Sereni e festanti, governanti: la rivoluzione dell’Amaro non ci sarà.

Il coprifuoco è una perversione autoritaria.
Il coprifuoco è un atto di brutale gratuità.
Il coprifuoco, alle attuali condizioni, è un’offesa all’intelligenza comune che, a differenza di altre restrizioni e riaperture, si perpetua in silenzio, meccanicamente, automaticamente.
Il coprifuoco, oggi, non ha più giustificazione.
Il coprifuoco NON va esteso alle 23.00, va estinto. Eliminato.

Non è la vita a essere un crimine, impedire a una persona turbata, insonne per la chiusura della propria attività, disperata, di mettere a letto i figli e andarsi a sfogare camminando nella notte è un crimine.

La movida, spesso, è negli occhi di chi guarda.

Se, come è stato dimostrato, all’aperto è estremamente difficile contagiarsi, se il virus rallenta fortemente la sua corsa in estate, se lo scorso anno, senza vaccini, né certezze sulle cure domiciliari, nel caos e nella paura di una primissima ondata di una nuova malattia presa in pieno sui denti, non c’era obbligo estivo di indossare la mascherina all’aperto e il coprifuoco NON esisteva, perché mai dovremmo prolungarne l’esistenza? Conosciamo la bestia, abbiamo una campagna vaccinale in corso, seppur flemmatica, nutriamo certezze sulle cure domiciliari e, soprattutto, abbiamo notato vagamente che l’infinito pandemico non si interrompe con i lockdown, né che il coprifuoco serva concretamente ad estirpare alcunché, poiché non esiste certezza scientifica a dimostrarne i benefici e anzi possiamo prevedere la brutalità della sua pratica costante nell’alimentare l’opprimente sindrome della capanna, il senso di isolamento, l’angoscia della sera.

Estendere il coprifuoco, significa arredare il ghetto. Arredare il ghetto è un abominio, è la sconfitta, il tracollo definitivo della dignità. Abituarsi alla limitazione e lì prosperare, come coli fecali, estendersi nella restrizione, è un ossimoro mortale. Rischieremo, così, di confondere i muri delle nostre case per i confini del mondo, i limiti territoriali per quelli del regno della democrazia, i metri casalinghi della nostra detenzione per la più grande quantità di libertà possibile, estinguendo, nella rinuncia, la percezione estensiva, nel corpo e nello spirito, di noi stessi, riverenti a un senso di responsabilità perverso che non spetta solamente a noi.

Davvero si pensa che il coprifuoco serva a frenare la movida? Dopo un anno di arresti domiciliari, umiliazioni, di devastazione psicologica ed economica, viene da dubitare sulla pazza gioia degli italiani al bar, in discoteca o al mare di notte. La rivoluzione dell’Amaro del Capo non avverrà. La parola movida ne contiene un’altra pressoché estinta: vida, vita, quella che è stata resa a tratti un’eccezione, a tratti un crimine.

È lecito il dubbio rabbioso. Quanto è rimasto di “sanitario” nell’indirizzare la gestione popolare di questa pandemia e quanto, ormai, volge alla speculazione politica? A tratti pare che non sia il virus a disturbare noi, ma noi a disturbare il virus; a tratti pare che tutto il complesso castello di fregnacce messo in atto per restringere, non sia necessario per la nostra salute ma per evitare il fallimento di alcuni agli occhi della storia; a tratti pare, e le parole del ministro Speranza sull’egemonia culturale della sinistra lo confermano, che il coprifuoco non si elimini, né si modelli per non regalare un assist a Salvini o che determinati atteggiamenti non vengano assunti per non confermare la crescita del gradimento delle destre. Nel consenso si cresce, nel consenso si uccide. Porteranno gli italiani alle urne. Cinerarie. Se così fosse, molti dovranno fuggire, nottetempo, senza farsi notare da nessuno. 8 settembre eterno.

Gli italiani non sono un popolo di rivoluzionari, raramente di rivoltosi. La geniale sensibilità di alcuni grandi, da Prezzolini a Flaiano, testimonia che, se verrà tirata ancora la corda, gli italiani attueranno ciò che gli riesce meglio: fare il cazzo che gli pare, ordinati, silenziosi, furbi. Sempre. E lì scatterà la rivoluzione degli amari per davvero. Dei c***i amari, specie di chi oggi si discolpa da tutto per l’incapacità di assumersi le proprie responsabilità.

A ogni livello, con ciò che possiamo, con ciò che riusciamo, non assecondiamo l’idiozia e rinnoviamo la protesta: #NoestensioneSIestinzionedelcoprifuoco. Prima che salti il coperchio e rimanga solo il fuoco.

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