Rinchiudersi nel bunker con il Capo
Non amo pazzamente il bravo Luca Ricolfi, non sempre sono d’accordo con le sue analisi, ma quella sul movimento Cinquestelle è perfetta. Sia per equilibrio, sia per rigore. Stiamo ben alla larga da qualsiasi moto di simpatia o antipatia per Grillo e i suoi adepti – sempre più adepti e sempre meno cittadini in grado di esprimere giudizi in piena autonomia di pensiero.
E’ come nel meccanismo innescato dalle guerre, e in ciò vedo ulteriori elementi di pericolosità. Che cosa resterà delle grandi speranze innescate dal M5S? Di questo passo, potrà costituire l’ennesima minoranza di militanti fanatici (talora minorati) in grado di fare danni al Paese. Solo uno scatto dei tanti ragazzi perbene che ho conosciuto in questi mesi, assetati di voglia di fare, può invertire la rotta. Non c’è, credo, da sperare invece alcuna clamorosa inversione di tendenza da Grillo e Casaleggio.
Credo di comprenderne il perché e cercherò di spiegarlo. Grillo è fantastico in tutti i suoi show. Dice cose sensate, a volte sensatissime, con la verve di un attore professionista (molti politici sono, ahinoi, pessime comparse). Indulge troppo nel turpiloquio o nell’offesa gratuita, come nel caso di Rodotà, ma la rivoluzione non è un pranzo di gala. E credo che davvero creda di portare avanti una “rivoluzione“: iperbole che, in democrazia, indica soltanto il rovesciamento civile e pacifico di una linea di tendenza divenuta intollerabile alla maggioranza del Paese. Tipo la “rivoluzione liberale” vagheggiata dal centrodestra qualche anno fa. Ritenere di poterla fare senza “sporcarsi le mani con la politica”, disdegnando i mezzi messi a disposizione dall’imperfetta democrazia parlamentare, così da restare “i più puri dei puri” non è solo una sciocchezza infantile, non indica soltanto una comprensibile inadeguatezza politica e la voglia di restare opposizione, e non è neppure un’utopia. Ma un’autentica baggianata (per dirla con l’eloquio forbito di Crimi, “una cazzata”). Una presa per i fondelli o, per usare il linguaggio della Lombardi (mai donna ha fatto più danni al suo gruppo), “per il culo”. Gli ingredienti messi in campo dalla “purezza” sottendono un altro tipo di “rivoluzione”, per nulla pacifica. E speriamo che nessuno dei grilletti più incazzati pensi che fare qualche morto per strada sia una “rivoluzione di popolo” (anche se a sentire alcuni dei discorsi più ignoranti trovati sul Web nulla può essere escluso).
Premesso tutto ciò, sono convinto che Grillo abbia cominciato in buona fede. Credo che il gioco gli abbia preso un po’ la mano, ma – scommettendo sulla sua indole bonaria – che le ultime uscite siano della categoria “anarcoide”, quella che più lo tenta. E che dovrebbe portarlo presto o tardi a stancarsi delle beghe di questo pollaio, della mancanza di fantasia che la dialettica parlamentare pretende, dell’aurea mediocritas cui è condannato chi tiene alla prassi democratica. Presto o tardi, Grillo mollerà. Si stuferà, il “vaffa” se lo dirà allo specchio in un moto irrefrenabilmente ilare.
Ma c’è un “ma”. Quel “ma” è Gianroberto Casaleggio. Quando un’organizzazione è così opaca nelle proprie linee direttive, nei propri processi decisionali, nella propria declinazione pubblica, non può che essere opaca la finalità cui essa tende. Ancora non sappiamo che cosa faccia e che cosa sia questo singolare manager. Ancora non sappiamo perché per la comunicazione di un Movimento che aveva riscosso oltre 9 milioni di consensi ha inviato da Milano personaggi così maldestri, del tutto inadatti a gestire una telefonata o un incontro in ascensore, figurarsi con la comunicazione politica. L’aggressione ricevuta dai Cinquestelle nei primi giorni, da parte dei giornalisti, che ci ha indignato e che abbiamo denunciato, non può valere ancora come giustificazione. Questa sindrome di assedio dei grillini è intollerabile, oltre che ridicola. La loro voglia matta di rinchiudersi nel bunker con il Capo richiama le peggiori memorie storiche. Però trasformate in farsa. Per non parlare delle cosiddette “riunioni”, interminabili sedute di autocoscienza collettiva di ragazzi dimessi, dispersi, depressi. Gente qualunque, e per larga parte incolpevole di quanto accade. Se vogliono bene a questo Paese come dicono, se vogliono bene a se stessi e al proprio futuro, come si spera, non tarderanno in molti a dimostrarlo. Stavolta tocca a voi mandare un solenne “vaffa”, ragazzi. Salverete Beppe da se stesso, ma tutti noi dall’oscuro signore dai riccetti fuori dal tempo.