È da qualche giorno disponibile per l’acquisto il 64esimo numero di Eurasia – Rivista di Studi Geopolitici, che contiene anche un contributo di chi qui scrive. Darne notizia, tuttavia, non è solo questione di auto-celebrazione, poiché il dossario è dedicato precipuamente (ma non in via esclusiva) alla Russia, Paese che ha da poco celebrato, non senza polemiche, le elezioni politiche per il rinnovo della Duma di Stato. Nel titolo scelto per l’occasione dalla rivista, proprio la Federazione Russa è definita con il termine di “territorio libero d’Europa”. Il motivo di questa scelta lo spiega direttamente il direttore di Eurasia, Claudio Mutti: “È molto semplice: rispetto agli altri Stati europei, la Federazione Russa è praticamente il solo che possa essere definito realmente indipendente e realmente sovrano. Infatti il territorio russo è l’unico, in Europa, a non essere occupato da basi militari statunitensi o della NATO, dal momento che l’esercito della Russia non è integrato, come invece lo sono i Paesi della UE, in un’organizzazione militare egemonizzata dagli Stati Uniti. Ma oltre ad essere, in Europa, il solo Paese politicamente e militarmente sovrano, la Russia può oggi rivendicare la difesa di quei valori che sono patrimonio tradizionale dell’autentica civiltà europea, opponendosi in tal modo all’offensiva scatenata dall’Occidente ‘contro – cito le parole di Sergej Lavrov – i fondamenti di tutte le religioni del mondo e contro il codice genetico della civiltà, con l’obiettivo di abbattere tutti gli ostacoli sulla via del liberalismo’”.

Le recenti elezioni si sono svolte in un clima di forte diffidenza da parte dell’opinione pubblica occidentale, che ha puntato il dito contro una presunta repressione proprio nei confronti di minoranze liberali. In particolare spiccherebbe il caso del blogger Alexei Navalny. Ma quanto seguito ha davvero il liberalismo di stampo occidentale in Russia? A giudicare dai risultati elettorali, in realtà, ben poco.“La situazione reale – spiega nuovamente Mutti – è quella sintetizzata da Putin nell’intervista rilasciata due anni fa al ‘Financial Times’: ‘L’idea liberale è diventata obsoleta, perché è entrata in conflitto con gl’interessi della stragrande maggioranza della popolazione. Perciò i liberali non possono dettare niente a nessuno come hanno cercato di fare nel corso degli ultimi decenni'”.

Della Russia, sempre nel nuovo numero di Eurasia, si sottolinea anche l’importanza ai fini della transizione verso un ordine mondiale multipolare (cioè non più egemonizzato da un’unica superpotenza quale gli USA). Ma un ulteriore dossario, sempre in questa ottica, è dedicato alla Palestina. Una terra che, spiega Mutti, “come è noto, è stata sottratta al suo popolo”  dallo stato di Israele, verso il quale, nell’ambito dei rapporti con la popolazione palestinese, il parere del direttore non è certamente tenero. “Dato lo stretto rapporto – spiega infatti -che lo lega agli Stati Uniti d’America, dove il gruppo di pressione filoisraeliano esercita un’influenza determinante sulla politica estera di Washington”,  Israele, “ostacola in accordo con gli USA le relazioni che Russia e Cina, in una prospettiva di integrazione eurasiatica, intessono e sviluppano con gli stati della regione”. “Perciò la liberazione della Palestina”, secondo Mutti, diviene “un obiettivo imprescindibile nel quadro di un’azione intesa a creare un ordine multipolare”.

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