Se ne è andato a un secolo di vita più un anno. Josep Almudéver Mateu era l’ultimo volontario delle Brigate Internazionali ancora in vita. Classe 1919 era venuto al mondo da genitori valenciani a Marsiglia e aveva trascorso la sua infanzia tra Csablanca, in Marocco, e Alcàsser, nella Comunità Valenciana. È stato l’ultimo protagonista e testimone della sanguinosa guerra fratricida, 1936-39, Josep si arruolò giovanissimo nelle unità militari volontarie che sostenevano la Repubblica, dopo il tentativo di golpe fallito di Francisco Franco. La Spagna perde l’ultimo soldato e testimone della Guerra Civile a cui si poteva ancora rivolgere qualche domanda su quell’orrore che ha segnato e segna, ancora profondamente il Regno di Spagna.
Le unità volontarie che si opposero alla dittatura di Franco avevano rastrellato molti giovani da Portogallo, Francia, Regno Unito, Italia. Soltanto i francesi erano quasi diecimila, i portoghesi duemila e gli italiani cinquemila. Combatterono assieme, fianco fianco. E morirono sempre assieme. Josep dagli anni Ottanta per anni aveva girato le scuole del Paese raccontando la sua esperienza, ha scritto anche qualche saggio con vari giornalisti, raccontando le pagine più buie della Spagna che si lacerava in due nella sua guerra intestina che, poi, avrebbe aperto al Franchismo, alla Transizione, alla Repubblica. Pagine che la Spagna ha metabolizzato a fatica, spesso con un lutto e un oblio forzato, chiudendo troppo frettolosamente ferite che andavano prima ben disinfettate. La Transición ha messo tutti d’accordo con prepotenza e soltanto apparentemente, lasciando accesi e vivi molti rancori, misteri, impunità. Ancora oggi, ogni tanto, scavando per fini di edilizia, salta fuori qualche fossa comune. Per lo più di soldati repubblicani o complici giustiziati delle falangi fasciste. Ma ci sono anche molti scheletri della parte opposta. I governi socialisti hanno tentato di fare ordine con quella brutta storia: prima cancellando tutti i simboli franchisti dagli edifici pubblici. Poi con la Ley de la Memoria, spostando la tomba del Caudillo dalla Valle de Los caidos, dove era sepolto il duce iberico assieme ai caduti franchisti e repubblicani, tutti assieme. I resti mortali di Franco ora riposano in una tomba privata in un cimitero della periferia di Madrid, dopo un lungo braccio di ferro in Parlamento e con la famiglia del dittatore. E benché tutta questa forzatura, tutti rimangono avvitati saldamente alle loro idee, senza alcun punto di contatto, di autocritica. Nessuno si è pentito, nessuno si è voluto riavvicinare, un po’ come succede in Italia tra fascisti e partigiani: esiste da sempre un fossato oltre il quale nessuno dei due schieramenti si è mai inoltrato. La destra monarchica, erede del Franchismo con tanti dubbi sulla sua identità e la destra più integrale, quella che vorrebbe un nuovo Caudillo per sistemare le cose in meglio nella Spagna di oggi. Ognuna resta coi piedi ben saldi sulle sue idee e sulle sue convinzioni, anche ora che non ci sono più testimoni. Molti ex soldati della Guerra Civil se li è portati via la prima ondata di Covid-19. E nessuna legge è stata tanto potente da riuscire a imporre una vera pace.