L’assalto al Congresso, riunito per certificare l’elezione di Joe Biden, è una scena che neanche nelle serie tv si era mai vista. Penso ad House of Cards (per non dire della più pacata West Wing). Bisogna andare nei film di genere apocalittico, con “Attacco al potere“, per trovare qualcosa di ancora più violento: una cannoniera volante AC-130 inizia a crivellare di colpi la Casa Bianca e i terroristi capeggiati da un nordcoreano, infiltratisi tra i turisti, prendono il controllo dell’edificio presidenziale sequestrando il presidente.

Oppure un’altra serie tv di fantapolitica abbastanza cruenta, “Designated Survivor“: durante un discorso del presidente sullo stato dell’Unione, che tradizionalmente avviene ogni anno al Congresso riunito in seduta comune, una terribile esplosione fa saltare in aria l’edificio. Muoiono tutti (presidente, ministri, parlamentari) tranne uno, il “sopravvissuto designato”, figura che realmente esiste: ogni anno, infatti, viene scelto un politico da tenere nascosto e ben protetto in un bunker, per assicurare al Paese che in casi estremi vi possa essere qualcuno in grado di esercitare il ruolo di commander-in-chief.

Ciò che è accaduto a Washington Dc, dopo il discorso incendiario di Trump (che ha ribadito ancora una volta che le elezioni presidenziali sono state rubate da Biden) ha dell’incredibile. Chi è stato almeno una volta nella capitale degli Stati Uniti, ma anche a New York, potrà confermarlo: per strada non puoi fare ciò che ti pare. Se ti siedi su uno scalino perché sei stato in giro tutto il giorno e non trovi una panchina dove riprendere fiato, arriva un poliziotto e ti fa sloggiare in men che non si dica, specie se sei vicino a qualche palazzo importante. Non sentono storie le forze dell’ordine americane. Certo, le manifestazioni di massa sono un’altra cosa (lo abbiamo visto negli ultimi mesi), ma quella del 6 gennaio non solo era stata ampiamente preannunciata (quindi mettendo le forze di sicurezza nelle condizioni di prevederne portata e possibili rischi), ma addirittura coincideva con la giornata in cui il Congresso si riuniva in seduta comune per “certificare” il risultato delle elezioni presidenziali. Una procedura formale che solitamente si chiude in poco più di un’ora, anche se questa volta erano previste obiezioni da parti di alcuni parlamentari del Gop, rispetto alle quali ci sarebbero stati dei ritardi.

L’irruzione di centinaia di persone nelle stanze del Congresso, avvenuta in modo sin troppo facile (era così difficile allestire un adeguato cordone di polizia per tenere in sicurezza il Congresso?) fa sorgere il sospetto che a qualcuno non dispiacesse l’idea di gettare il Paese nel caos. Per poi intervenire, alla fine, placando gli animi. Un’uscita di scena da “salvatore della patria”. O quasi…

Un danno d’immagine incredibile per gli Stati Uniti. Chiunque, nel mondo, avrà giustamente pensato a una Repubblica delle banane. Cose che neanche nei film, dicevamo all’inizio di questo post. Gli sceneggiatori di Hollywood ora dovranno sbloccare i loro freni inibitori: niente è impossibile nella realtà, figuriamoci nella fantasia.

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