l’Europa è il vaso di coccio… editoriale di Virginio Frigieri

Volendo fare una disamina fuori dalla narrazione mainstream, guardando più alle conseguenze future che alle cronache minuto per minuto sui terribili fatti che avvengono in Ucraina, emerge un quadro decisamente articolato e non semplice da dipanare.

Proviamo a farlo cercando di vedere le cose da differenti angolazioni e cominciamo dagli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sono ormai da tempo un impero in declino avviato alla bancarotta tenuto ancora in piedi dal fatto che militarmente sono ancora la potenza che conosciamo, ma dal punto di vista dell’immagine, Washington esce da questo scenario indubbiamente indebolito.

Dopo il fiasco di Kabul i fatti ucraini rappresentano un ulteriore passo verso la demolizione dell’impero, poi i fabbricanti d’armi sicuramente guadagnano e continueranno a guadagnare, ma a livello di politica estera pure che volessero arrivare a questa situazione, si aveva tuttavia l’idea che volessero negoziare un accordo diplomatico che invece non sono riusciti a gestire e gli è sfuggito di mano.

Così, può sembrare paradossale, ma forse oggi Washington è più isolata di Mosca.

Dalle notizie che filtrano si dice ad esempio che il principe dell’Arabia Saudita, ed anche gli Emirati Arabi Uniti non prendono le telefonate di Biden, si rifiutano di parlarci, mentre parlano regolarmente con Putin.

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Inoltre i pezzi grossi dell’OPEC che gestiscono i prezzi mondiali del petrolio si sono affrettati a chiarire che di ciò che fa Washington non gliene importa nulla e che loro continueranno a fare le loro politiche di prezzo secondo quanto era già stato pianificato e concordato con la Russia e con la Cina.

Questa reazione del Medio Oriente deve aver perlomeno sorpreso l’amministrazione Biden.

L’Iran a questo punto prova a sua volta ad alzare la testa per cui si è arrivati al paradosso che la casa bianca ha dovuto contattare Maduro per convincerlo a fornire petrolio agli americani che è piuttosto imbarazzante per non dire altro.

Se vogliamo spezzare una lancia per l’amministrazione Biden che ha gestito malissimo la fase precedente alla guerra è che ora sta cercando di frenare le pressioni dei media, del congresso e dell’industria militare, per cercare di evitare una allargamento del conflitto al contrario di quanto stiamo facendo in Europa dove si cerca di esacerbare il conflitto organizzando esercitazioni militari al largo della Norvegia, insieme alle truppe NATO a cui si sono unite anche la Svezia e la Finlandia da sempre paese neutrale.

Washington che aveva pianificato una esercitazione militare in quell’area, ha saggiamente cancellato questo evento.

Un altro aspetto significativo è la decisione con cui Biden spinge l’Europa a sanzioni capestro assecondandole, ma con una piccola differenza che L’America il petrolio e il gas ce l’ha e noi no.

L’America prima delle sanzioni prendeva dalla Russia solo un 16% mentre in Europa ci sono paesi fra cui noi che prendono dalla Russia più del 40%.

Negli Usa tuttavia la situazione può essere facilmente ribaltata con una decisione politica.

Ricordiamoci che fino a qualche anno fa gli Stati Uniti erano il principale produttore mondiale di petrolio e gas naturale, poi a un certo punto per forzare il passaggio alla famosa “energia verde” hanno iniziato a chiudere pozzi di petrolio e gas bloccandone i contratti.

A parte il fatto che prima che l’energia verde possa sostituire il petrolio e il gas dovrà scorrere molta acqua sotto i ponti dal momento che pure se si facessero dei giganteschi impianti eolici poi mancherebbe ancora l’infrastruttura per portare l’energia dove serve, ma lasciamo stare altrimenti si va fuori tema, a parte questo dicevamo, per gli Stati Uniti il problema è esclusivamente di natura politica: se ad esempio dopo le elezioni di Novembre arrivasse una nuova maggioranza per lo meno al parlamento e si decidesse di riaprire i pozzi che sono stati chiusi si potrebbe assistere nell’arco di un po’ di mesi ad una rapida crescita della produzione interna sia di petrolio che di gas che a quel punto potrebbe essere esportato in Europa, ma per il momento gli Stati Uniti non ne hanno abbastanza per rifornirci.

Dall’altro parte c’è la Cina e non solo: è più corretto parlare di Cina-India-Indocina e Taiwan che possiamo assimilarlo al sistema cinese, più un Giappone che  rispetto agli altri, nell’ultimo quarto di secolo non ha brillato.

