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Rivoluzione alla Biennale musica di Venezia. Per la prima volta nella storia di questo festival internazionale è stato “premiato” un jazzista con il massimo riconoscimento istituzionale. Ecco quanto comunicato nero su bianco: “E’ il pianista e compositore Keith Jarrett il Leone d’oro alla carriera per la Musica 2018; il Leone d’argento va al franco-argentino Sebastian Rivas, fra i più originali autori della sua generazione. Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, facendo propria la proposta del Direttore del Settore Musica Ivan Fedele. Musicista assoluto, amatissimo dal pubblico – con oltre quattro milioni di dischi venduti in tutto il mondo per il Köln Concert, diventato un’opera di riferimento – Keith Jarrett riceverà il Leone d’oro alla carriera il 29 settembre” (Il 62. Festival Internazionale della Musica Contemporanea della Biennale di Venezia si svolgerà dal 28 settembre al 7 ottobre 2018″). Già, proprio così una svolta rivoluzionaria.

Insomma, il mondo della musica contemporanea scritta che si è sempre dedicata alla ricerca, quel mondo popolato di compositori con la C maiuscola ora riconosce di fatto al jazz e a un personaggio come Jarrett pari dignità, assegnandogli una statuetta che solo e soltanto i grandi della musica d’arte del nostro tempo si sono aggiudicati. Ecco l’elenco: Goffredo Petrassi (1994), Luciano Berio (1995), Friedrich Cerha (2006), Giacomo Manzoni (2007), Helmut Lachenmann (2008), György Kurtág (2009), Wolfgang Rihm (2010), Peter Eötvös (2011), Pierre Boulez (2012), Sofija Gubajdulina (2013), Steve Reich (2014), Georges Aperghis (2015), Salvatore Sciarrino (2016), Tan Dun (2017). Il Leone d’argento, dedicato alle promesse della musica o a quelle istituzioni che si sono distinte nel far crescere nuovi talenti, è stato attribuito in passato a Vittorio Montalti e Francesca Verunelli (2010), RepertorioZero (2011), Quartetto Prometeo (2012), Fondazione Spinola Banna per l’Arte (2013), Ryo Murakami (2016), Dai Fujikura (2017).

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Che dire? Molto dunque si deve al direttore Ivan Fedele, compositore ortodosso che in questi anni ha saputo dimostrare la sua grande apertura al mondo, ai più diversi linguaggi, alla musica che cambia e si esprime nei più diversi modi, in maniera artisticamente valida e alta. Fedele ha proposto Jarrett e la sua proposta e poi è stata vagliata e poi approvata dal cda della Biennale Insomma il jazz, la composizione jazz e un grande come Jarrett hanno finalmente avuto giustizia.