Non è che dovessero proprio essere dei “maghi”, gli “esperti” della commissione Grandi Rischi condannati all’Aquila. Forse sarebbe bastato un maggiore senso civico e una “serietà” che avrebbe dovuto far parte del bagaglio tecnico. Un’intercettazione telefonica aiuta a comprendere quali possano essere state le responsabilità contestate. Più che convocati per studiare il fenomeno sismico in atto o le misure concrete da prendere, gli “esperti” di Bertolaso avevano il compito di “figuranti” che dovevano “tranquillizzare” la popolazione. Si trattava di condurre in porto, come spiega l’ex capo della Protezione civile, un'”operazione mediatica”. In parole povere, una messinscena. Nelle parole di Bertolaso, anche un piccolo “vademecum” su come fosse opportuno parlare al popolo bue: mai azzardare un imprudente “escludiamo altre scosse”. In ogni caso, si raccomanda il numero uno della Protezione civile, meglio parlare prima con “il mio ufficio stampa”, che si è conquistato la laurea “honoris causa” di come si affrontano mediaticamente situazioni d’emergenza e come si procede su questo “terreno minato che sono i terremoti”. Resta la triste constatazione che in questo Paese anche i “tecnici” sono palesemente degli sprovveduti che si prestano ai giochi di potere. Cercano visibilità, sostegni, formano inevitabilmente delle camarille per assicurarsi vantaggi, presenti e futuri. Una “polisportiva dei maghi mancati” al soldo del potente di turno.

operazione mediatica

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