Il Tricolore di Elisa Longo Borghini, ciclista “tuttofare”
E fanno sei. Tanti sono i titoli italiani di Elisa Longo Borghini che oggi a Darfo Boario Terme ha aggiunto un nuovo capitolo al suo romanzo ciclistico. Vittoria netta , in solitaria, davanti Monica Trinca Colonel (Liv Alula Jayco) ed Eleonora Ciabocco (PicNic PostNL) che non sono riuscite a tenere le sue ruote sull’ultimo strappo, a una ventina di chilometri da traguardo, e sono arrivate a quasi un minuto. Fine della cronaca. Che basta così perchè ciò che in tutti questi anni sta facendo in bici la trentatreenne piemontese va ormai oltre la cronaca. Sei titoli italiani, cinque negli ultimi sei anni, non sono solo un risultato formidabile, sono anche un segno di rispetto verso una manifestazione che, con i titoli che la capitana della Uae ha ormai in bacheca, potrebbe anche essere non più in cima ai pensieri. E così non è: “Il Tricolore è una corsa da rispettare, ci sono affezionata. Oggi non è stato semplice. Non è mai facile partire da favorita e riuscire a vincere…”. Chapeau. E’ l’ennesimo successo di una carriera da incorniciare, vanto per le squadre per cui ha corso, vanto azzurro, vanto dei suoi tifosi e di chi ha passione per il ciclismo e per lo sport in genere perchè Elisa Longo Borghini, al di là delle vittorie, nella sua storia è un inno allo sport. Figlia dell’ex sciatrice di fondo Guidina Dal Sasso e sorella dell’ex ciclista Paolo Longo Borghini, inizia a pedalare a nove anni seguendo proprio l’esempio del fratello. È una ciclista completa: ha un buon passo in salita, è veloce a cronometro e sa leggere le corse. E infatti tra professionisti vince e continua a vincere. Ha vinto un Giro d’Italia, due Giri delle Fiandre e una Parigi Roubaix. E’ stata medaglia di bronzo olimpica nel 2016 a Rio e nel 2021 a Tokyo e bronzo mondiale per ben tre volte e tornando ai campionai nazionali nella sua bacheca, contando quello di oggi, ne ha messi ben tredici se si contano anche le vittorie a cronometro. Un palmares eccezionale per una campionessa che nella vita voleva fare la veterinaria e che invece sta scrivendo la sua storia in bici, sempre con le “ruote” ben piantate per terra: “Sono una ciclista tuttofare- aveva raccontato tempo fa in una intervista a Rouleur- Abbastanza brava in discesa, abbastanza brava in salita, e lenta negli sprint. E vado in bici perchè non c’è nient’altro che mi regala lo stesso senso di liberta…”. Libera è vincente, senza mai dimenticare, come le hanno insegnato i suoi genitori, da dove si viene: “E infatti so come si munge una mucca…”. Che in bici non serve, o forse sì. E comunque spiega tante cose…