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L’altro giorno me ne andavo sotto un temporale milanese fischiettando “Sing in the rain”, destinazione lontana ma necessaria. A un certo punto, dalle parti della sede del Corriere della Sera, mi sono imbattuto in un manifesto sistemato  nell’androne di un piccolo palazzo che recitava più o meno così: sabato 9 novembre (oggi) ore 17,30-19 concerto-conferenza “Elsa, non solo allieva, non solo sposa”; sotto la spiegazione decisiva per capire meglio. “Prima assoluta dell’esecuzione integrale delle composizioni per pianoforte solo o per voce e pianoforte di Elsa Olivieri Sangiacomo, allieva e moglie di Ottorino Respighi, composte tra il 1913 e il 1919 e dopo la morte del marito”; nomi degli interpreti, Clarissa Romani (soprano) e Colette Cavasonza (pianoforte), il tutto organizzato dall’Unione femminile nazionale in corso di Porta Nuova 32.  Un annuncio che da una parte mi ha intristito, perché già in quel momento sapevo che per altri impegni non sarei potuto andare; ma da un altro punto di vista è stato un piacevole risveglio di curiosità e ricordi di qualche tempo fa. Ma andiamo per ordine. Ora piove forte.

Intano chiedo venia all’universo mondo dei preparatissimi musicologi che conosco; sicuramente tutti loro sanno che la moglie di Respighi era pianista e compositrice. Oltre tutto c’è da dire questo:  il nome di questo compositore (e la sua vita) spuntano (solo) ogni tanto, quando qualcuno decide di eseguire alcuni dei lavori più noti al grande pubblico, ovvero le “Fontane di Roma” e i “Pini di Roma”, eppure lui è stato un musicista enorme che ha scritto fiumi di musica interessante e bellissima, dovrebbe essere riscoperto e celebrato di più. E se si parla poco di lui… Ma si sa, la modernità, già da un pezzo ha scelto altre strade, per carità e per fortuna, su certe cose e personaggi però si è “tirato dritto”, anche troppo – pure per una sorta di antipatia ideologica -. Ma non siamo qui a discutere del maestro, ma della moglie Elsa appunto. Pensa, apro Wikipedia e scopro che è stata pure regista delle opere del marito (“ma dove vivo?”, mi chiedo): durante un concorso venne notata dal compositore Giovanni Sgambati, altro  grande sparito dagli orizzonti. Insomma la signora Elsa una fior di musicista. Che si dedicò molto alla scrittura e ai libri. Ebbene qui, dopo la scoperta durante il mio cammino verso la meta dell’altra mattina, pure il fluire dei ricordi.

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Qualche anno fa, una domenica nella splendida Palazzina Liberty, sempre nel capoluogo lombardo, ho trascorso ore appassionanti e liete in compagnia della musica di Ottorino Respighi, anche, suonata se non ricordo male dal Quartetto Indaco. In quell’occasione, ho potuto vedere all’opera come “conversatore” Giovanni Albini (che già conosco e apprezzo molto come compositore e intellettuale-matematico della musica contemporanea). Albini, per l’occasione d’incontro col pubblico, è andato a scovare qualcosa come i diari, gli scritti del maestro della cosiddetta “Generazione dell’Ottanta”, rappresentando anche la figura dell’uomo privato. Ricordo ancora le parole del musicista verso la moglie, parole d’amore e di ringraziamento per la vita vissuta insieme. Parole che confermano una cosa che si conosce da tempo: spesso dietro, o meglio dire “accanto” ai grandi personaggi, a condividere con complicità l’avventura della vita e della musica, ci sono state delle grandi mogli/compagne/amanti (come si preferisce), vedi il caso della pianista e compositrice Clara Wieck, che ebbe influenza sul marito Robert Schumann e l’amico Johannes Brahms. Insomma, come si canta nell’opera “Tosca” di Giacomo Puccini “Vissi d’arte vissi d’amore”, ma in questi casi “in due”.

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