Crimi, la funzione non sviluppa l’organo
Non è il solito piagnisteo sui bei tempi andati. Non è la classica invettiva sulla volgarità del presente. Eppure va segnalata una linea di tendenza che dimostra, senza tema di smentita, il degrado della vita pubblica di questo Paese, ma anche privata (precedente o almeno contemporanea all’altra). Vorremmo dire ancor più chiaramente: il degrado della vita privata di ognuno di noi italiani che si riflette implacabilmente nei rappresentanti che scegliamo di mandare in Parlamento. Non c’è più scusante, né alibi. Non si può dire che ci siamo fidati e siamo stati traditi. La marcia trionfante dei Cinquestelle si reggeva non solo sulla sterile grancassa della protesta, bensì sui milioni di cittadini che immaginavano un Paese reale un po’ migliore di quello viziato da anni di vita di Palazzo. Urgevano menti nuove, fresche, generazioni recenti e libere da ogni condizionamento. Bisognava farle entrare nella politica per metterle drammaticamente in contatto (e contrasto) con i sepolcri imbiancati di partiti ridotti a macerie abitate da ladri. Fare in modo che i privilegiati di professione venissero controllati e scontassero il contrappasso, venendo giudicati dalle prime vittime della loro stasi colpevole, della palude nella quale ci hanno immersi. Questo è stato il voto responsabile per il M5S e questo, in parte, è avvenuto.
Senonché. Quando abbiamo visto i grillini scannarsi tra di loro per gli scontrini. Farsi delatori gli uni degli altri per riprodurre le peggiori logiche del potere. Quando abbiamo visto i giovanotti del Paese-che-soffre baloccarsi con minchiate già stantio repertorio di ogni movimento di protesta. Salire sui tetti pensando di fare un gesto eroico, rifiutare qualsiasi responsabilità di governo come fosse sterco del diavolo. Quando li abbiamo sentiti inneggiare ai loro Capi lontani come gregge di pecore belanti, capaci di relazione soltanto dietro l’anonimato vigliacco del Web. Quando infine abbiamo visto, come prova suprema di quanto stentavamo a credere, che si tratta di uno specchio del Paese reale che si riflette nella Casta e ne riproduce i vizi, abbiamo capito che non c’è salvezza per i ragazzotti (si fa per dire) che hanno fatto irruzione in Parlamento per nostra mercede. Ma forse è tramontata la salvezza pure per l’Italia.
Quando è accaduto, quando la prova provata s’è concretizzata? Forse ieri. Perché ci siamo dannati l’anima vedendo che nel corso dei decenni i partiti in macerie non riproducevano più (quindi non rappresentavano) i ceti reali del Paese. E tra gli eletti a stento riconoscevamo un operaio, un contadino, un lavoratore umile ma onesto come pure nella nostra storia repubblicana ce ne sono stati. Anzi, tanti ce n’erano: autentici bifolchi che si ripulivano e studiavano per darsi un tono, per essere all’altezza delle istituzioni di questo Paese. Arrivavano dal nulla, ma con il vestito buono e tanta buona volontà. Il Senato o la Camera dei deputati ci pensavano a ripulirli mese dopo mese, fino a farne degnissimi rappresentanti del popolo, anche il più misero: erano splendidi personaggi nei modi e nei gesti, se non sempre nella cultura personale. Poi venne l’era delle contestazioni economiche e di stile, dai radicali a Cicciolina, dai noglobal a Caruso, dai gay dichiarati a Lussuria, ognuno rappresentando il proprio ruolo e venendone influenzato fino a recitare la propria parte di contestatore comunque con una certa dignità. E fuori da quella, elevandosi grazie al contatto con l’istituzione.
Ha funzionato sempre, o almeno fino a ieri. Quando ha fatto irruzione l’era dei Crimi. Così da farci capire che oggi un bifolco è un bifolco. Resta capace di restare uguale a se stesso, offese personali idiote comprese. Ciò che un ragazzetto maleducato si limita a ghignare davanti a uno slogan sul manifesto, Crimi ha attentamente selezionato dal Web (così ha dichiarato), ha ritenuto battuta divertente e postato come tweet. Il Senato non l’ha cambiato, la funzione non ha sviluppato l’organo. Che resta moscio e refrattario a qualsiasi connessione che abbia a che fare con il cervello.