Populismo senza rivoluzione
Che l’Unione Europea debba essere smantellata siamo d’accordo e lo diciamo da molto prima di quei “sovranisti” che oggi fanno gli anti-elitari ma che ieri accoglievano in pompa magna Maastricht e la moneta unica. Ora il punto è un altro ed è compito di chi fa “avanguardia culturale” quello di far luce, spesso con riflessioni impopolari, sui pericoli dei prossimi anni che sono decisivi per tutti noi. Bene che esista un populismo globale ma che sia ragionato, in particolare qui in Europa. L’elezione di Trump è stato un primo passo importante che però nutre forti contraddizioni come tutti i movimenti di rottura con un certo establishment.
In questi universi politici esistono sotto culture decisamente antitetiche che camminano nella stessa direzione, vuoi per convenienza, vuoi per sintesi storica, e lo stesso sta accadendo anche nel nostro continente. Ecco perché il rischio maggiore diventa che quei populismi invece di rompere un sistema non fanno altro che rinsaldarlo. Questi sono una scommessa, sicuramente positiva, ma è bene dirlo ora prima che sia troppo tardi: in Olanda, in Francia, in Italia, in Inghilterra, in Ungheria, se non si lavora alla loro strutturazione dall’interno si rischia di lasciarlo nelle mani sbagliate. Ovvero a quei fanatici identitari che non vedono le trasformazioni del nostro maledetto tempo oltre la questione etnico-religiosa. Insomma dei suprematisti bianchi non ce ne facciamo assolutamente nulla. Troppo pericolosi, inaffidabili, ma soprattutto perfetti da manovrare da quello stesso establishment che dicono di combattere.
L’equazione del suicidio è semplice: si rischia di abbandonare la questione economico-sociale che è determinante per il futuro, in particolare dell’Europa, parlando unicamente di immigrazione, terrorismo e “islamizzazione” per lo più puntando sul nemico sbagliato. Con la guerra santa occidentale contro l’Islam dopo gli attentati dell’11 settembre si è iniziato a guardare al mondo musulmano come un blocco monolitico, ignorando un fattore imprescindibile per comprendere questa vasta area geografica: la diversità etnica e culturale e religiosa. Così negli ultimi anni ha prevalso la propaganda e il conflitto globale sta rischiando di diventare civile.
In un contesto internazionale che vede l’esportazione ingiustificata della guerra in Medio Oriente e l’importazione in Europa di rifugiati, attentati terroristici e tensioni sociali, discuteremo sulla ricostruzione di un dialogo tra queste due civiltà plurisecolari Giovedì 16 Marzo 2017 alle 18.30, nel magnifico Salone dei Piceni nei Musei di San Salvatore in Piazza San Salvatore in Lauro 15 (centro storico di Roma) con Alberto Negri (editorialista, inviato del Sole24Ore e autore del libro “Il musulmano errante” edizioni Rosenberg&Sellier), Franco Cardini (storico, saggista e professore ordinario di Storia medievale presso l’Università di Firenze). E’ il nostro grido ragionato su una questione decisiva che va affrontata con intelligenza e profondità di spirito, senza scadere nell’elemosina elettorale o nell’intellettualismo chic di certi salotti televisivi che idealizzano un mondo che non hanno mai visto.