Vi sentite investiti da una pioggia di frottole, ma non abbiate paura: è solo la pertubazione elettorale, passa in fretta. Il ciclone ha la sua traiettoria fissa, prevedibile anzi scontata, che avete già vissuto altre mille volte, anche se non lo rammentate (la mente tende a rimuovere i ricordi sgradevoli).

Prendetela come un gioco di società, un gioco di ruolo. Nel quale a voi spetta gettare i dadi solo alla fine, nell’illusione di far vincere la vostra pedina preferita: in realtà vince solo lei, la pedina. Che, essendo pedina, ha i suoi manovratori (ma non siete voi). La sua è una vittoria particolare che si chiama sopravvivenza. Sopravvivenza nella sua condizione di privilegio, che le risparmia la condizione di essere come voi. Eppure voi godete lo stesso. Godete per la fortuna che le avete concesso: di potersi sottrarre al vostro destino di gente comune.

Se i politici promettono (è la regola del gioco), i cittadini fingono di credere e i giornalisti si dividono in due categorie: gli entusiasti e gli scettici. Il ruolo dei primi è quello di alimentare l’illusione che il gioco sia realtà, quello dei secondi è porre qualche dubbio e, ciclicamente, lamentare che “non si parla dei programmi, neppure un rigo su scuola, ospedali ecc. ecc.”(oggi ci casca persino il bravissimo Gramellini). A parte che non è vero, perché di chiacchiere ne abbiamo a iosa – e basta chiederglielo, ai politici, e ti riempiono di programmi e promesse irrealizzabili e a costo zero, in quanto appunto progrrammi e promesse elettorali -, la verità è che mai come stavolta chiunque vada al “potere” sarà un'”anatra zoppa“, obbligata a fare quello che Europa impone e agenda Monti dispone. Si può fare meglio del suo governo, certo. Almeno con un po’ d’equità in più, e senza ministri maldestri come la Fornero. Ma ciò che si deve fare, il vero programma, è già scritto negli impegni sottoscritti dall’Italia a suo tempo, e l’alternativa sarebbe non tanto uscire dalla Ue (pericoloso e anacronistico), quanto ridiscutere gli accordi capestro che irresponsabilmente abbiamo accettato.

Per i dettagli rimando alla rigorosa e perfetta analisi del professor Luciano Gallino (questo è il link: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/01/08/il-baratro-fiscale-dellagenda-monti.html?ref=search). Il cui succo è: con queste regole europee, rientrare nel 60% del rapporto tra debito pubblico e Pil entro il 2015 è del tutto impossibile e manderà sul lastrico il 75% degli italiani per nulla.

Ora, se è prevedibile che la Ue continuerà a concedere di tanto in tanto delle proroghe ai Paesi in difficoltà come il nostro, è altrettanto chiaro che questo andazzo manterrà l’Italia in uno stato permanente di soggezione se non di servitù politica. Da cui non si esce facendo una guerra contro la Germania o una rivolta contro l’Europa o l’euro, ma neppure perseguendo le politiche fiscali imposte dal “vincolo di bilancio“.

Intendiamoci, una politica di rigore e tagli alla spesa al nostro Paese non può che fare bene, vista la propensione generale al Bengodi. Ma i numeri di Gallino dimostrano incontrovertibilmente che l’agenda Monti, l’agenda Bersani, eventuali agende Passera-Giannino, conducono solo al disastro. Dovremmo, almeno, poter votare per i nostri carnefici europei, poter scegliere se fidarci della Merkel o, chessò, piuttosto di Hollande. Dovremmo pretendere, da subito, una nuova democrazia europea con elezioni dirette del presidente Ue senza vincoli nazionali.

La grande finanza non vuole (addio affari), gli euroburocrati direbbero che i tempi non sono maturi (addio potere). Non sono buoni motivi per desistere.

Però è singolare che di questi due temi correlati, agenda europea capestro e democrazia Ue, il vero programma concreto e distintivo di questa campagna politica, nessun politico parli nei termini più opportuni (fuori dalla demagogia e dal populismo). E’ questo che ci manca, non un’altra pioggia di inutili chiacchiere su scuola e ospedali che, in un paese desertificato, sarebbero chimere, miraggi, illusori giochi di luce.

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