E’ ormai chiaro che quest’area è diventata la “fabbrica del mondo” ed è altrettanto evidente che il grosso del consumo petrolifero e di gas sarà in quest’area, e questo comporta due conseguenze: la prima conseguenza è che il petrolio e il gas per l’Europa e l’Occidente sarà sempre meno disponibile, e la seconda è che la Russia, dopo aver tagliato i ponti con l’Europa sarà ben felice di girare quello che prima vendeva a noi, soprattutto se consideriamo che i paesi asiatici sono disposti a pagare il gas molto più di quello che lo pagava l’Europa, sicché la Russia è fortemente incentivata a vendere ai cinesi piuttosto che agli europei, tant’è che stanno già realizzando una nuova conduttura che dalla Russia andrà direttamente in Cina e conoscendo i cinesi c’è da scommettere che anche i tempi saranno molto rapidi.

L’India inizialmente aveva cercato di fare un po’ da ponte tra Russia e Stati Uniti stringendo coi russi accordi militari strettissimi e questo ha fatto si che in qualche modo la Russia ha sempre tutelato l’India su questioni problematiche verso la Cina, mentre con  gli americani, l’India ha sempre cercato di porsi verso gli Stati Uniti come un partener alternativo alla Cina come “fabbrica del mondo”.

Ma ora le cose sono diverse e l’India ha capito che adesso non può fare scelte drastiche né nei confronti di Washington né nei confronti di Mosca.

Dopo quanto visto in Ucraina, gli indiani sanno che se per la difesa militare dipendessero da Washington al momento buono, Washington li lascerebbe nei guai e se abbracciassero totalmente Mosca, sarebbero coinvolti in una serie di sanzioni che sarebbero per loro molto più pesanti da digerire rispetto alla Russia.

All’India dunque conviene camminare su questo stretto crinale restando neutrale.

Teniamo anche presente che Cina, India e Russia sono le nazioni in cui c’è la maggior parte della popolazione mondiale, e che queste nazioni hanno accesso alla maggior parte delle risorse mondiali senza contare quelle presenti sul territorio africano dove sia i cinesi che i russi hanno già una presenza importante mentre gli Stati Uniti anche in questo caso sono in ritardo.

A questo punto se si arrivasse a una spaccatura netta tra il polo occidentale e quello orientale, pur con tutti problemi che un matrimonio con la Cina comporterebbe, nascerebbe un’area economica di dimensioni tali da rappresentare un’alternativa economica rispetto al Dollaro!.

La questione ucraina a questo punto sarebbe il primo atto verso la morte dei petrodollari e al tempo stesso l’inizio del Grande RESET per l’Europa perché nel momento in cui viene ucciso il petrodollaro è chiaro che Washington non potrà lasciare all’euro la possibilità di porsi come alternativa al dollaro che vorrà invece difendere a tutti i costi!

L’Europa quindi si troverà tra l’incudine e il martello in una situazione in cui Russia e Cina cercheranno di sviluppare una propria valuta indipendente sia dal Dollaro che dall’Euro, e un’America che dovrà difendere il Dollaro a qualsiasi costo.

Fino ad oggi Russia Cina e India ed anche l’IRAN quando volevano scambiare petrolio o altre merci evitando il blocco del sistema del dollaro e le conseguenti sanzioni, usavano come valuta di scambio l’euro e la nostra moneta in qualche modo ha anche tratto giovamenti da questo fatto.

Ma nel momento in cui l’Europa si schiera apertamente contro la Russia l’uso dell’euro come alternativa al dollaro diventa una strada sbarrata ed è pertanto facilmente immaginabile che il futuro dell’euro e dell’Europa saranno ben poco luminosi!

Per il Dollaro ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di crollare perché sono cose che non accadono in un giorno, ma diversi osservatori americani stanno già parlando di forti carenze di liquidità nei prossimi mesi e ci saranno difficoltà nel commercio estero.

L’Europa seguirà aggravata…

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Se gli Usa beccano l’influenza, per noi sarà una bronco polmonite grave e non è un caso che Draghi abbia già parlato di razionamenti.

Rischiamo razionamenti di energia, ma anche di viveri ed altri beni di prima necessità e il problema è che non sarà una cosa breve di poche settimane ma una situazione di lungo periodo, una catastrofe mai vista dopo la seconda guerra mondiale.

Poi siccome noi siamo bravi a farci del male e ancora più a credere alla vagonata di balle che ci propinano i media mainstream, non è finita qua: perché noi e gli altri paesi europei stiamo ancora importando gas e petrolio dalla Russia!!!

Solo che non lo stiamo pagando! Quindi c’è da capire, intanto per quanto tempo Putin è disposto ad erogare senza essere pagato, poi che penali ci chiederanno per i pagamenti arretrati non onorati … insomma la situazione dell’Europa rispetto agli Stati Uniti è sicuramente più complicata e complessa e quando Biden ci incita a chiudere i rubinetti del gas, per dirla come va detta, sta facendo il furbo con il nostro portafoglio.

