adolescente lo costrinse ad abbandonare il canto.

L’opinione su di lui è unanime: quanto ha fatto accanto a Ornette sarebbe sufficiente a garantirgli un posto nella leggenda: non sono tanti gli artisti che possono affermare di aver oggettivamente cambiato il corso della storia musicale Nei titoli di quei dischi temerari pubblicati a cavallo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 c’è il senso di quel lavoro e di una consapevolezza assoluta: cambiare le regole del gioco, come era accaduto con la pittura. “Change of The Century”, “The Shape Of Jazz To Come (la forma del jazz che verrà)”, “Free Jazz: A Collective Improvisation”.

Charlie Haden era un musicista anti accademico, un contrabbassista dal suono potente, dal fraseggio personalissimo, costantemente impegnato a svincolare il suo strumento da un ruolo di mero accompagnamento. Il Grammy alla carriera e il titolo di Master of Jazz assegnatogli dal National Endowment For The Arts sono il giusto riconoscimento a un artista che ha cambiato la storia con questo obiettivo: “Voglio portare via la gente dalla bruttezza e dalla tristezza che ci circonda attraverso la bella, profonda musica”.
In allegato: Charlie Haden