Anche prima dello scoppio della crisi Russia-Ucraina il mercato petrolifero era al rialzo perché caratterizzato dalla scarsità di questa materia prima fondamentale sia per il trasporto e sia per l’industria.
L’invasione dell’Ucraina ha dato una scossa ai prezzi creando una immediata fiammata nei prezzi che hanno portato il Brent a toccare i 130 dollari al barile.
Successivamente i prezzi si sono assestati in un range stretto di lateralità.

A nostro avviso, in questo momento l’investitore dovrebbe porre l’attenzione sul potenziale rallentamento della domanda globale.

Secondo l’agenzia EIA (U.S Energy Information Administration), il prezzo del WTI dovrebbe assestarsi intorno al 100 dollari a fine 2022 e poi in diminuzione intorno ai 90 dollari nel 2023.

Forecast Petrolio. Fonte EIA https://www.eia.gov/outlooks/steo/index.php

 

Dunque, al momento non sembra essere un investimento allettante in prospettiva futura.
Interessante soprattutto il grafico che mette a confronto la produzione globale con il consumo globale.

Petrolio produzione/consumo. Fonte EIA https://www.eia.gov/outlooks/steo/index.php

 

In questo momento la produzione è superiore al consumo, questo non può far altro che far raffreddare i prezzi.

 

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