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In questo periodo dell’anno abbondano le proposte concertistiche, la provincia fa la sua parte. Per esempio nella zona di Milano, vedi Melzo dove oggi parte una mini rassegna la cui direzione artistica è a cura della professoressa-pianista Simonetta Heger, ultimamente già incontrata per un suo progetto al Conservatorio di Milano – “Verbotten” – dedicato alla musica nel periodo della dittatura nazista -; e riguardo alla sua collaborazione per la riscoperta del compositore italiano Aldo Finzi con iniziative cultural musicali oltreoceano. Ma veniamo al progetto in partenza nel pomeriggio: “Melzomusica 2018 – 32esima edizione”, è il titolo. Gli appuntamenti – pomeridiani dalle ore 16 presso la locale Chiesa di Sant’Andrea – quattro in tutto. Ecco oggi in scena, per il titolo in cartellone “Dal romanticismo alla Bell’Epoque” il Quintetto Taurus alle prese con musiche di Labor e Vaughau Williams; domenica 13 è il turno di “Oremus et Cantemus”, col Gruppo Vocale Incanto diretto dal professor Emilio Piffaretti; e ancora il 20 sempre del mese un “Incontro per Schubert” e, infine, “We love baroque” con il maestro concertatore Maurizio Schiavo; nell’ensemble Il Demetrio al clavicembalo la stessa maestra Heger. Due considerazioni.

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Intanto si nota una certa varietà di temi ed epoche musicalmente affrontate, scelti diversi stili e autori differenti per affrescare parti importanti della storia musicale. Per dirne una: interessante portare al pubblico un autore come Labor, compositore boemo di valore ma chissà perché non troppo eseguito e dunque noto almeno al pubblico della sale. L’appuntamento con la vocalità è una buona occasione d’ascolto e arricchimento perché l’idea è quella di “narrare” come è cambiato il canto con lo scorrere della storia; il focus sul romantico Schubert in situazioni come queste, si potrebbe dire “solennemente intimiste” è quasi d’obbligo; con pizzico di virtuosismo vista la presenza di Listz. Infine tra gli autori, per l’ultimo incontro musicale c’è anche Hasse, in Italia conosciuto a suo tempo con l’appellativo di “caro sassone”: a metà Settecento fu uno degli autori d’opera più famosi e di successo dell’epoca. Un quadro che fa dire che la “cultura musicale” delle zone decentrare offre occasioni per ascoltare autori, rarità e chicche che i teatri e i grandi circuiti per ovvie ragioni a volte non concepiscono e prevedono. Dunque buon ascolto e buone scoperte.