E penso che non appena fosse possibile, le sanzioni andrebbero fatte arretrare perché qua più che rimettere mano alle vecchie centrali a carbone (alla faccia dei “gretini”) non si può fare diversamente.

E in ogni caso quand’anche l’Europa facesse marcia indietro il gas e il petrolio lo riavremo sì, ma a prezzi molto più alti perché Putin, in qualche modo, vorrà essere ripagato vuoi dei danni e vuoi perché comunque noi abbiamo fornito armi ai suoi nemici e tutta una serie di cose su cui i russi stanno sicuramente facendo i conti che ci presenteranno al momento giusto.

Mala tempora currunt!

Per quello che poi riguarda le soluzioni alternative ventilate dal governo…  sono tutte strade da battere, ma oggi non possiamo essere sicuri che siano praticabili… si l’Africa ci può dare una mano.. da verificare come e quando perché tra 7 mesi torna il freddo…

Anche Israele ultimamente sembra avvicinarsi molto a Mosca allontanandosi da Washington… la Turchia ha provato ad inserirsi nella situazione ma l’economia di quel paese è disastrata e facendo parte dell’Europa, alla fine potrebbe diventare un ulteriore problema per l’Europa stessa. Da qualsiasi parte la si guarda l’Europa è quella messa peggio e qua sarà l’epicentro del Great Reset.

Tornando invece ai rapporti USA-Cina, la posizione dei cinesi finora è stata abbastanza defilata; quando Sullivan pochi giorni fa ha incontrato il portavoce cinese a Roma, l’incontro si è concluso con un nulla di fatto.

Gli americani volevano una garanzia sul fatto che i cinesi non aiutassero in alcun modo la Russia ad evadere le sanzioni e i cinesi hanno detto “no, non ce la sentiamo di impegnarci in questo senso” e dunque non lo faranno.

Nel momento in cui i russi possono passare  attraverso la Cina e vendere alla Cina e vendere tramite la Cina a tutti gli altri, le sanzioni temporaneamente avranno un effetto, ma poi verranno scavalcate quasi tutte e quindi per la Russia la  complicazione, le conseguenze saranno pesanti nell’immediato ma saranno comunque temporanee.

Passata la festa, gabbato lu santu… a quel punto la Russia potrà tornare  a uno sviluppo economico ancora più importante, anche perché i cinesi hanno promesso di fare grossi investimenti infrastrutturali e non dobbiamo dimenticare che gran parte della Russia è da costruire… é ancora un far west … un territorio inesplorato con  la gran parte dei giacimenti di petrolio e di gas russi oltre la fascia artica quindi sono nel nord e sono più spostati verso est… per i russi sfruttarli meglio con l’aiuto dei cinesi e portare più petrolio ai cinesi sarà solo un vantaggio!.

E la Cina?

I cinesi cominciano a mostrare i muscoli: prima che questa guerra iniziasse hanno pubblicato una dichiarazione ufficiale insieme alla Russia in cui si dichiaravano sposati per sempre e di sostenersi reciprocamente su qualsiasi iniziativa diplomatica o di altro tipo le due nazioni intraprendessero, poi si sono un attimo defilati per evitare di essere colpiti da sanzioni, ma all’atto pratico non hanno censurato la missione russa, si rifiutano di chiamarla guerra e in pratica continuano a sostenere i russi.

Poi la Cina ha in animo da tempo di annettere Taiwan ma non con obiettivi distruttivi… non lo faranno subito perché stanno prendendo le misure… vogliono vedere cosa succede, ma è solo questione di tempo…  non vogliono raderla al suolo perché alla Cina fa comodo che tutta la struttura produttiva taiwanese resti in funzione e quindi gli basta inglobarla e dunque potrebbe essere un intervento con un parziale consenso di Washington… le operazioni in grande stile come quello russo provocano reazioni dell’opinione pubblica ed economiche che possono essere significative, mentre un’operazione che avvenisse in modo non necessariamente cruento passerebbe più sotto traccia.

Dunque oggi Washington deve prendere atto che i cinesi non sono più sposati o non c’è più coabitazione e che la linea che stanno seguendo è cambiata e può arrivare ad essere anche ostile, apertamente ostile nei confronti di Washington e che Russia e Cina si tirano dietro gran parte del medio Oriente.

Poi l’altro aspetto è che per gli Stati Uniti, l’Europa non è più importante e lo si evince anche andando a recuperare conferenze tenute dal governo permanente americano del 2015-2016.

Oggi il centro dell’attenzione statunitense si rivolge all’Africa e all’Asia: la prima per le risorse (un cospicuo numero di truppe statunitensi sono impegnate in Africa dove ci sono molti conflitti anche più gravi dell’Ucraina, ma di cui nessuno parla) e la seconda per i nuovi equilibri geopolitici che andranno a consolidarsi per il futuro.

L’Europa e gli europei dovranno cavarsela da soli, se ne saranno capaci.

Alla prossima

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