Il 25 maggio 2020 a Minneapolis durante un arresto l’afroamericano George Floyd perde la vita in circostanze tragiche. Dopo undici mesi Derek Chauvin, l’ex poliziotto che lo tenne fermo sdraiato a terra, ammanettato a pancia in giù, schiacciandogli il collo con il ginocchio, è stato condannato per tre capi d’imputazione: omicidio di secondo grado, omicidio di terzo grado e omicidio preterintenzionale. Ogni condanna comporterà una diversa pena che il giudice stabilirà tra circa due settimane. Chauvin rischia da 40 a 75 anni di carcere. Floyd era stato arrestato con l’accusa di aver spacciato una banconota falsa da venti dollari.

Decisivo, per il verdetto deciso all’unanimità dalla giuria popolare (composta da dodici persone, sei bianchi e sei non bianchi, di cui quattro afroamericani), è stato il filmato in cui si vedono gli ultimi minuti di vita di Floyd e il poliziotto che, nonostante le implorazioni dell’uomo e di alcuni passanti, continua a tenere il proprio ginocchio sulla sua testa. A riprendere quel momento drammatico è stata Darnella Frazier, una diciassettenne afroamericana che quel giorno passava di lì ed ebbe la prontezza di azionare la ripresa video. Il filmato fece il giro del mondo e scatenò una protesta che varcò i confini degli Stati Uniti. Senza quelle immagini forse non ci sarebbe stato neanche il processo.

Chiamata a testimoniare al processo contro Chauvin, la ragazza ha spiegato cosa la spinse a restare ferma sul marciapiede, in piedi, a riprendere tutta la scena con il proprio cellulare. Raccontò che in Floyd aveva visto i suoi parenti e amici: “Poteva essere uno di loro. Quando guardai Floyd vidi mio padre, vidi i miei fratelli, vidi i miei cugini, i miei zii…”.

Gli avvocati di Chauvin durante il processo hanno detto che l’agente (poi licenziato dalla Polizia) aveva agito in modo ragionevole e che Floyd sarebbe morto a causa dell’assunzione di droghe e per problemi cardiaci pregressi.

“Abbiamo bisogno di vera giustizia… Nessuno è al di sopra della legge e nessuno è al di sotto di essa”. Ha pronunciato queste parole Keith Ellison, procuratore generale del Minnesota, fuori dall’aula dove è appena stata letta la sentenza. Ha esortato tutti “a onorare l’eredità di George Floyd con calma, in maniera legale e pacifica”. Ed ha poi aggiunto che il processo ha messo in mostra un “fiorire di umanità”, ovvero tutti quelli che in qualche modo hanno avuto un ruolo nel processo e nella condanna di Derek Chauvin: chi registrò il video, chi cercò di intervenire e chi si è fatto avanti per testimoniare.

 

 

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