Il Medioevo età oscura? A dire il vero questo luogo comune, proprio di una concezione semplicistica della storia umana caratterizzata da un certo pregiudizio di fondo, è stato smentito da diverso tempo, grazie al tenace lavoro di studiosi e divulgatori appassionati che hanno approfondito i caratteri più originali di un’epoca ricca di sfaccettature. Tuttavia non si può negare che, tra l'”età di mezzo” e l’evo moderno si frapponga una cesura netta. A chiarirne i contorni, tra le altre, è anche un’opera pubblicata per la prima volta negli anni Trenta del Novecento e riscoperta per merito dell’infaticabile sforzo di militanza culturale compiuto da Cinabro Edizioni: si tratta di Civiltà medievale”, un saggio del medievalista trapanese Antonino De Stefano che la piccola casa editrice ha appena ristampato e riproposto e che merita una lettura.

Nelle 250 pagine del libro emerge una sintesi del millennio medievale che non si limita a riportare il susseguirsi degli eventi che ne segnarono il corso, ma che ha anche la lucidità di individuare quali forze, rinnegando una concezione soprannaturalistica della vita e rimpiazzandola con una concezione naturalistica, abbiano contribuito ad abbattere l’ideale imperiale cristiano-medievale (ben presente, tra gli altri, nel nostro Dante Alighieri, non per nulla definito da Foscolo “ghibellin fuggiasco“) aprendo così la strada alla modernità borghese che espresse i suoi primi vagiti con l’Umanesimo e il Rinascimento e che produsse, nella sua fase culminante, il piccolo nazionalismo, trasformando così definitivamente il volto dell’Europa.

All’interno dell’opera emerge anche l’eco del percorso intellettuale e spirituale dell’autore: il De Stefano, infatti, ebbe un percorso interiore certamente travagliato. Dopo gli studi in seminario fu ordinato sacerdote e iniziò tuttavia a frequentare circoli culturali di impronta modernista. Ma il suo itinerario di vita era destinato a cambiare ben presto: abbandonò infatti sia l’abito talare che il modernismo per dedicare la propria vita allo studio, che risentì di queste oscillazioni, pur caratterizzandosi sempre per una notevole ispirazione religiosa, con una produzione che spaziava dalle ricerche sui movimenti ereticali medievali e quelle sull’età di Federico II e il carattere teocratico dell’idea di impero dello “stupor mundi”.  Scrisse per la rivista di studi religiosi Bylichnis, su cui pubblicò diversi saggi anche Julius Evola, il quale fece largo uso delle tesi di de Stefano nei suoi scritti.

 

 

 

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