In questo weekend ai triatleti naviganti che hanno la fortuna di approdare sulle rive dell’isola d’Elba toccherà fare i conti con Elbaman.  Che da diciannove anni a questa parte è una sfida di triathlon lungo e  lunghissimo ma  anche tante altre cose insieme al di là delle gare vere e proprie, delle distanze, delle staffette. Si comincia domani con l’Aquathlon delle Aquile e con Elbaman Kids per proseguire domenica con le gare principali: Elbaman (3.8 km di nuoto, 180 km di bici, 42.2 km di corsa) ed Elbaman73 (1.9 km di nuoto, 90 km di bici, 21.1 di corsa).  Ma se i chilometri sono quelli che valgono per tutte le gare di triathlon, da queste parti c’è sempre qualcosa che fa la differenze, che rende questa avventura un po’ speciale. Elbaman è  una sfida a sè. Sfugge al conformismo  dei tempi moderni e te ne rendi conto quando parli con chi all’Elba ha già corso e in genere torna. Capisci subito che c’è dell’altro, che questa è una gara che scorre sottopelle,  sfida nella sfida, spesso un conto in sospeso. C’è sempre il racconto della fatica che tiene insieme tutte le emozioni e che prende i colori di un tuffo in mare all’alba e va avanti per un giorno intero fino a notte quando anche l’ultimo arriva al traguardo. C’è sempre la sensazione che da queste parti tocchi  un po’ fare i conti con l’anima più ruvida e meno ruffiana di uno sport che nonostante tutto resta di carta vetrata .  Nato nel 2004 come triathlon medio, dal 2005  ha raddoppiato anche se il 70.3 è rimasto ed è sempre lì a disposizione per chi ha qualche dubbio. E quest’anno a toglierseli i dubbi alla partenza di Marina di campo sono attesi oltre 850 triatleti con una percentuale di stranieri  del 15 per cento in rappresentanza di  13 Paesi  tra cui Stati Uniti, Argentina e Australia. Si tratta del più alto numero di iscritti mai registrato. “Siamo molto felici che la nostra gara diventi anno dopo anno un appuntamento sempre più apprezzato e partecipato – commenta Marco Scotti, patron della gara – Il turismo sportivo è un ottimo modo per allungare la stagione e per portare nel paradiso che è l’Elba sempre più persone da tutto il mondo. La prossima edizione sarà quella del ventennale e stiamo già lavorando perché sia indimenticabile”. Perchè Elbaman per il triathlon è un po’ come l’Eroica per il ciclismo, una sfida che ferma il tempo e che racconta un territorio meglio di una guida turistica, una Woodstock del triathlon dove spesso ci si incontra ma ancor più spesso ci si ritrova, dove ci si sente a casa e un po’ in famiglia.  Pomonte, Fetovaia,  Marina di Marciana per raccontare Elbaman bisogna farlo.  Perchè solo così si colgono e emozioni di uno sport che da queste parti torna un po’ all’antico, vera sfida con se stessi, senza bisogno di esibire, di dimostrare, di apparire. Marina di campo all’alba,  un giro di bici sulla costa che apre orizzonti incredibili, una corsa fino a notte tra le vie di un paese che s’illumina per aspettare chi sta chiudendo la sua fatica raccontano un ironman, scritto con la i minuscola ma in realtà maiuscolo tant’è che nel 2010 è stato inserito tra le migliori 10 competizioni al mondo distanza iron dalla rivista Triathlete USA. Che vale, che  conta ma non quanto il racconto di chi all’Elba ha già corso tante volte e continua, non riesce a smettere: “Mi sveglio che e’ notte, scendo a fare colazione, un caffè’…ed esco- racconta Luca–  Mi tolgo le scarpe e inizio a camminare, nella pineta, guardo i miei piedi ed accade la magia. La pineta, casa, bambino, l’incoscienza, la leggerezza…E sono in acqua, in bici, sulle mie gambe e poi al traguardo e poi seduto a fumare e mangiare, e come sempre a pensare al viaggio che ho fatto, che conta più di tutte le mete del mondo. Che lo sapevo, io, che perciò non avrei dovuto iscrivermi, che sarebbe iniziata l’ennesima storia d’amore…”